• 12 Marzo 2025 11:24

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Cosa si aspettano i mercati per l’11 marzo

Mar 11, 2025

AGI – I mercati arretrano poiché i dazi del presidente Donald Trump hanno spaventato gli investitori, con i timori di una recessione economica. Oggi, 11 marzo, le Borse asiatiche sono in rosso e i future a Wall Street e in Europa provano un cauto rimbalzo, dopo che i tre indici di New York hanno archiviato la peggiore seduta dal 2022, spazzando via 4.000 miliardi di dollari rispetto al picco dello S&P del mese scorso, quando l’indice esultava per la vittoria elettorale di Trump e i suoi promessi tagli fiscali. Il gruppo dei “Magnifici Sette” ha guidato i ribassi: Tesla ha perso il 15%, segnando la peggiore giornata dal 2020 e lasciando sul terreno oltre il 50% dal suo massimo di dicembre, mentre Morgan Stanley e Goldman Sachs sono scivolate rispettivamente del 6,4% e del 5% e Nvidia è scesa il 5,1%.

“C’è stato improvvisamente un grande cambiamento nel sentiment dei mercati”, ha commentato Ayako Yoshioka, strategist senior di Wealth Enhancement. “Molto di ciò che ha funzionato finora, ora non funziona più”. “Ora i mercati stanno completamente ricalibrando i rischi”, ha dichiarato Drew Pettit, strategist di Citigroup, riferendosi alle preoccupazioni per la salute dei consumi statunitensi e all’aggressiva politica commerciale di Trump. La goccia finale è stata la risposta di Trump domenica a Fox, quando il presidente non ha voluto escludere né una recessione né un aumento dell’inflazione negli Usa, mentre il prezzo delle uova negli Stati Uniti negli ultimi mesi ha raggiunto livelli record. Alla base di questo rincaro, che riguarda uno degli alimenti base degli americani, c’è sia l’inflazione sia la diffusione dell’influenza aviaria, che ha costretto gli allevamenti a eliminare milioni di volatili, riducendo l’offerta e facendo lievitare i costi delle uova, che sono diventate una specie di simbolo di questa crisi.

Anche in Europa, dove le azioni hanno sovraperformato rispetto gli Usa quest’anno, l’indice Stoxx Europe 600 ieri ha perso l’1,3%, trascinato verso il basso dalle banche e dalle azioni tecnologiche. Il Dax di Francoforte che aveva raggiunto una serie di massimi record la scorsa settimana, dopo che il paese sta cercando di concordare uno storico pacchetto di spesa in investimenti infrastrutturali e per la difesa, è sceso dell’1,7%. Londra ha perso lo 0,92%, Parigi lo 0,9% e Milano lo 0,95%. I Treasury Usa in compenso si un po’ sono ripresi e l’oro e’ salito, grazie alla debolezza del dollaro, poiché gli investitori sono alla ricerca di asset rifugio. Il rendimento del 10 anni oggi e’ sceso sotto al 4,2%. L’indice del dollaro si è attestato vicino al minimo degli ultimi quattro mesi toccato la scorsa settimana, rendendo i lingotti meno costosi per gli acquirenti esteri. E l’indice Vix, noto come l’indicatore della paura di Wall Street, ha raggiunto il livello più alto da metà dicembre.

“La quantità di incertezza creata dalle guerre tariffarie nei confronti di Canada, Messico ed Europa sta spingendo investitori ed aziende a riconsiderare la strada da seguire“, ha affermato Peter Orszag, Ceo di Lazard, durante il suo intervento alla conferenza CERAWeek di Houston. Oggi in Asia le Borse sono in negativo, guidate dai bruschi cali nel settore tecnologico. L’indice Nikkei a Tokyo è scivolato fino a -0,8%, mentre le azioni di SoftBank sono scese del 4%, quelle di Tokyo Electron del 2,2% e quelle di Panasonic del 4,1%. Seul perde oltre l’1%, trainato giu’ dai pesi massimi della tecnologia, come Samsung Electronics e SK Hynix, che arretrano rispettivamente dello 0,5% e del 2,2%. Shanghai Composite cala di oltre mezzo punto percentuale e Hong Kong dell’1%, mentre le azioni di Alibaba scivolano dell’1,3%.

In Canada l’ex banchiere centrale Mark Carney, reduce da una schiacciante vittoria alla guida del Partito Liberale canadese al governo e prossimo primo ministro del Paese, ha incontrato ieri Justin Trudeau e ha affermato che il passaggio formale dei poteri sarebbe stato rapido. Fonti liberali affermano che Carney convocherà presto elezioni generali. Intanto i membri del partito liberale hanno puntato su Carney come l’uomo piu’ adatto a sfidare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha minacciato l’annessione, oltre a lanciare una guerra commerciale e imporre tariffe doganali all’alleato di lunga data. Queste decisioni di Trump hanno scatenato una furiosa reazione in Canada. La provincia canadese dell’Ontario ha imposto una sovrattassa del 25% alle esportazioni di energia degli Stati Uniti, che avra’ un impatto su 1,5 milioni di abitazioni e aziende in Michigan, Minnesota e New York e costerà alle famiglie e alle aziende dei tre stati fino a 400.000 dollari al giorno. Intanto il Canada intensifica le sue misure di ritorsione contro i dazi di Donald Trump. “Il mio governo manterrà i dazi finché gli americani non ci mostreranno rispetto“, ha detto Carney, il cui governo liberale avrà probabilmente vita breve. Se Carney, che non ha un seggio nel parlamento canadese, non indira’ le elezioni, i suoi oppositori politici hanno detto che sconfiggeranno il governo alla prima occasione, quando il parlamento si riunira’ di nuovo a fine marzo.

A Wall Street i future provano il rimbalzo, mentre negli Usa c’è attesa per i dati sull’inflazione che usciranno domani. La previsione è che ci sarà un lieve rallentamento sia per quanto riguarda la componente generale, sia per quella ‘core’, anche se dagli ultimi sondaggi Ism si è registrato un aumento della componente “prezzi pagati” e il costo dell’energia e’ rimasto molto elevato a febbraio, per cui non è da escludere una possibile sorpresa al rialzo. “Se l’inflazione si dovesse rafforzare – spiega Vincenzo Bova, strategist di Mops – non sarebbe un buon segnale per i mercati e neanche per i consumatori americani e per la Fed. Anzi diciamo che sarebbe veramente un problema, perché la Fed in questo momento non ha preso in considerazione gli effetti inflattivi dei dazi, mentre i mercati li temono”. Ieri comunque Goldman Sachs ha declassato le sue previsioni di crescita per l’economia statunitense all’1,7%, rispetto al 2,4% di inizio anno, poiché le sue ipotesi di politica commerciale sono diventate “considerevolmente più avverse”. 

In Europa l’euro ha reagito poco alla promessa dei Verdi tedeschi di bloccare i piani di aumento della spesa militare, forse in previsione di un accordo di compromesso, mentre i future sull’EuroStoxx provano un rimbalzo come a Wall Street, anche se al momento la propensione al rischio degli investitori resta decisamente avversa. L’S&P potrebbe scendere di quasi il 20% rispetto al suo livello attuale se “la crescita dovesse calare in modo più significativo e la recessione dovesse diventare probabile”, ha affermato il chief strategist azionario statunitense di Morgan Stanley, Michael Wilson, in una nota ai clienti. Anche JP Morgan ritiene che l’indice potrebbe scendere fino a 5.200, un calo di quasi il 10% rispetto ai livelli attuali, a causa dell'”incertezza commerciale”, mentre gli analisti di Citi ritengono che le ricadute delle politiche di Trump possano spingere l’S&P a 5.500 punti.

A dicembre, una media di 10 banche globali si aspettava che l’indice salisse di circa il 10 percento nel 2025, a circa 6.550 punti. Questa settimana, comunque, oltre ai prezzi al consumo, avremo giovedì quelli alla produzione, all’interno dei quali alcune componenti (prezzi aerei, servizi sanitari ecc.) rientreranno nel calcolo del Pce, la misura di inflazione preferita dalla Fed. Occhi puntati venerdì sulla fiducia dei consumatori dell’Universita’ del Michigan, che nell’ultima pubblicazione ha visto un deciso aumento delle aspettative d’inflazione. Sul fronte banche centrali, domani si riuniranno gli Istituti di Canada e Polonia, con Varsavia che dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base, mentre Ottawa dovrebbe mantenerli invariati. Da tenere sotto osservazione anche gli interventi di numerosi membri Bce, tra cui domani quello della Presidente Lagarde e del capo economista Philip Lane, alla conferenza che si terrà a Francoforte, dai quali i mercati si aspetteranno dei chiarimenti su una possibile pausa nel ciclo dei tagli ad aprile. 

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