di Marco Evangelisti
martedì 4 aprile 2017 08:10
ROMA – Ebbene, può anche darsi non mancasse a tutti. A noi mancava. A un mucchio di gente mancava. Il derby come Dio comanda. Purché stiano tutti al loro posto, in senso figurato e non per evitare che poi arrivino le multe. I tifosi a tifare, le squadre a scrollarsi di dosso l’una con l’altra fino al limite della resistenza fisica. Con le curve une e indivisibili, senza plastica nel mezzo, e soprattutto piene entrambe. Non accadeva da anni. E ci mancava.
LIBERI – C’è ancora un bel pezzo di oggi per completare la vendita dei biglietti a chiunque voglia andare allo stadio a vedere la Roma che cerca di recuperare due gol alla Lazio e la Lazio che tenta di impedirlo. Che si tratti di un derby di Coppa Italia, di semifinale di Coppa Italia per la precisione, e non di campionato è fatto marginale che non ha mai contato granché e conta esattamente zero almeno da un famoso 26 maggio. Ci sono a confrontarsi club per i quali la città più grande d’Italia – che poi è la seconda più vasta in Europa, dopo Londra – è troppo piccola per tutti e due, che con metodi diversi condividono l’idea fantastica di diventare punti di riferimento in Italia e di farsi strada in Europa senza sottomettersi a sceicchi, senza vendere tonnellate di indumenti tecnici in tutto il mondo e senza impegnare cittadelle dello sport che per il momento non possiedono. Forti soltanto o quasi soltanto della passione endemica annidata nei propri territori. E’ un derby senza barriere in molti sensi, tuttavia. Intanto hanno tolto il plexiglass che tranciava le curve, richiamando in Sud i gruppi organizzati che da soli aumentano di 3-4.000 unità le presenze reali all’Olimpico.
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