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Attese, truffe e burocrazia: adesso le coppie italiane non vogliono più adottare

Apr 8, 2017

ROMA – Ci sono voluti anni di delusioni e di disamore, di costi folli e di tempi infiniti, di bambini sognati che non arrivavano mai e di istituzioni lontane e lente. Ma il risultato oggi è la cronaca di un fallimento: le coppie italiane non vogliono più adottare. Troppo difficile diventare genitori così, pur avendo il cuore grande, bersagliati da storie negative, scoraggiati da giudici, tribunali, a volte addirittura truffati. “Oggi ci troviamo nella situazione paradossale di avere più segnalazioni di bambini abbandonati che coppie disponibili ad accoglierli”, dice Paola Crestani del Ciai, uno dei più famosi enti che si occupano di adozioni internazionali. Il crollo è totale, sia per l’Italia che per l’estero. Se nel 2004 le domande di adozione internazionale erano state 8.274, nel 2015 sono scese a 3.668, secondo i dati del Dipartimento per la giustizia minorile. Drastico anche il calo sul fronte italiano: nel 2006, anno record, gli aspiranti genitori adottivi di un bimbo italiano erano 16.538, nel 2015 sono scesi a 9mila.

Le motivazioni di questa disaffezione sono sicuramente diverse se si parla di procedimenti nazionali o internazionali. Ma di certo i denominatori comuni sono due: gli anni dell’attesa e l’incertezza di arrivare a destinazione. Tanto che oggi sembra assai più semplice, economico (e sicuro) avere un figlio con una fecondazione eterologa, piuttosto che remare tra le infinite difficoltà dell’adozione. Se parliamo però di bambini italiani la sproporzione, oggi come ieri, è data dai numeri reali. I ragazzi adottabili ogni anno sono circa 1.300, oltre mille hanno trovato una famiglia nel 2015, anche se alcune centinaia sono rimaste negli istituti. Comunque pochissimi rispetto alle domande. “Quelli che restano – spiega Sandra Zampa, presidente della commissione bicamerale Infanzia – sono i più grandi, i più difficili, giovani che magari da troppi anni vivono in comunità, spesso anche per la lentezza dei tribunali nel dichiararli adottabili”. Diverso invece il caso dei bambini che arrivano dall’estero. “Scontiamo l’assoluta paralisi della Cai, la Commissione adozioni internazionali, che in questi anni non si è mai riunita, non ha stretto accordi con i Paesi esteri, ha paralizzato l’intero sistema. Le famiglie – aggiunge Zampa – a volte anche vittime di truffe, sono state abbandonate a se stesse. Se a questo aggiungiamo i costi, la crisi economica che ancora assedia il Paese, è evidente che il calo delle domande diventerà ancora più netto”.

Nelle prossime settimane dovrebbe cambiare il vertice della Commissione, che sarà affidata probabilmente a Laura Laera, presidente del tribunale per i minori di Firenze. Paola Crestani del Ciai allarga però il discorso. “Noi non possiamo nascondere alle coppie che le adozioni sono diventate più difficili, i bambini che arrivano sono più grandi, spesso con problemi di salute. Se ci fossero però dei sostegni economici, dei sostegni post adottivi reali, le coppie si sentirebbero molto più accompagnate. E se in questi anni ci sono stati enti che si sono comportati male, allora bisogna denunciarli, isolarli, senza colpevolizzare chi invece ha sempre agito con coscienza. Ci sono migliaia di bambini abbandonati nel mondo che attendono una famiglia, e coppie che desiderano diventare genitori. Non possiamo sprecare tutto questo”.

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