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Pedoni e precedenze, cosa succede se vieni investito fuori dalle strisce

Ott 17, 2025

La precedenza ai pedoni è regolata da un doppio binario che affianca doveri simmetrici per chi guida e per chi cammina. L’articolo 191 del Codice della Strada impone ai conducenti di rallentare e se necessario fermarsi per dare la precedenza ai pedoni che transitano o stanno per transitare sugli attraversamenti, con un obbligo rafforzato nelle manovre di svolta e in prossimità delle zebrature, come cristallizzato dalla riforma che ha precisato l’arresto davanti al pedone già in fase di attraversamento.
La stessa legge affida ai pedoni il rispetto di una serie di regole. L’articolo 190 del Codice della Strada vieta soste o indugi in carreggiata, impone di utilizzare attraversamenti, sottopassi o sovrappassi quando presenti e prescrive, nelle zone sprovviste di strisce, l’obbligo di dare la precedenza ai veicoli e di attraversare perpendicolarmente e con la massima prudenza, senza sbucare davanti a autobus o tram in sosta.
Sul piano civilistico, l’articolo 2054 del Codice Civile introduce la presunzione di responsabilità in capo al conducente, che può liberarsene solo dimostrando di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. Non è una presunzione assoluta, ma uno standard probatorio che impone di provare una condotta diligente, prudente e congrua rispetto al contesto stradale.

Concorso di colpa, imprevedibilità e inevitabilità fuori dalle strisce

Se l’investimento avviene lontano dalle strisce, la regola pratica non è “il pedone ha sempre torto” bensì la valutazione di un possibile concorso di colpa. La Corte di cassazione ribadisce da anni che l’attraversamento irregolare è una concausa del sinistro, ma non esonera l’automobilista dal dovere di avvistare, prevedere e reagire. L’esenzione del conducente passa solo per la prova di un comportamento del pedone davvero imprevedibile e inevitabile rispetto a una guida impegnata nel rispetto di limiti e cautele. La Suprema Corte ha chiarito che la mera circostanza di un attraversamento fuori zebratura non vale, da sola, a fondare l’inevitabilità dell’urto, soprattutto in ambito urbano dove la presenza di pedoni è strutturalmente prevedibile.

Nelle aule civili il principio si traduce in percentuali elastiche di responsabilità, attribuite caso per caso in base a visibilità, illuminazione, velocità del veicolo, distanza dalle strisce più vicine, condotta del pedone tra attraversamento di corsa, distrazione da smartphone, abiti scuri di notte, e qualità della prova offerta. Non mancano decisioni che hanno ridotto il risarcimento per condotte pedonali gravemente imprudenti, così come pronunce che hanno mantenuto un carico sul conducente quando risultava possibile evitare l’urto con una guida più accorta.

Come il giudice pesa condotte e contesto

Il riparto di colpa nasce dalla concretezza delle prove. Le dashcam, i sistemi di videosorveglianza urbani, i rilievi della Polizia Locale, i testimoni oculari e le consulenze cine-dinamiche consentono di misurare tempi di reazione, spazi d’arresto e campi visivi effettivi.

Se il quadro probatorio documenta che il pedone è entrato repentinamente in carreggiata in un punto non illuminato e a breve distanza dal veicolo, la quota di responsabilità del danneggiato cresce. Se emerge che il conducente viaggiava a velocità inadeguata al contesto urbano o non presidiava il freno in prossimità di una fermata del trasporto pubblico, la presunzione di cui all’articolo 2054 del Codice Civile viene difficilmente vinta. I giudici hanno sottolineato il parametro della avvistabilità come discrimine decisivo: se il pedone era avvistabile con ordinaria diligenza, il mancato arresto resta colposo.

Quanto incide il concorso di colpa e doveri del pedone

La Rc auto del veicolo investitore resta il canale ordinario per l’indennizzo del danno, ma l’importo viene decurtato in proporzione al concorso di colpa riconosciuto al pedone. Ne discende che chi attraversa fuori dalle strisce conserva in astratto il diritto al risarcimento, che può ridursi quando la condotta imprudente abbia contribuito in modo apprezzabile all’evento.

Quando il conducente dimostra un quadro di inevitabilità assoluta e condotta irreprensibile, il risarcimento può essere negato. Al contrario, se l’automobilista non supera la presunzione, il ristoro segue le regole generali con eventuali riduzioni percentuali.

La prudenza non è un optional ma una tecnica di sopravvivenza giuridica. Nelle aree senza attraversamenti, il pedone è chiamato a dare la precedenza ai veicoli, scegliere un passaggio perpendicolare e vigilare sull’andamento del traffico e rinunciando all’attraversamento se l’intervallo di sicurezza è insufficiente. Resta proibito passare davanti a autobus o tram in sosta, condotta che aumenta il rischio di non avvistamento. Ed è colpa grave sbucare fra veicoli in fermata, correre all’improvviso in carreggiata o distrarsi con il telefono in mano.

A questo punto possiamo concludere che ogni scelta che riduce la possibilità di avvistamento o aumenta la repentinità dell’attraversamento si traduce in una quota maggiore di responsabilità.

Doveri del conducente e casi emblematici

Chi guida deve presumere la presenza di pedoni nei pressi di scuole, fermate del trasporto pubblico, incroci, ospedali e aree commerciali e dunque modulare la velocità e ampliare l’osservazione laterale. La tutela penale e civile del pedone, unita alla presunzione sancita dal Codice Civile, richiede una guida anticipativa: freno presidiato quando la visuale è ostruita, attenzione ai margini della carreggiata, reattività maggiore nelle ore serali. La giurisprudenza insiste su una verifica “con particolare rigore” della condotta del guidatore negli investimenti pedonali proprio perché l’evento tipico rientra nell’area del prevedibile.

Nell’orientamento aggiornato, i giudici distinguono fra il pedone imprudente e quello abnorme: solo quest’ultimo, con comportamenti davvero imprevedibili (irruzione improvvisa a brevissima distanza, attraversamento schermato e repentino in piena notte senza margine di reazione), può spezzare il nesso causale e liberare il conducente. La sentenza 14444 del 2025 ha rimarcato il principio e ha negato che la sola assenza di strisce integri l’inevitabilità dell’evento.

Cosa fare subito dopo l’incidente

Nel caso di un investimento fuori zebratura, la tenuta del proprio diritto passa dalla prova. Significa allertare le forze dell’ordine, individuare testimoni, verificare la presenza di telecamere e dashcam, fotografare il luogo evidenziando illuminazione, segnaletica, distanza dalle strisce più vicine, posizione dei mezzi e del pedone.

La tracciabilità sanitaria immediata, con referti del pronto soccorso e certificazioni successive dei postumi, incide sull’esito della liquidazione e sulla ricostruzione cine-dinamica dell’urto da parte dei periti. In assenza di queste cautele, il rischio è di una percentuale di concorso maggiore per difetto di prova a proprio favore.

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