di Furio Zara
martedì 3 ottobre 2017 09:15
ROMA – Luca Pellegrini, 54 anni, libero duro e puro nei rampanti anni ‘80, in bacheca lo storico scudetto targato 1990-91, poi Coppa delle Coppe, tre Coppa Italia con la «Sampd’oro», quella di Vialli e Mancini, c’era Boskov a tenere a bada la meglio gioventù del calcio italiano. Oggi è un apprezzato commentatore di Sky e dal suo osservatorio privilegiato giudica i blucerchiati, anche loro a un #NuovoInizio, come suggerito dalla campagna Sky dedicata alla Serie A e lanciata a inizio campionato.
Pellegrini, che inizio di stagione è stato quello della Samp?
«Positivo, per gioco e risultati. Il passo falso di Udine è stato fisiologico. Rivivo un po’ i tempi miei, un grande giornalista come Vladimiro Caminiti ci definiva «Gli Immaturi». E’ così, quando in squadra hai tanti giovani può mancare un po’ l’equilibrio, e questo lo ottieni solo con l’esperienza. La Samp ha cominciato un percorso di crescita, questa mi sembra la cosa fondamentale».
In panchina c’è un maestro di calcio come Giampaolo.
«Se andiamo a vedere il suo percorso professionale Giampaolo ha avuto alti e bassi, per questo ora lo esalto. Avevano ragione Capello e Sacchi quando ne sottolineavano i meriti anche quando le sue squadre non funzionavano».
Alla Samp sta iniziando un ciclo.
«Ed è questo il suo grande merito. A Empoli ha sfruttato l’onda lunga di Sarri, alla Samp invece doveva ricostruire tutto da zero. La società fa bene a tenerselo stretto: avere Giampaolo significa contare su un valore aggiunto».
E’ una squadra dove la qualità non manca.
«Ti faccio un nome: Praet. Mi piace da matti. E’ lui il fiore all’occhiello del lavoro in profondità fatto da Giampaolo. L’anno scorso ha faticato a trovare la propria identità. Ora mi sembra che abbia recepito bene quello che vuole Giampaolo. Sta cercando di farne lo Zielinski della Samp».
Ramirez è un altro che può fare il salto di qualità.
«Quando arrivò in Italia, giovanissimo, duettava con gente del calibro di Di Vaio e Diamanti. Ora le cose sono cambiate. E’ cresciuto, credo abbia fatto tesoro anche delle esperienze negative in Premier League. E’ senz’altro uno di quelli che possono farti crescere».
Torreira è da grande squadra?
«E’ intelligente, anzi di più: furbo. Negli spazi stretti diventa un leone, ti attacca dappertutto, si prende il fallo, cattura i palloni, non perde mai il ritmo, sa quando spezzare il gioco e quando accelerare: sì, può diventare da grande squadra».
Che campionato si profila per la Samp?
«Dovrà essere bravo Giampaolo a creare empatia e alzare l’asticella. I giocatori a loro volta dovranno migliorarsi, aver voglia di crescere tutti insieme. Uno dei miei maestri, Eugenio Bersellini, da poco scomparso, diceva: “Se i giovani sapessero, se i vecchi potessero”. Ecco, la stagione dipenderà dal giusto mix che verrà a crearsi tra veterani e giovani».