Il team di Maranello si presenta a Yas Marina senza un target competitivo. Giunti all’ultimo appuntamento iridato, il fatto più positivo per gran parte dei tifosi è il prossimo pensionamento della SF-25. Parole forti che fanno capire quanto la Ferrari abbia deluso. Cancellare di netto la frustrazione, togliersi un peso da dosso importante e pensare solamente al nuovo ciclo normativo 2026. Tutto il resto conterà poco.
GP Abu Dhabi: Ferrari non soffrirà così tanto sulle gomme
Pensare di ripetere un fine settimana così disastroso come quello del Qatar è impensabile. Per fortuna l’ennesima pista araba strizza l’occhio alla vettura italiana.Non vogliamo di certo sostenere che sarà favorita. Tuttavia, i diversi problemi sofferti a Lusail non faranno presenza. Uno su tutti dovrebbe essere quello legato all’amministrazione degli pneumatici, maggiormente sotto stress per via delle pressioni imposte da Pirelli.
La SF-25 ha patito un chiaro scompenso termico sui due assi, dato dal disequilibrio che il gommista italiano ha dovuto mettere in piazza per questioni di sicurezza. Scenario tecnico sul quale la storica scuderia si è persa totalmente. Andava sottolineato. Inoltre, Yas Marina non mostra lo stesso livello di sforzi laterali sui compound, caratteristica del layout che andrà incontro alla comunque sempre complicata gestione mescole per la Rossa.
Parliamo di stress longitudinale, sia nelle fasi di frenata che in quelle di accelerazione, dove la monoposto modenese ha dimostrato di trovarsi più a proprio agio. Per di più, non sarà della partita il graining, mentre il livello di degrado si preannuncia contenuto, dove una strategia con sosta singola è tutt’altro che utopia. Resta il fatto che il setup dovrà essere centrato per gestire bene l’unico punto di contatto dell’auto con l’asfalto.
Yas Marina più centrata sulla SF-25
Proseguendo il discorso legato alla messa a punto, c’è un vantaggio per la Ferrari: team che in stagione ha ampiamente dimostrato che una sola sessione di prove libere non è abbastanza per identificare la corretta strada sull’assetto e il suo conseguente sviluppo nella giusta direzione. Per fortuna, ad Abu Dhabi faranno presenza tre prove libere, dove tecnici e piloti potranno testare al meglio tutte “le doti” della SF-25.
Tenendo in considerazione il layout di Yas Marina, salta alla vista come il tracciato che si srotola vicino al porto “pretenda” un grado di equilibrio tecnico più facile da centrare per il team di Maranello. Per questo motivo, la costruzione del setup, partendo dalla fabbrica (studio al simulatore) per poi atterrare in pista, dovrebbe essere senza dubbio più coerente e compatibile con la SF-25. A quanto pare, ci sono due percorsi da battere.
Stringere un po’ i denti tra il primo e il secondo settore, cercando di mascherare i difetti per godere di un’ottima trazione nel T3. Fare il contrario fa parte del secondo scenario. La scelta dipenderà dalla capacità di generare grip e dal grado di sottosterzo di base della vettura. Carenza di rotazione che, per fortuna, per quanto fastidiosa possa essere, non sarà così invalidante come emerso sulla pista qatariota nello scorso fine settimana.
SF-25: la liberazione da un incubo
Yas Marina è un circuito che in gergo viene definito rear limited. Contesto tecnico dove, nell’arco di questa disperata campagna agonistica, Ferrari ha mostrato di sapersi muovere abbastanza bene. Ovviamente, sarà ancora una volta decisiva l’esecuzione in pista, fatto che per una volta Vasseur non ha menzionato nella consueta preview del team: anticipazione molto scarna, che si focalizza proprio sull’impegno massimo.
E tristemente è proprio questo l’unico target del Cavallino Rampante, considerando che oltre al massimo impegno non può garantire altro dopo un’annata persa a spiegare cosa non ha funzionato (tantissime cose) di un progetto assolutamente fallimentare. Per Abu Dhabi non importa che tipo di risultato arriverà, perché il sollievo di mettere in soffitta una delle auto più scarse partorite nell’ultimo decennio varrà il prezzo del biglietto.