• 13 Dicembre 2025 23:08

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Perché Tether vuole comprare la Juventus

Dic 13, 2025

AGI – Per anni Tether è stata raccontata soprattutto come una stablecoin con struttura societaria internazionale e sede legale fuori dall’Ue, centrale per il funzionamento del mercato delle criptovalute e allo stesso tempo costantemente osservata dalle autorità di regolazione.

Una presenza diventata progressivamente strutturale nell’ecosistema crypto, ma rimasta a lungo ai margini del perimetro istituzionale. Negli ultimi due anni, tuttavia, il quadro ha iniziato a evolversi e una parte di questo cambiamento passa dall’Italia, non per ragioni fiscali o normative, ma per una strategia di posizionamento più ampia.

Un’accelerazione è arrivata dopo l’entrata in applicazione del regolamento europeo MiCA, con cui l’Unione intende dotarsi di regole uniformi per garantire maggiore trasparenzasicurezza e stabilità al mercato delle criptovalute. Tether non è una società italiana e non opera sotto la vigilanza delle autorità nazionali ma, allo stesso tempo, l’Italia ha assunto un ruolo rilevante nella sua geografia decisionale.

Il CEO Paolo Ardoino e il CFO Giancarlo Devasini sono entrambi italiani e, in una struttura privata e non quotata come Tether, il peso della dimensione manageriale e personale risulta particolarmente significativo, soprattutto quando si parla di comunicazione e posizionamento strategico.

La nascita di Tether 

Tether nasce nel 2014 con un’idea più semplice di quanto possa apparire: creare un token “ancorato” a una valuta reale, in primo luogo il dollaro statunitense, per offrire al mondo cripto un’unità di conto stabileUSDT, capace di muoversi sulle blockchain come fosse contante digitale. Da allora la crescita non è stata lineare. Per anni USDT ha svolto soprattutto una funzione infrastrutturale, utilizzata come ponte tra exchange e come alternativa rapida ai bonifici bancari, fino a quando il mercato ha iniziato a premiare strumenti meno esposti alla volatilità tipica di criptovalute come Bitcoin ed Ethereum. Il token è infatti progettato per restare il più possibile vicino alla parità con il dollaro.

La pandemia di Covid, un passaggio decisivo 

Un passaggio decisivo arriva con la pandemia di Covid: tra il 2020 e il 2021 il mercato cripto diventa di massa, Bitcoin entra stabilmente nelle cronache economiche e affluiscono nuovi utenti e nuova liquidità. In parallelo cresce l’esigenza di un “dollaro digitale” sempre disponibile, capace di facilitare trasferimenti di valore e operazioni di trading senza passare dal sistema bancario tradizionale, con costi e tempi più elevati. In questo contesto, Tether assume sempre più il ruolo di infrastruttura per pagamenti e trasferimenti internazionali.

È però anche qui che si colloca la frattura che accompagna Tether da anni: l’ancoraggio a un dollaro regge finché il mercato mantiene fiducia nella presenza di riserve adeguate e facilmente liquidabili. Tether, come la sua principale concorrente Circle, pubblica report periodici sulla composizione delle riserve, ma nel tempo è stata oggetto di critiche sulla trasparenza e sull’assenza di un audit completo comparabile a quello di un istituto bancario. Nel 2024 ha registrato profitti superiori a 13 miliardi di dollari, con titoli del Tesoro USA che hanno superato i 113 miliardi di dollari, rafforzando la sua posizione di leader globale nella trasparenza finanziaria e nella liquidità.

 

 

L’evoluzione della società 

Negli ultimi anni, tuttavia, la postura del gruppo sembra essere cambiata, almeno in parte. Tether appare sempre più orientata verso un percorso di legittimazione che va oltre la dimensione strettamente finanziaria e investe anche quella culturale e simbolica.

In questa direzione si colloca la progressiva diversificazione del portafoglio: dalla partecipazione da 775 milioni di dollari nella piattaforma video Rumble, all’investimento da 200 milioni di dollari in Blackrock Neurotech, azienda attiva nello sviluppo di tecnologie di interfaccia cervello-computer, fino alla partecipazione di minoranza strategica in Juventus Football Club. In una nota, la stessa Tether ha spiegato che queste iniziative “dimostrano l’impegno nel promuovere l’innovazione tecnologica in diversi settori”.

Gli investimenti in Italia 

In questa chiave vanno letti anche gli investimenti in Italia, a partire dall’ingresso in Be Water, il gruppo che controlla Will Media e Chora Media. Si tratta di una scelta mirata: la media company parla a un pubblico giovane ma informato, utilizza un linguaggio giornalistico rigoroso ma accessibile e ha costruito nel tempo una reputazione solida nel racconto di temi centrali come politica, economia e società. In questo contesto, la strategia di Tether può essere ricondotta al concetto di “soft power” elaborato dallo studioso statunitense Joseph Nye, inteso come la capacità di influenzare attraverso attrazione, reputazione e credibilità più che mediante coercizione o incentivi materiali, anche attraverso il sostegno a progetti percepiti come solidi e affidabili.

L’offerta per comprare la Juventus 

Sul fronte sportivo, la partita si è spostata su un piano apertamente industriale e politico. Nelle ultime ore Tether ha presentato una proposta non vincolante per acquisire la quota di controllo detenuta da Exor, mettendo sul tavolo una valutazione complessiva superiore al miliardo di euro e prospettando ulteriori investimenti nel club. Dalla galassia Agnelli-Exor è arrivata tuttavia la risposta che la Juventus non è in vendita.

Dentro questa traiettoria di legittimazione e crescente esposizione pubblica, Tether resta una stablecoin pensata per svolgere il ruolo di “dollaro” nel mondo cripto, ma non si comporta più come un semplice strumento tecnico: si muove sempre più come un attore finanziario che punta a consolidare legittimità, influenza e accesso a settori mainstream, in un contesto in cui l’innovazione digitale si confronta in modo sempre più diretto con regole, reputazione e interessi industriali consolidati.

 

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