AGI – È stata una settimana cruciale per la politica commerciale degli Stati Uniti, in cui le tariffe doganali volute dal presidente Donald Trump la fanno da padrone. Lo scorso mercoledì sono entrati in vigore i dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio. Il giorno prima, l’inquilino della Casa Bianca aveva minacciato di elevarli al 50% nei confronti del Canada, poi dopo qualche ora ha fatto retromarcia.
Per quanto riguarda i metalli, l’obiettivo è proteggere l’industria siderurgica statunitense, in declino, dalla crescente concorrenza, soprattutto asiatica.
Gli Stati Uniti importano circa la metà dell’acciaio e dell’alluminio utilizzati nel Paese per produrre articoli che vanno dalle automobili agli aerei alle lattine di bibite. Il Canada è il principale fornitore di acciaio degli Stati Uniti, seguito dal Brasile. Da parte sua Ottawa ha annunciato dazi aggiuntivi su 29,8 miliardi di dollari (20,7 miliardi di dollari) di importazioni dagli Stati Uniti, tra cui prodotti in acciaio e alluminio, oltre a beni diversi come computer e attrezzature sportive.
L’Unione Europea ha prontamente presentato una ritorsione a partire da aprile, prendendo di mira 28 miliardi di dollari di prodotti statunitensi, tra cui barche, motociclette e bourbon al 50%. Appena resa l’intenzione di colpire le bevande alcoliche, Trump ha minacciato di imporre tariffe del 200% su champagne e vino “made in Ue”.
Facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio di febbraio. Per la precisione il primo di febbraio Trump ha annunciato tariffe del 25% sulle merci canadesi e messicane, con un’aliquota inferiore del 10% per il petrolio canadese. Ma poche ore prima della loro entrata in vigore, prevista per il 4 febbraio, Trump ha accettato di ritardare la mossa di un mese.
Arriviamo al 4 marzo: i dazi entrano in vigore e colpiscono le importazioni dal Messico, come avocado e pomodori, e dal Canada, come il legname.
Tre giorni dopo, Trump ha concesso ai due Paesi un’altra proroga di un mese, questa volta sui prodotti coperti dall’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA) – un patto che il leader statunitense ha firmato durante il suo primo mandato nel 2020.
In risposta alla pausa, il Canada ha rinviato al 2 aprile la propria seconda ondata di tariffe di ritorsione su prodotti statunitensi per un valore di 125 miliardi di dollari (87 miliardi di dollari). Trump ha giustificato le tariffe sui vicini e partner commerciali vitali degli Stati Uniti, insieme alla Cina, come una risposta all’immigrazione illegale e alla droga mortale fentanyl che entra nel suo Paese. La guerra commerciale è estesa anche a Pechino. La Cina è il Paese con cui gli Stati Uniti hanno il maggiore deficit commerciale, pari a oltre 295 miliardi di dollari lo scorso anno.
Il 4 febbraio sono entrati in vigore i dazi del 10% sulle merci provenienti dal Paese considerato la fabbrica del mondo, aumentati al 20% il 4 marzo.
Pechino ha reagito imponendo da lunedì dazi del 10 e 15 percento su una serie di importazioni agricole dagli Stati Uniti, dalla soia al mais, dal pollo alla carne di manzo.
Pechino ha inoltre applicato dazi del 15% sul carbone e sul gas naturale liquefatto statunitensi e del 10% sul petrolio e su altri beni. La Cina ha anche respinto il suo presunto ruolo nella catena di approvvigionamento del fentanyl, affermando che ha collaborato con Washington e sostenendo che le tariffe non risolverebbero il problema della droga.
Sul fronte Vecchio Continente Trump ha dichiarato che i prodotti dell’Unione Europea a 27 paesi saranno colpiti con una tariffa del 25%, sostenendo che il blocco si è “approfittato di noi”. Conti alla mano l’Ue, che ha un surplus commerciale di 50 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. Intanto gli investitori hanno cerchiato in rosso la data del 2 aprile, data per la quale Trump ha anche firmato atti che impongono “tariffe reciproche” che potrebbero colpire sia gli alleati che gli avversari, proprio entro il 2 aprile.
I dazi sarebbero adattati a ciascun partner commerciale degli Stati Uniti e terrebbero conto delle tariffe che impongono sui beni americani, oltre a tasse che la Casa Bianca ha definito discriminatorie, come le imposte sul valore aggiunto. Il 2 aprile è anche il giorno in cui dovrebbero entrare in vigore le tariffe ritardate di Messico e Canada. Trump ha dichiarato che le tariffe su automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici potrebbero entrare in vigore già il 2 aprile, con un’aliquota di circa il 25%. Per quanto riguarda i chip per computer e i prodotti farmaceutici, ha detto che potrebbero “aumentare in modo sostanziale nel corso di un anno”.