AGI – Fu sul colle del Campidoglio (o Capitolino) che il cristianesimo apparve a Roma per la prima volta. Un avviso dall’altro mondo.
Oggi su quel terreno sorge la basilica di Santa Maria in Aracoeli (Altare del cielo), secondo tradizione consacrata nel 590 d.C. da Gregorio Magno. Già in epoca antica l’area ospitava l’altare di un altro cielo. Dal monte Albano al colle Capitolino, i Romani avevano trasferito il tempio di Giove (509 a.C.) accanto a quelli dedicati a Giunone e Minerva (la triade divina) e all’Auguraculum dal quale gli àuguri “leggevano” gli auspici osservando il volo degli uccelli. Quello che davvero accadde su quell’altura è intriso di mistero. Al riguardo circolano versioni diverse. Quella “celeste” dice che per mettere la Storia nella direzione giusta – da pagana a cristiana – determinante fu la visione che ebbe Ottaviano (63 a.C.-14 d.C.). Il giovane era nipote e figlio adottivo di Giulio Cesare (102/100-44 a.C.), il grande generale ucciso perché aveva bramato troppo.
Dopo l’omicidio del dittatore, il rampollo ascese al governo di Roma assieme a Marco Antonio (ex braccio destro di Cesare). Dalla convivenza forzata i due passarono all’inevitabile scontro. Sconfitto il primo, la figura di Ottaviano s’ingigantì. Il Senato lo riconobbe “divino”, la Repubblica venne archiviata e lui diventò primo imperatore, dal 27 a.C. al 14 d.C.: quando Cristo nasceva, lui regnava.
Quindi, l’evento soprannaturale, l’altro passo verso Roma Celeste. La tradizione riporta che mentre andava a consultare la sibilla, il potente Augusto ebbe un’anteprima del futuro che sarebbe stato. Tra le nuvole gli apparve la Madonna col Bimbo che gli disse: “Ecco l’altare del Figlio di Dio”. E così, più tardi in quel luogo fu fondata l’Aracoeli.
Dal 1249 la basilica (prima affidata ai benedettini) è custodita con cura dai francescani. Ma la sacra costruzione non ha sempre avuto vita tranquilla. Nel 1885-1935 la chiesa fu addirittura minacciata dalle demolizioni che erano state paventate per fare spazio al poderoso Vittoriano: monumento per il re Vittorio Emanuele in occasione della raggiunta unità d’Italia e poi, a Grande guerra finita, dedicato al Milite ignoto. La fede, però, fermò le ruspe. Il luogo di culto era molto amato dai romani e le autorità non vollero andare contro la devozione popolare. Così si riuscì a evitare che la basilica fosse rasa al suolo.
Le manifestazioni di attaccamento cristiano verso l’Aracoeli continuano ancora oggi. Fino al 1994 erano particolarmente intense. In una cappella interna della chiesa si trovava la statua del Bambinello, fatta con il legno di un ulivo del giardino dei Getsemani, in Terrasanta, dove Gesù Cristo fu arrestato delle guardie del sinedrio. Motivo per cui i fedeli consideravano la scultura miracolosa, meta di pellegrinaggi e di continue richieste di guarigione. Ma quell’anno i ladri la trafugarono, portando via anche parte del sentimento religioso.