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Il ciclista francese derubato: “Ma da voi ho trovato anche solidarietà e gentilezza”

Ott 10, 2017

NAPOLI. Undici mesi di viaggio. Quindicimila chilometri in bicicletta. Da Hong Kong alla Normandia: un’avventura. Etienne Godard, 30 anni, medico francese, arriva in Italia, e mentre fa un bagno in un lido di Castel Volturno in provincia di Caserta gli rubano la bicicletta. “Catastrofe”. Ma proprio quando pensa che il suo viaggio sia finito, ecco che riparte, “ancora più veloce, grazie alla grande solidarietà dell’Italia “.

Etienne, ci racconta cosa ha provato quando uscito dal mare non ha visto più la bici?

“Catastrofe. Disastro. Paura. Sono praticamente morto. Non è solo il valore economico. Su quella bici c’era di tutto: attrezzatura da campeggio, telefono, macchina fotografica, i miei occhiali da vista. Ma soprattutto ero rammaricato per il valore sentimentale: tutti i ricordi di questo anno incredibile. Sono appassionato di bici, con mia moglie Mathilde, anche lei medico, ho preso un anno sabbatico e volevo fare, e poi raccontare, l'”avventura della vita” “.

Qual è stata la prima reazione?

“L’istinto è stato cercare la bici. Pensavo che il ladro non poteva essersi allontanato molto. Abbiamo iniziato a perlustrare la zona. Chi era lì, alcuni italiani ma anche stranieri, ci ha aiutato. Non mi volevo rassegnare. Ero arrabbiato. Mathilde aveva lasciato la bici a riva, io l’avevo nascosta sotto un’incannucciata per proteggere il pranzo. L’ho persa di vista cinque minuti, non di più”.

Quando uno fa un viaggio così lungo si aspetta degli imprevisti. Ha mai lasciato la bici incustodita altrove nel mondo?

“In genere sto molto attento alla mia bici, sempre. Ma le bici le rubano tutti i giorni. Succede in Italia e ovunque. Certo, dopo aver attraversato Cina, Indonesia, India e Turchia, mi sono sentito “nudo”: sono rimasto solo in costume”.

E poi cosa è accaduto?

“Ho chiamato Francesco Langella, che il giorno prima mi aveva ospitato a Napoli, grazie al sito warmshowers.com. Mi ha portato di nuovo a casa sua e insieme abbiamo lanciato un appello su Facebook”.

La bici non l’ha ritrovata, però è ripartito.

“Sì, il viaggio l’ho ripreso alla grande, più veloce di prima. Ero in preda alla disperazione e invece sono stato sommerso da gesti di gentilezza. Mi sono commosso. In tanti mi hanno fatto coraggio, e tutto questo ha riscaldato il cuore mio e di Mathilde. Sono due giorni che con la bici che mi ha regalato Francesco corro. Come un matto. Vado velocissimo: Formia, Roma, Siena, Lucca e La Spezia. Domani ( oggi, ndr) sarò a Genova. Pedalo veloce e felice”.

Sa che nei bar di Castelvolturno stanno facendo una colletta ed è stata aperta una pagina Fb di sostenitori?

“Davvero? Io so solo che mi hanno rubato anche un po’ di cuore e un pezzetto di una grande avventura, ma non sono riusciti a fermarmi. Pedalare è faticoso, ma ti insegna a non mollare mai. Ancora spero di ritrovare bici, telefono, foto, diari di viaggio. E sarebbe bellissimo. Ma se non accadrà avrò un’altra storia da raccontare, quella

di Francesco che mi accompagna a comprare dei vestiti, che mi dà la sua mountain bike, la ripartenza, l’arrivo in piazza di Spagna a Roma, con la bici stretta tra le mie mani nella folla (non si sa mai!) i colori della Val d’Orcia, la grande gentilezza dell’Italia. Sì, questa è una storia che voglio ricordare come una storia di grande gentilezza, quando il mio anno sabbatico sarà finito e tornerò a fare il medico in prima linea a Rouen”.

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