• 6 Dicembre 2025 18:31

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Compra il Tesla Cybertruck ma non entra in garage, costretto a rivenderlo

Lug 16, 2025

Comprare un’auto nuova dovrebbe essere una soddisfazione, una piccola festa, specie se è una delle più chiacchierate degli ultimi anni come il Tesla Cybertruck, quel gigante d’acciaio che sembra uscito da un film di fantascienza. Ma per Blaine Raddon, ex CEO in pensione dello Utah, l’esperienza ha preso una piega diversa e paradossale, dovendo venderlo subito perché troppo grosso.

Ingresso impossibile in garage

L’inizio dei guai ha coinciso con l’ordine, inoltrato quando Blaine ancora viveva in una casa con un bel vialetto largo, privato, dove parcheggiare un veicolo lungo oltre 5,6 metri e largo quasi 2,4 metri non era certo un problema. Lo spazio in abbondanza e l’idea di guidare qualcosa di davvero fuori dal comune lo avevano convinto a togliersi lo sfizio, poi però la vita ha fatto il suo corso, tra divorzio e trasloco. Dal sobborgo tranquillo alla città si è trasferito in un appartamento moderno, ma con un parcheggio da città vera, progettato per SUV medi, non per mostri d’acciaio dal peso di oltre 3 tonnellate.

Quando si è accorto che il Cybertruck non entrava nel garage, Blaine ha provato a ragionare: forse esisteva una soluzione. Un parcheggio in strada? Scomodo, e allettante agli occhi dei ladri (la versione “economica” costa circa 70.000 dollari). Affittarne uno più grande? Costi alti e, comunque, zero praticità. Insomma, non poteva tenerlo e al di là della questione logistica lo tratteneva un problema contrattuale.

Tesla impone, infatti, ai proprietari del Cybertruck (almeno in fase iniziale) una clausola molto restrittiva: vietata la rivendita nei primi 12 mesi, pena una sanzione fino a 50.000 dollari e addirittura il ban a vita da futuri acquisti del marchio per scoraggiare i “flipper” dell’automotive: quelli che comprano, tengono qualche mese e poi rivendono a prezzo maggiorato. Solo che, nel caso di Blaine, la questione non aveva nulla a che fare con la speculazione.

Un finale felice

Così Raddon ha deciso di raccontare la sua storia online, attirando l’attenzione di tanti utenti e dei media. Il post è rimbalzato su diverse piattaforme fino a raggiungere, pare, anche qualche scrivania interna a Tesla e quel punto è successo l’impensabile. Lo ha chiamato direttamente l’ufficio esecutivo dell’azienda spiegandogli che le clausole erano state modificate, con tanto di e-mail ufficiale a titolo di conferma. Blaine, a quel punto, ha venduto il suo Cybertruck a un nuovo acquirente per 109.000 dollari, cifra che, oltre a evitargli la penale, gli ha fruttato pure un piccolo margine.

A ogni modo, la vicenda solleva una domanda: a chi è davvero destinato il veicolo amato dalle star tra cui Lady Gaga? Forse è perfetto per un ranch texano o una villa isolata sulle colline californiane, mentre nelle città reali rischia di rivelarsi soprattutto un ingombro. E poi subentra il fattore umano perché una storia come quella di Blaine parla di quanto le auto, oggi, siano simboli, status e, al tempo stesso, oggetti del desiderio limitati dalla vita vera. In fondo, puoi avere anche il pick-up più appariscente sulla faccia della Terra: ma se non entra nel garage può trasformarsi in un fardello.

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