Vega, Vega, Vega: da Colleferro a Lima a Montain View, sede di Google in California, è tutto un levare di calici e uno scrosciare di applausi per l’ennesimo successo del razzo Vega di Avio che, dopo il decollo alle 3.43 di oggi, venerdì, dalla base di Kourou nella Guyana Francese, ha scodellato in orbita cinque satelliti su quote diverse: 7 missioni, 7 vittorie impeccabili, 7 dimostrazioni di versatilità senza uguali. Nessun razzo lanciatore, da quando è cominciata la corsa allo spazio alla fine degli anni Cinquanta, ha mai fatto registrare un cammino così immacolato. E quasi il 70% di Vega, compresa l’idea originale, è italiano, con lo stabilimento di Colleferro di Avio che fa la parte del leone in questa storia di conquiste dello spazio, ovvero di conquiste di conoscenza e di fette sempre più corpose nel gigantesco business della messa in esercizio dei satelliti che, insieme alle grandi agenzie nazionali, ha attirato infine l’attenzione di un crescente numero di magnati tra i quali Bezos di Amazon e Musk di Tesla.
QUEL “FRATELLI D’ITALIA” DEL PRIMO LANCIO
Sono passati in fretta i primi quattro anni di Vega: il 13 febbraio 2012 il primo lancio effettuato alla perfezione dopo aver esaurito le scorte di scaramanzie perché questi debutti compartono intoppi mediamente nel 50% dei casi.
Un decollo indimenticabile anche perché non avvenuto nella notte, ma alle prime luci dell’alba con il sole che sorgeva sull’Atlantico e vissuto dai tecnici dell’Avio Spazio di Colleferro in trasferta nella Guyana da una piazzola con vista sulla rampa di lancio e ricavata dai buldozer nell’impenetrabile giungla amazzonica verde smeraldo presidiata dai massicci soldati della Legione Straniera.
Una soddisfazione allora intonare “Fratelli d’Italia” tutti insieme, ingegneri, tecnici e cronisti, in quell’alba luminosa sul territorio d’oltremare francese mentre il razzo made in Italy metteva a segno il primo successo. Una soddisfazione che non si è mai interrotta, come quella che si prova ogni volta quando si sente pronunciare, sia pure con storpiature assortite, “Colleferro” dagli speaker della base e delle tv di tutto il mondo per ricordare le radici di Vega. Colleferro, insomma, voce fissa nel dizionario dello spazio fra altri vocaboli quali Nasa, Roscosmos, Esa, Asi, Cape Canaveral, Bajkonur. E anche oggi, alle 5.26, gli applausi che hanno salutato nella sala di controllo Jupiter il collocamento dell’ultimo satellite decretando la riuscita della missione, sono riecheggiati fino alla Valle del Sacco.
CINQUE SATELLITI
Dop il primo lancio, anno dopo anno, la puntuale replica del successo una missione dopo l’altra. Il settimo Vega è stato lanciato nella notte italiana con cinque satelliti. Il volo è il primo totalmente commerciale del lanciatore dell’Agenzia spaziale europea (Esa) progettato, sviluppato e realizzato in Italia dalla Avio attraverso la controllata Elv, partecipata al 30% dall’Agenzia spaziale italiana (Asi).
Tutti i cinque satelliti a bordo sono dedicati all’osservazione della Terra. Quattro fanno parte della costellazione Terra Bella, una società sussidiaria di Google di Mountain View che ha raccolto l’eredità di GoogleEarth, per sempre da ringraziare per aver mappato la Terra e averci dato la possibilità da ormai quindici anni di zoomare gratuitamente ogni angolo del pianeta. Era da vertigini, le prime volte, avventurarsi in quel programma che ti permettava di sorvolare in un clic tutti i continenti e anche di scoprire, finalmente, come era fatta la piscina del vicino di casa, o di avere la certezza che certi edifici erano stati costruiti dove non era consentito.
Il quinto satellite di questa missione è PeruSat-1, il primo satellite peruviano, sviluppato dalla Ads per l’agenzia spaziale peruviana Conida. “Vale un Perù” non si sente dire quasi più ma in questo caso, con un tale business in ballo, sarebbe azzeccatissimo.
I cinque satelliti erano stati raccolti nell’ogiva di Vega grazie alla nuova versione del dispositivo di adattamento Vespa (Vega Secondary Payload Adaptor) realizzato dalla Avio e utilizzato per la prima volta in questo lancio. Una prerogativa del razzo in gran parte italiano è appunto quella di poter collocare durante lo stesso lancio più satellite in orbite differenti innescando un forte risparmio dei costi che si traduce in competitività sul mercato sempre più affollato dei lanciatori in cui sono via via entrati anche indiani, giapponesi e cinesi