Non tutte le città sono uguali. Lungo le strade di Monaco si respira un’aria diversa, quella di un luogo dove incrociare un’auto da dieci milioni diventa quasi un dettaglio, e proprio qui Fernando Alonso ha pensato bene di scatenare tutta la potenza di un bolide più unico che raro.
Due titoli mondiali e uno spirito indomabile
Il nome lo conosci anche se non segui la Formula 1. Nel palmarès Alonso può vantare due titoli mondiali, e ancora oggi resta uno dei pochi in grado di ravvivare una gara apparentemente destinata all’anonimato, elevandola a prova di resistenza psicologica. Nella stagione appena conclusa si è fermato al decimo posto, frutto dei 56 punti conquistati, e agli occhi di un semplice distratto sembrerebbe solo una copia sbiadita del ruggente pilota di un tempo.
In realtà, gli addetti ai lavori e gli appassionati con la “a” maiuscola raccontano una verità differente: invece di lasciarsi prendere dalla prudenza, nelle vene di Nando scorre ancora la tenacia dei fasti d’oro, tale da mettere alle corde i più giovani colleghi. Da Verstappen al neocampione iridato Norris, da Piastri a Leclerc, ciascuno di loro si è ritrovato almeno una volta a chiedersi come diavolo facesse ancora a essere lì.
Ma questa è la parte che il pubblico conosce. Meno assodato è quanto avviene lontano dai microfoni, allo scorrimento dei titoli di coda sulla stagione. In teoria, la pausa dovrebbe servirgli a ricaricare le batterie, ma Alonso sceglie il contrario: si infila dentro il silenzio del Principato, rimane a Monaco ed è lì che dopo il giro su una Ferrari 512 TR, uno dei suoi ultimi acquisti, qualcuno lo ha filmato negli scorsi giorni su una rotonda, al volante di una Mercedes CLK GTR che troppo facilmente si dava per dispersa nel mare magnum degli esemplari dallo smisurato ingegno tecnico.
La storia della Mercedes immortalata a Monaco
Avete presente le classiche supercar, appariscenti prima, performanti poi? Tracciateci una bella riga sopra, perché l’auto in questione, classe 1997, è stata costruita in ventisei unità con una missione: vincere. Le linee le danno una parvenza di aeroplano ammarato sull’asfalto e sotto il cofano pulsa un V12, il “ringhio” di una bestia intrappolata. All’epoca la vendevano a due milioni di euro, oggi vale almeno cinque volte tanto, ammesso e non concesso che esista un proprietario disposto a liberarsene. Fa specie pensare che una macchina nata per correre a Suzuka o a Silverstone abbia finito per mostrarsi in mezzo a negozi di gioielli e panetterie per turisti.
Il video, piuttosto breve, ritrae l’ex alfiere di Renault e Ferrari alla guida, affiancato da Melissa Jimenez. Le gomme mordono il pavé, qualcuno borbotta in sottofondo, folgorato dalla scena, sconvolgente nella sua normalità. Per noi comuni mortali sfrecciare su una CLK GTR sarebbe il coronamento di un sogno, un frammento di memoria da conservare nello scrigno dei ricordi più preziosi legati alle quattro ruote. Ma se ti chiami Fernando Alonso il discorso cambia e in un ecosistema fondato sul lusso, il giro in auto avviene in modo quasi svogliato. “È lui?” chiede una voce. “È davvero lui?”. E mentre lo ripetono, lui ha già girato l’angolo.