Evitare il Telepass per quasi 3.000 euro e uscirne puliti? Non è fantascienza. Con un trucco semplice, ma ingegnoso, un 28enne è riuscito ad aggirare il sistema. Nonostante Autostrade per l’Italia abbia portato il caso in tribunale, tutto si è chiuso senza colpevoli.
Il conducente, a bordo della sua Seat Altea, ha sfruttato una falla. Si accodava a un’auto provvista di Telepass e – come scrive Ilk Messaggero – passava sotto prima che la sbarra si richiudesse: un meccanismo non istantaneo, per ragioni di sicurezza. L’astuzia gli ha permesso di eludere molti pedaggi, fino a un totale di quasi 3.000 euro, e in pochi mesi, tra giugno e agosto 2023. Sfruttava soprattutto i caselli nella zona di Roma Nord, a Fiano Romano.
Il caso si arena
Un escamotage tanto semplice quanto efficace, capace di far scattare presto l’allarme. Autostrade per l’Italia, notando l’andamento sospetto, ha sporto querela, decisa a fermare l’automobilista e a recuperare i mancati pagamenti. Ma il piano si è rivelato più complicato del previsto. Una volta adite le vie legali, la situazione si è arenata. Il problema? Dimostrare con certezza chi fosse alla guida al momento delle infrazioni. Il veicolo, sì, era intestato al 28enne, ma, in assenza delle prove concrete della sua presenza al volante, la legge non ha potuto condannarlo.
Il giudice è stato chiaro: senza un’identificazione diretta, non c’era margine per emettere una sentenza. Le telecamere ai caselli non hanno ripreso in modo nitido il volto del conducente, lasciando spazio al dubbio. E in un processo, quel margine è sufficiente per derubricare le accuse. Il sistema Telepass, nato per snellire il traffico e ridurre i tempi di attesa, si è così rivelato vulnerabile. Il ritardo nella chiusura della sbarra, pensato per ragioni di sicurezza, è diventato una zona grigia, facilmente sfruttabile da chi ha abbastanza audacia – o furbizia – da approfittarne.
Precedente inquietante
Non è la prima volta che accade. In passato, un camionista aveva eluso i pedaggi per una cifra ben più alta: quasi 16.000 euro di passaggi non pagati. Anche in quel caso, le autorità si erano trovate di fronte al medesimo ostacolo: dimostrare, senza dubbio, chi fosse effettivamente alla guida. Per Autostrade per l’Italia non si tratta solo di una questione economica. Il danno è anche d’immagine: casi del genere mettono in discussione l’efficacia dei controlli e la sicurezza di un sistema pensato per semplificare la vita ai guidatori onesti.
Il 28enne, per ora, esce indenne dalla vicenda. Tuttavia, il problema dei pedaggi non pagati rimane aperto: senza nuove prove, il rischio è che i quasi 3.000 euro evasi non vengano mai recuperati. L’episodio, intanto, riaccende il dibattito sulla necessità di rafforzare le misure nei caselli autostradali. Se da un lato la tecnologia avanza con l’obiettivo di velocizzare i pagamenti e ridurre le attese, dall’altro episodi simili dimostrano la vulnerabilità del sistema e la facilità di aggirarli. La vera sfida, ora, sarà risolvere la falla prima che altri decidano di seguire l’esempio. Perché, finché il sistema resta aperto a simili inganni, la tentazione di aggirare le regole potrebbe, in alcuni casi, rivelarsi troppo forte.