• 24 Dicembre 2025 13:07

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Fiat-Abarth 750 Record: il disco volante che ha conquistato la Casa Bianca

Dic 24, 2025

Quando nel 1956 la Fiat-Abarth 750 Record viene svelata al Salone di Torino, il pubblico rimane spiazzato. Non assomiglia a nulla di ciò che si è visto fino a quel momento: ha una linea che più che a un’auto, somiglia a un’esperimento aeronautico poggiato su quattro ruote. E in effetti lo scopo non è piacere, ma andare più veloce possibile, consumando il meno possibile, per dimostrare che l’ingegno può compensare la mancanza di cilindrata.

A Carlo Abarth interessa presentare al mondo una vettura da record, manifesto tecnico e comunicativo di ciò che può dare al mondo del motorsport. Le basi di una stagione incredibile per la Casa dello Scorpione sono poggiate e la 750 Record si prepara a diventare la capostipite di una dinastia di Abarth nate per far parlare di se, non per la vendita di massa.

Una 600 da corsa

Alla base della Fiat-Abarth 750 Record c’è un’auto tra le più popolari del momento: la Fiat 600. Una scelta orientata a portare l’attenzione della sportività nelle categorie minori, quelle in cui i limiti stringenti di cilindrata obbligano gli ingegneri a lavorare sul rapporto tra prestazioni, affidabilità e costi. Insomma, un laboratorio eccellente per la creazione di tecnologie adatte alle vetture di tutti i giorni, in cui tra l’altro, le persone possano guardare con interesse.

La 750 Record nasce così per competere nella Classe H, riservata alle vetture comprese tra 500 e 750 cc. Il cuore del progetto è il quattro cilindri della 600 “derivazione Abarth 750”, profondamente rivisto dallo Scorpione con un’aumento di cilindrata e potenza. Sempre con la compatta Fiat condivide tanti elementi, tra sterzo e sospensioni, nonostante il progetto della 750 Record sia molto più di una semplice elaborazione.

Sotto questa linea inconfondibile si nasconde un lavoro massiccio per ridurre il peso. I tecnici Abarth riescono a far segnare alla bilancia appena 385 kg, un valore incredibile anche per l’epoca. Un risultato derivato da una struttura ridotta all’osso, con freni montati solo sull’avantreno, soluzione che comunica bene l’estrema filosofia dietro al progetto.  Il cambio è a tre marce, con un rapporto al ponte molto lungo, pensato per sfruttare al massimo l’aerodinamica e mantenere una velocità di crociera elevata. Il risultato è sorprendente: con appena 47 CV, la 750 Record supera i 190 km/h, un dato che ancora oggi fa riflettere.

Scaglione per Carrozzeria Bertone

Un lavoro meccanico incredibile viene accompagnato da un design esterno in grado di portare l’aerodinamica a livelli mai visti fino a quel momento. La matita della Fiat-Abarth 750 Record è Franco Scaglione, uno dei design italiani più visionari di sempre, che ha firmato capolavori come la Lamborghini 350 GT. A dare vita alla  scocca disegnata da Scaglione è Carrozzeria Bertone, insieme riescono a sviluppare una forma portata all’estremo, disegnata in ogni curva per agevolare le esigenze aerodinamiche di velocità e controllo.

La silhouette è quella che le farà guadagnare soprannomi come “disco volante” o “freccia”. Il frontale è arrotondato, privo di spigoli, con una superficie continua che fende l’aria. L’abitacolo è ridotto al minimo indispensabile, integrato nel corpo vettura come una bolla. La coda è lunga e rastremata, studiata per favorire il distacco pulito dei flussi. Non c’è nulla di decorativo e gli spigoli non fanno parte del linguaggio della 750 Record. È un’estetica che può piacere o meno, ma che non lascia indifferenti. Ed è esattamente ciò che Abarth vuole dal punto di vista comunicativo.

Dati tecnici

La Fiat-Abarth 750 Record non impressiona sulla carta per la potenza, ma lo fa per l’equilibrio complessivo del progetto:

motore: 4 cilindri in linea, posteriore/centrale longitudinale, 747 cm³;
potenza: 47 CV a 6.000 giri/minuto;
velocità massima: oltre 190 km/h;
peso: 385 kg.

Numeri che vanno letti nel contesto degli anni Cinquanta, quando superare i 150 km/h con una vettura di piccola cilindrata era già considerato un traguardo importante.

Il primo record

Il debutto ufficiale avviene sull’anello di alta velocità di Monza, tra il 17 e il 18 giugno 1956. L’obiettivo è ambizioso: battere il record di durata delle 24 ore. Alla guida si alternano piloti di grande esperienza come Remo Cattini, Umberto Maglioli, Mario Poltronieri e Alfonso Thiele. Il risultato è straordinario: 3.743,642 km percorsi alla media di 155,985 km/h. Un record e una dimostrazione di affidabilità, efficienza oltre che coerenza progettuale. È il primo di una lunghissima serie: 133 record internazionali, che trasformeranno Abarth in un marchio sinonimo di prestazioni intelligenti.

Arriva la stampa

Per Carlo Abarth, però, il risultato non basta. L’impresa è stata eccezionale, ma lo stesso non si può dire per l’eco mediatico. Così nasce un’idea geniale: organizzare un secondo tentativo, la settimana successiva, coinvolgendo direttamente la stampa internazionale. A guidare la 750 Record vengono chiamati nomi leggendari del giornalismo automobilistico: Paul Frère, Walter Honegger, Bernard Cahier, Gordon Wilkins, Hans Wieselmann e Giovannino Lurani. Rendendoli non solo spettatori dell’impresa, ma parte di essa.

I giornalisti si alternano alla guida nelle prime sei ore, poi i collaudatori Abarth portano avanti la prova per i tre giorni previsti. Arrivano così nuovi record sui 500 km, 500 miglia, 1.000 km, 48 e 72 ore. Ma c’è un dato che colpisce più di tutti. Alla velocità media di 150 km/h, la 750 Record consuma appena 6 litri ogni 100 km. Tradotto: 16,6 km con un litro, a una velocità che molte berline dei tempi non riescono neanche a raggiungere. È la consacrazione definitiva.

Le versioni Zagato

Il successo della 750 Record spinge Abarth a esplorare nuove declinazioni del progetto. Nascono così le versioni Zagato, carrozzate in due varianti: la Fiat-Abarth 750 Zagato e la Fiat-Abarth 750 GT Zagato, entrambe del 1956. Qui l’estetica diventa più civile, verso il mondo delle GT,  pur mantenendo un’attenzione maniacale al peso e all’aerodinamica. Le Zagato sono pensate anche per un utilizzo più vicino alla strada, senza rinunciare allo spirito competitivo. Rappresentano un ponte tra il mondo dei record e quello delle vetture sportive destinate ai clienti più appassionati.

La passione di Roosevelt Jr.

L’eco delle imprese della Fiat-Abarth 750 Record non si ferma in Europa. Arriva fino agli Stati Uniti, e più precisamente fino a Franklin Delano Roosevelt Jr., figlio del presidente degli USA. Affascinato dal progetto e dalle sue prestazioni, Roosevelt Jr. vola in Italia per incontrare Carlo Abarth.

Nasce così un accordo di distribuzione esclusiva negli Stati Uniti. È un momento simbolico potentissimo: una piccola vettura italiana, con un motore da meno di 750 cc, conquista l’interesse della Casa Bianca. È la dimostrazione che il genio, quando è autentico, non ha confini.

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