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Alatri, tutti indagati i nove sospettati per la morte di Emanuele

Mar 27, 2017

Tutti indagati i nove principali sospettati per la morte del ventenne Emanuele Morganti, studente di Alatri, in provincia di Frosinone, massacrato di botte dopo un litigio per un apprezzamento sgradito alla fidanzata in un circolo Arci del posto. La svolta è arrivata attorno alle tre del mattino, al termine del terzo interrogatorio fiume nella caserma dei carabinieri del centro ciociaro.

I militari del maggiore Antonio Contente e il pm Vittorio Misiti hanno ascoltato nuovamente e per ben undici ore quattro buttafuori, tre di nazionalità albanese e un italiano residente a Ceccano, altro centro della provincia di Frosinone, e cinque persone del luogo. Domande che ieri, dopo la morte dello studente, si sono fatte sempre più incalzanti.

Infine la decisione del pubblico ministero di iscrivere tutti sul registro degli indagati. Ancora massimo riserbo sulle giustificazioni fornite da quest’ultimi, dopo che per ore ed ore tutti gli indiziati avevano negato di aver visto chi ha sferrato sulla testa di Emanuele un paletto in ferro, colpi risultati fatali al giovane. L’unica certezza è che le testimonianze sono state contraddittorie. I principali sospetti sembra però siano concentrati su un uomo di Alatri, parte del gruppo con cui si trovava presso il circolo “Mirò”, il giovane albanese che aveva avuto una discussione con la vittima.

La svolta potrebbe ormai arrivare nell’arco di poche ore. Gli inquirenti dovranno infatti stabilire chi accusare solo di rissa e chi anche di omicidio.

Il ventenne, venerdì sera, si era recato insieme alla fidanzata e ad alcuni amici presso

il circolo Arci di piazza Regina Margherita, ad Alatri, per ascoltare musica. Attorno alle due di sabato il litigio con un coetaneo albanese, l’intervento dei buttafuori e, all’esterno del locale, il pestaggio da parte del branco. Inutile la corsa all’Umberto I di Roma. Il ventenne non ce l’ha fatta e, come estremo gesto d’amore, i familiari hanno acconsentito alla donazione degli organi. Ora vogliono la verità. E gli inquirenti stanno lavorando senza sosta.

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