• 5 Dicembre 2025 20:31

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La strage del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre: chiusa l’inchiesta per 7 indagati

Dic 5, 2025

AGI – E’ salito a sette il numero degli indagati per l’incidente del bus che precipitò il 3 ottobre 2023 dal cavalcavia di Mestre causando la morte di 22 persone. In queste ore, la Procura di Venezia ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini per le ipotesi di reato di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Non c’è Massimo Fiorese, l’amministratore delegato della società La Linea, proprietaria del bus, la cui posizione dovrebbe essere quindi stralciata in vista della richiesta di archiviazione.

All’epoca dei fatti, gli indagati erano tutti dirigenti del Comune di Venezia che, si legge nell’atto conclusivo dell’inchiesta visionato dall’AGI, “omettevano di operare i controlli sul cosiddetto nuovo cavalcavia di Venezia (strada di proprietà del Comune a elevato carico di traffico in quanto arteria fondamentale di accesso alla città) circa l’efficienza tecnica della strada e delle sue pertinenze e di porre in essere interventi atti ad assicurare uno stato di efficienza delle barriere di sicurezza e condizione di continuità dei dispositivi di ritenuta stradale rispetto al pericolo di caduta di mezzi dall’alto del cavalcavia e, comunque, la mitigazione del rischio“.

Le contestazioni della procura

Per questo, “contribuivano a cagionare un disastro che provocava il decesso di 22 persone e lesioni personali ai danni di 14 persone quale conseguenza della precipitazione dal suddetto cavalcavia e dello schianto nell’area sottostante dell’autobus”. In particolare gli viene contestato di non avere messo in sicurezza il varco del guardrail dal quale cadde il bus.

Gli indagati avrebbero operato con “negligenza, imprudenza e imperizia” anche per “non aver monitorato adeguatamente il cavalcavia e disposto appropriati interventi, almeno di manutenzione, con ripristino delle condizioni tecniche di esercizio previste dal progetto originario datato 1996, e/o immediata messa in sicurezza con mitigazione del rischio, stante la presenza di un varco nella barriera stradale”. In questo modo, avrebbero contribuito “a mantenere una situazione di pericolo strutturale in corrispondenza del cavalcavia, tale da non garantire la funzione di contenimento della barriera come prevista dal progetto originario, nonostante la disponibilità di strumenti tecnici, giuridici e finanziari per intervenire”.

La difesa degli indagati e le contro-ipotesi

Gli avvocati di tre degli indagati esprimono “meraviglia” perché “la Procura della Repubblica, all’esito di un’indagine durata oltre due anni, ha ritenuto di attribuire tutte le responsabilità dell’incidente occorso al bus de La Linea unicamente ad alcuni dipendenti del Comune di Venezia, nonostante il varco fosse presente sin dagli anni ’60”.

“L’ingegnere Simone Agrondi, l’ingegnere Roberto Di Bussolo e l’architetto Alberto Cesaro rivendicano la correttezza del proprio operato e la propria totale estraneità ai fatti e agli addebiti” si legge nella nota firmata dai legali Marco Vassallo, Paola Bosio, Giovanni Coli e Barbara De Biasi.

“Stupisce che la rottura dello sterzo di un autobus praticamente nuovo, fatto che ha innescato l’incidente, non sia stata considerata, nonostante i chiari esiti a cui sono giunti gli accertamenti dei consulenti dell’accusa, tra le cause del sinistro – procedono -. Per certo il bus non è sbandato per cause naturali e non è normale che per oltre 3,5 secondi, dal primo urto contro il guardrail al quale ne sono seguiti numerosi altri, non ci siano frenate. Confidiamo che le ragioni di tali scelte possano trovare una spiegazione negli atti; lo si deve agli indagati, alle vittime e alle loro famiglie e le difese si batteranno perché l’evento sia ricostruito nella sua compiutezza“.

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