Stella ha trasferito in McLaren l’esperienza accumulata a Maranello, sapendo gestire un team a 360 gradi. Nella Ferrari contemporanea quel modello non viene più applicato, mentre a Woking la fiducia verso Andrea ha permesso di tradurre queste lezioni in pratica: metodo consolidato con un sistema efficiente e competitivo, confermato dai grandi risultati ottenuti nelle due ultime stagioni.
Il lavoro che porta in alto McLaren
McLaren ha saputo plasmare un collettivo straordinariamente coeso, fondato su valori condivisi, una storia di prestigio e un reparto tecnico che, secondo i diretti protagonisti, rappresenta un vero e proprio unicum nella lunga esperienza maturata dai membri più veterani. Grazie al contributo di Zak Brown, le risorse disponibili sono state riorganizzate come un puzzle inizialmente disarticolato.
Nulla sembrava combaciare, ma una volta ricomposto il mosaico è nato un sistema efficiente e armonico. Ogni singolo componente è stato valutato, redistribuito e consolidato, generando un meccanismo operativo più robusto e funzionale. In tale contesto, diverse figure di spicco hanno apportato non solo competenza, ma soprattutto la propensione a spingersi oltre i limiti senza timore di commettere sbagli, amplificando considerevolmente il potenziale complessivo della squadra.
Il successo conseguito è il figlio legittimo di un percorso rigoroso, metodico e piuttosto scrupoloso su ogni punto di vista, uno scenario tecnico-sportivo che ha saputo coniugare da una parte la visione strategica e dall’altra la precisione operativa. Le stagioni di Formula 1 sono ormai vere e proprie maratone estenuanti, considerando la lunghezza dei calendari con 24 fine settimana di gara.
Contesto in cui la costanza di prestazione, l’unità del gruppo e l’aderenza ai valori fondanti diventano elementi imprescindibili. McLaren ha voluto inviare un messaggio nitido: vincere rappresenta un traguardo straordinario, ma altrettanto rilevante è dimostrare come la cultura del progresso e la coesione collettiva restino pilastri insostituibili di una squadra vincente, che ha tutta l’intenzione di ripetersi anche nel 2026.
Stella usa gli insegnamenti Ferrari che Maranello ha dimenticato
Ciò che ha funzionato per Stella è la capacità di attuare un metodo chiaro, asciutto e funzionale, elemento che Ferrari con Vasseur non è in grado di definire con altrettanta efficacia. Nessuno mette in discussione l’impegno e la qualità della squadra di Maranello, ma il tassello mancante, incarnato da Andrea, è proprio la concretezza del metodo e la capacità di renderlo operativo, sia in pista sia nelle retrovie.
A Woking, la gestione globale del progetto dimostra come sia impensabile che una singola persona possa disegnare da sola la geometria di una monoposto. La complessità tecnica impone la condivisione dei valori e un approccio collettivo, essenziale per edificare qualcosa di duraturo ed estremamente funzionale alla causa. Risulta piuttosto evidente come in via Abetone Inferiore 4 tutto questo non esista al momento.
La storica squadra italiana propone un’armonia interna spesso sfuggente, con tante stagioni di esperienza alle spalle che testimoniano le difficoltà del team nel convergere su decisioni comuni. Stella ha sempre sostenuto che costruire significhi rinunciare alla perfezione e che tale rinuncia consenta di porre al centro l’interesse collettivo, evitando rituali come il “gioco delle colpe” nei momenti critici.
L’esperienza pregressa Ferrari che a Woking funziona a meraviglia grazie a Stella
Il bagaglio acquisito a Maranello nelle annate d’oro, quelle in cui Andrea muoveva i primi passi nell’era Schumacher, si è rivelato fondamentale per il successo a Woking. All’inizio degli anni Duemila, Stella ha avuto modo di osservare da vicino l’organizzazione di Jean Todt, Ross Brawn e Rory Byrne, accumulando conoscenze preziose su dinamiche interne, strategie e gestione tecnica.
Un progetto lungimirante che, in cuor suo, covava l’attesa del momento in cui avrebbe potuto applicare concretamente tutto ciò che aveva appreso. Una possibilità che Maranello non gli avrebbe mai consentito, ovviamente. Seguire Fernando Alonso in McLaren ha rappresentato dunque l’opportunità di confrontarsi con un ambiente stimolante, dove l’ingegnere poteva evolvere senza alcun problema.
Crescere e finalmente mettere in pratica i principi maturati a Maranello. A oltre vent’anni di distanza, Stella è riuscito a trasferire ogni insegnamento della Ferrari targata Schumacher nella realtà operativa di Woking, condividendolo quotidianamente con i propri collaboratori. Una lezione che il Cavallino Rampante potrebbe, auspicabilmente, recuperare per il 2026 e magari prendere esempio dal suo stesso approccio passato.