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Milano, quanto vale l’eredità dell’Expo: posti di lavoro e affari per 7 miliardi

Apr 9, 2017

Nel 2028 (o giù di lì), quando tutti si saranno trasferiti nei nuovi palazzi sorti sulle ceneri dei padiglioni, l’ex area Expo sarà una città frequentata da una popolazione che, tra studenti (18mila) e professori (2mila) della Statale, ricercatori di Human Technopole (1.500), medici, personale, pazienti e famigliari dell’ospedale Galeazzi (tra gli 8mila e i 9mila al giorno), dipendenti e addetti degli altri quartier generali destinati ad aggiungersi nel tempo, potrebbe arrivano a contare fino a 50mila persone. Le dimensioni dell’intero Comune di Rho.

È proprio quello dei prossimi dieci anni l’orizzonte che i ricercatori dell’European House Ambrosetti hanno fissato per calcolare l’impatto sociale ed economico del post Expo. Anzi, delle tre locomotive pubbliche del futuro Parco della scienza e dell’innovazione immaginato da Arexpo. Che tra investimenti diretti e indiretti e indotto potrebbero generare un giro d’affari da 6,9 miliardi di euro. Con un effetto positivo anche sull’occupazione: 6.700 nuovi posti di lavoro creati stabilmente per i primi quattro anni di cantieri, destinati ad attestarsi attorno ai tremila una volta che le ruspe lasceranno spazio solo ai cervelli.

È il primo studio che ha misurato il valore della trasformazione in chiave scientifica del milione di metri quadrati, quello presentato al workshop di Cernobbio dall’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini e da Giuseppe Bonomi, l’ad di Arexpo, la società titolare dell’area. L’analisi proietta i benefici che, come cerchi concentrici sempre più larghi, verranno creati dalla nascita di Human Technopole, dal trasferimento del campus della Statale e dallo sbarco di un nuovo ospedale con i gradi di un Irccs (istituto di ricerca) come il Galeazzi. Da mettere in conto, infatti, per gli esperti non ci sono solo gli effetti diretti degli investimenti strutturali, ma anche quelli immateriali generati dall’aumento delle risorse destinate alla scienza.

Perché sono stati approfonditi solo questi tre fronti? Perché sono le parti pubbliche, quelle che hanno già compiuto o compieranno a breve passaggi formali certi verso l’apertura dei cantieri nel 2018. Per la trasformazione privata, invece, Arexpo ha lanciato un bando per trovare un unico soggetto in grado sia di disegnare l’intero masterplan sia di costruire e poi gestire per 99 anni gli edifici. Un’operazione che potrebbe valere altri 2 miliardi di euro e che la prossima settimana entrerà nella fase calda: verranno spedite le lettere di invito agli operatori e dei quattro candidati che si sono fatti avanti potrebbero restarne tre in corsa, con due colossi in pole position come il gruppo Coima di Manfredi Catella e gli australiani di Lendlease.

I ricercatori Ambrosetti hanno “pesato” i tre progetti. Il risultato sono i quasi sette miliardi di giro d’affari complessivo in dieci anni a cui si arriva sommando gli investimenti, ma anche i beni acquistati dalle imprese e dalle famiglie in termini di indotto. Il grosso delle attese (4,5 miliardi) è appuntato alle attività del Parco quando sarà in funzione. Ancora prima, però, c’è la fase di cantiere (stimata in quattro anni) e ci sono 2,4 miliardi legati alla costruzione fisica delle strutture e dei laboratori. Solo per la Statale, il costo viaggia attorno ai 380 milioni; per l’ospedale, tra edifici – undici o dodici piani con 600 posti letto che il Galeazzi spera di far sorgere dalle parti di Cascina Triulza – e macchinari il documento disegna un budget iniziale di almeno 250 milioni.

Per Human Technopole – l’unico che per ora ha trovato una casa, tra Palazzo Italia e altri laboratori da realizzare ex novo con vista Albero della vita – il grosso dei 150 milioni che il governo ha previsto di girare ogni anno per il prossimo decennio servirà per far lavorare i 1.500 ricercatori. Ma quest’ultima cifra, dice Bonomi, in qualche modo si ripagherà da sola: da tutte le attività è previsto un gettito

fiscale aggiuntivo per le casse dello Stato di 1,3 miliardi.

Fino ad altri dati. E ulteriori benefici. Una scossa, è la certezza di Ambrosetti, al sistema che si tradurrà in un valore aggiunto di 3,2 miliardi e in nuovi posti di lavoro. A cantieri aperti saranno 6.700 le figure che verranno impiegate ogni anno per quattro anni. Un piccolo plotone che, quando le attività saranno inaugurate, si “potrebbe attestare” attorno a tremila occupati stabili.

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