• 31 Dicembre 2025 16:39

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Pensione 2026: confermati i 67 anni, ma dal 2027 scatta l’aumento

Dic 31, 2025

AGI – Nel 2026 si andrà ancora in pensione con 67 anni di età, a meno che non si abbiano i requisiti per aderire a una delle formule di anticipo previste come l’Ape sociale. Dall’anno successivo scatterà l’aumento di un mese dei requisiti per andare in pensione, dal 2028 ne serviranno due in più. Il governo proverà a trovare le risorse per sterilizzare il meccanismo automatico legato alla crescita dell’aspettativa di vita. “Nel corso del 2026, se le cose continueranno ad andare bene sui conti pubblici come sono andate fino a oggi, cercheremo di ridurre anche quel mese in più che partirebbe dal 2027”, spiega il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La fine dell’iter della legge di bilancio in Parlamento ha aperto le porte al dibattito su uno dei temi destinati a monopolizzare i prossimi mesi: l’età pensionabile.

La manovra appena approvata dal Parlamento ha introdotto una stretta su alcune forme di prepensionamento: niente rinnovo per Opzione Donna e Quota 103, criteri più selettivi per lavoratori precoci e nuove norme su alcune categorie di impieghi usuranti. Cambia anche il meccanismo del TFR per i neoassunti nelle imprese sopra i 50 dipendenti: andrà automaticamente ai fondi complementari a meno di diversa indicazione entro 60 giorni. Nel 2024 – stima l’Inps – l’età media di pensionamento in Italia è aumentata a 64,8 anni rispetto ai 64,2 registrati nel 2023. Negli ultimi anni si sono susseguiti diversi interventi normativi in materia di pensioni, anticipo, TFR. L’ultima riforma organica del settore, però, risale alla legge Fornero, datata 2011, uno dei provvedimenti più caratterizzanti del governo tecnico allora guidato da Mario Monti.

Da una parte ci sono i desiderata delle forze politiche, con i partiti di maggioranza che, a partire da Lega ed FdI, chiedono di superare la legge Fornero. Il partito di via Bellerio ha proposto un ordine del giorno alla manovra che impegna il governo a “valutare l’opportunità di riconsiderare” l’aumento previsto a partire dal 2027 e di “adottare le opportune iniziative normative volte a sospenderlo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica“.

L’impatto dell’inverno demografico sulla previdenza

Dall’altra parte c’è l’inverno demografico che caratterizza il Paese: un’età media di 46,8 anni e un quarto della popolazione sopra i 65 anni, tra i tassi di anzianità più elevati al mondo. L’Italia segna un declino dei nuovi nati, con il tasso di natalità in calo che si attesta attorno al 3,4 per mille. La stima dei possibili nuovi nati del 2025 si attesta attorno ai 342mila, cifra che segnerebbe un nuovo minimo storico. I contribuenti che versano per finanziare le pensioni sono meno numerosi rispetto al passato, così come l’ammontare dei loro versamenti, tra precariato e contribuzione a singhiozzo. “La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, lo spopolamento territoriale sono problematiche strutturali che il nostro Paese, come tanti altri, deve affrontare, con conseguenze di lungo periodo sulla stabilità finanziaria e lo sviluppo economico”, ha ricordato Giorgetti negli scorsi mesi in audizione in Parlamento.

Le modifiche previdenziali introdotte dalla manovra

La manovra ha disposto alcune modifiche in materia previdenziale. L’assegno delle pensioni minime cresce di 20 euro al mese. Viene posposto al 2028 l’aumento di un mese per maturare i requisiti per il pensionamento per i componenti delle forze dell’ordine e della difesa: si aggiungerà un ulteriore mese dal 2029 e un altro ancora dal 2030. Dal 1 luglio 2026 inoltre scatta l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti privati, con possibilità di rinuncia entro 60 giorni. Dal 2026 l’obbligo viene esteso ai datori con almeno 50 dipendenti; dal 2032 anche a quelli con almeno 40. Arriva anche una stretta sulla possibilità di anticipo della pensione tramite il cumulo di importi derivanti da previdenza complementare. Scatta anche un ulteriore taglio al limite di spesa per il riconoscimento del trattamento pensionistico anticipato per i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno almeno 12 mesi di contributi maturati prima del compimento del diciannovesimo anno di età.

 

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