La holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia Agnelli vanta una potenza di fuoco. Fondata nel 1927 come Istituto Finanziario Industriale e ribattezzata nel 2009 in Exor, è stata protagonista di investimenti in società di altissimo spessore, prevalentemente in Europa e negli Stati Uniti. Tra i principali investimenti di Exor vi sono: il colosso automobilistico Stellantis, nato dalla fusione tra FCA e PSA, la compagnia di capital good CNH Industrial, il gruppo industriale Iveco, la casa costruttrice Ferrari, la società calcistica Juventus, il settimanale The Economist e il gruppo editoriale GEDI. Nel 2023 è risultato il 317º gruppo al mondo per fatturato nella Fortune Global 500 dello stesso anno.
Exor era quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana fino al settembre 2022, ora è quotata solo alla Borsa di Amsterdam. La holding ha deciso di mettere sul mercato una quota rilevante della Casa modenese, puntando agli investitori istituzionali con una vendita studiata a tavolino. La famiglia Agnelli ha deciso di cedere circa il 4% del capitale ordinario della Ferrari, in occasione di un’operazione che appare una azione programmata per alleggerire il portafoglio senza perdere il controllo.
Exor, strategia che non impatta sulla governance
La holding con sede ad Amsterdam ha deciso di cedere qualche punto percentuale senza particolari scossoni. Prima della vendita gestiva il 24,84% della Ferrari, una quota che calerà al 20,8%, mentre i diritti di voto si abbasseranno dal 36,69% al 30%. La strategia porterà nelle casse ben 3 miliardi di euro. Una decisione che apre a nuovi orizzonti senza intaccare la governance. Un miliardo finisce dritta in un nuovo piano di riacquisto di azioni, mentre i restanti 2 miliardi serviranno per nuove acquisizioni. La Casa modenese ha deciso di ricomprare una parte delle azioni finite sul mercato.
I vertici hanno già accantonato fino a 300 milioni di euro per recuperare il 10% dei titoli ceduti da Exor, un’operazione che permette di mantenere una posizione apicale sui mercati e di stabilizzare il valore delle azioni. Tale operazione rientra nel piano di riacquisto di azioni proprie da due miliardi di euro, già annunciato da Ferrari Al Capital Markets Day di tre anni fa. Si tratta di un piano studiato con precisione che non muta la governance dell’azienda, dove rimane l’accordo fra Exor, Piero Ferrari e Trust Piero Ferrari.
Exor, i dettagli della cessione di quote
L’holding punta all’accelerated bookbuilding per offrire circa 7 milioni di azioni Ferrari. Una decisione mirata che stende un tappetto rosso agli investitori istituzionali in cerca di titoli di qualità. La chiusura dell’operazione è programmata per il 3 marzo e i major hanno pochi giorni per fare il loro gioco. Exor ha deciso di blindare un lock-up di 360 giorni sulle azioni rimanenti, potendo monetizzare senza il perdere il volante del marchio del Cavallino rampante.
La holding degli Agnelli continuerà a detenere il controllo della Ferrari. I soci storici avranno sempre un controllo vicino al 50%. La crescita del Cavallino, come sottolineato anche dagli ultimi fatturati record, è stata impressionante negli ultimi anni. I dipendenti hanno avuto bonus da favola. L’a.d. di Exor, John Elkann, ha sottolineato che la partecipazione nella Casa modenese è schizzata dal 15% al 50% del Net Asset Value della holding, rendendo indispensabile una azione per ridurre la concentrazione degli investimenti e per vagliare nuove prospettive.