Un giro di frodi sulle auto d’epoca finisce al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza. Attraverso la falsificazione dei registri ACI e PRA, avrebbero ceduto illecitamente vetture di pregio a una società delle Isole Cayman. Tra gli indagati figurano professionisti italiani e svizzeri, tra cui un imprenditore specializzato nel settore. Tra i modelli oggetto dell’operazione, anche una Ferrari appartenuta al regista Roberto Rossellini, e un’Alfa Romeo di raro valore storico.
L’operazione avrebbe permesso al gruppo di evitare il pagamento di imposte e tasse doganali, approfittando di falle nei sistemi di controllo e della complessità delle normative fiscali internazionali. Il sistema garantiva un passaggio di proprietà apparentemente regolare, rendendo difficile per le autorità individuare le anomalie L’obiettivo era aggirare la fiscalità italiana e internazionale, eludendo imposte per almeno 13 milioni di euro. Ma non solo. Alla società offshore viene contestata anche l’omessa dichiarazione fiscale, con 58 milioni di euro di redditi non dichiarati tra il 2020 e il 2022.
Come funzionava la frode
Secondo le indagini, il meccanismo ruotava attorno alla manipolazione della documentazione relativa a vetture storiche. Il gruppo utilizzava “false certificazioni, denunce fittizie di smarrimento dei certificati di proprietà delle auto e falsi duplicati dei medesimi certificati”, riuscendo così a intestare le auto a entità fittizie.
Molti dei veicoli coinvolti appartenevano a proprietari deceduti o erano stati radiati dai registri ufficiali. Dopo la registrazione fasulla, le vetture risultavano di proprietà della società delle Cayman, che poi “trasferiva le auto alle controllate italiane della medesima società, appositamente costituite e domiciliate a Milano presso lo studio legale internazionale”.
Una volta riattivate le targhe storiche, i mezzi venivano spostati tra Francia, Italia e Principato di Monaco, rendendo più complesso per le autorità risalire ai reali titolari e sfuggendo così ai controlli fiscali e doganali.
Strumenti giuridici per coprire la frode
Il gruppo aveva messo in piedi un sistema di protezione legale per evitare che le operazioni fossero scoperte o contestate. “Per la realizzazione del complesso sistema fraudolento, nonché al fine di tutelare il collezionista da potenziali problematiche doganali e fiscali al momento del rientro delle autovetture nel territorio nazionale, il gruppo ha fatto ricorso a strumenti giuridici quali il patto di riservato dominio, la clausola risolutiva espressa e simulati procedimenti arbitrali su contese inesistenti presso il Tribunale di Biella”.
Secondo gli investigatori, questi procedimenti erano “strumentali e finalizzati anche a ottenere dal medesimo Tribunale titoli esecutivi che attestassero acquisti a titolo originario, così da risolvere eventuali questioni di titolarità o contrastare possibili rivendicazioni da parte degli aventi causa dei precedenti proprietari”.
Maxi-sequestro da 70 milioni di euro
La Procura di Milano ha disposto il sequestro di beni per 70 milioni di euro, tra cui:
conti bancari nel Principato di Monaco, intestati alla società delle Cayman;
cinque auto storiche, tra cui una Ferrari 375 MM acquistata nel 1954 da Roberto Rossellini e un’Alfa 8C 2900B del 1938, esportata senza autorizzazione.
30 mila euro, profitto di un episodio di corruzione, sequestrati a un’agenzia di pratiche auto.
Le indagini sono ancora in corso e potrebbero portare all’individuazione di altri soggetti coinvolti nella rete fraudolenta.