AGI – Giovedì la Bce si appresta a tagliare i tassi di un quarto di punto, portandoli dal 2,75% al 2,50%, ma sui suoi prossimi passi cresce l’aspettativa di una pausa. “Ci aspettiamo che la Bce riduca il tasso di deposito di 25 punti base nella riunione della prossima settimana – commenta Bas van Geffen, Senior Macro Strategist di Rabobank – e il nostro scenario di base rimane quello di un ulteriore taglio ad aprile, anche se vediamo aumentare i rischi che la prossima mossa venga posticipata a giugno”.
Più in generale i ‘falchi’ del nord Europa ritengono che, arrivati al 2,50%, la politica monetaria dell’istituto di Francoforte possa concedersi una pausa di riflessione, mentre la ‘colombe’ dell’Europa del sud insistono sulla necessità di continuare a tagliare. Tra i falchi va annoverata la tedesca Isabel Schnabel, la quale ha già respinto la necessità di ulteriori tagli dei tassi.
Più in generale giovedì occorrerà tenere d’occhio se la Bce abbandonerà l’etichetta “restrittiva” dalla sua posizione ufficiale sui tassi. Se lo farà, una pausa nel ciclo dei tagli dei tassi potrebbe diventare un’opzione. In caso contrario, l’attuale ritmo dei tagli dei tassi continuerà. Secondo gli esperti di Bloomberg il comunicato stampa relativo alle decisioni di politica monetaria probabilmente non dichiarerà più che “la politica monetaria resterà restrittiva”.
È probabile che questa frase venga sostituita con qualcosa di più “vago”, o potrebbe essere eliminata del tutto. In ogni modo, gli esperti di Bloomberg restano dell’idea che il Consiglio direttivo dovrebbe decidere tre tagli di un quarto di punto quest’anno, portando il tasso sui depositi al 2%. Riguardo alle previsioni macroeconomiche gli esperti di Ing si aspettano che giovedì la Bce mantenga le sue previsioni di inflazione ma abbassi le sue proiezioni di crescita del Pil per quest’anno.
A dicembre, lo staff dell’istituto centrale aveva previsto una crescita del Pil all’1,1% per il 2025, all’1,4% per il 2026 e all’1,3% per il 2027, con un’inflazione al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Il “processo di disinflazione proseguirà entro questo orizzonte” spiegano quelli di Ing, mentre sul Pil per il 2025 prevedono che scenda “dall’1,1% all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027”.
Più in generale, secondo Ing, la Bce probabilmente eviterà di fornire indicazioni future a causa dell’elevato livello di incertezza. “Gli indicatori macro – riferiscono gli analisti dell’istituto olandese – possono rapidamente diventare obsoleti in questo contesto politico frenetico e irregolare. Ad esempio, i dazi statunitensi sui beni europei o un accordo di pace in Ucraina potrebbero avere un impatto significativo sull’economia dell’Eurozona in entrambe le direzioni, nel bene e nel male.
L’approccio migliore della Bce è quindi quello di procedere a vista. Alla fine, riteniamo che la debolezza strutturale dell’economia dell’Eurozona, insieme all’imminente imposizione di dazi e alla minore pressione inflazionistica dovuta alla flessione del mercato del lavoro, costringeranno la Bce ad abbassare i tassi almeno al 2%, anche se non tutti i membri della Bce potrebbero gradirlo”.