Il nuovo Codice della Strada è entrato in vigore da poco più di un mese e mezzo e ancora oggi fa discutere, soprattutto per alcune novità come quella della stretta sulla guida sotto effetto di stupefacenti. Nel nuovo Codice voluto dal ministro Matteo Salvini, infatti, viene usato il pugno duro contro chi viene colto alla guida dopo aver assunto droghe, anche senza presentare evidente alterazione psico-fisica. A far discutere, infatti, è la possibilità di poter risultare positivi ai test rapidi salivari che però potrebbero riscontrare tracce anche a ore o addirittura giorni dall’assunzione. Ma ad oggi per questi test e questi nuovi metodi di rilevazione mancano ancora linee guida precise da attuare.
La polemica sulla positività alle droghe
L’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada ha portato con sé importati strascichi di polemiche, con il ministro Matteo Salvini che ha dovuto far fronte alle critiche piovute da sinistra e non solo. In tanti, anche dal mondo dello spettacolo, hanno puntato il dito contro norme troppo stringenti in materia di guida in stato d’ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti.
La polemica non è nata tanto attorno al non poter guidare dopo aver bevuto o fumato cannabis, per esempio, ma quanto alla stretta netta sul fenomeno. Il ministro è stato accusato di aver messo paletti troppo limitanti, tanto che la positività ad alcol e droghe sarebbe sensibilissima.
E la maggior parte delle critiche arriva sui test rapidi antidroga, che sarebbero capaci di ravvisare l’assunzione di stupefacenti anche a diverse ore di distanza, se non addirittura di giorni. Aspetto che ha acceso le polemiche, perché limitante e, di fatto, rischioso in quanto il fisico potrebbe aver già smaltito la sostanza senza causare alterazione psico-fisica, mentre la memoria salivare incastrerebbe il guidatore.
AAA cercasi linee guida
Ma ad oggi, oltre le polemiche, non c’è altro. Perché il meccanismo per intercettare la positività con i test salivari rapidi si è inceppato. Perché? A un mese e mezzo dall’entrata in vigore del Codice mancano ancora le linee guida definitive per i test rapidi utili a rilevare, direttamente sulla strada, la positività degli automobilisti.
Tradotto, in poche parole, anche se i test ci sono non si sa ancora bene come utilizzarli e come applicare le nuove regole. Quel che è certo è che chi risulta positivo rischia multe che variano da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto fino a un anno e la sospensione della patente per un periodo compreso tra uno e due anni con 10 punti decurtati dalla patente e veicolo confiscato. Per i recidivi, invece, la legge prevede pene ancora più dure, col rischio della revoca della patente e la confisca del veicolo.
Tutto al momento è rimandato, perché senza un vademecum non si può applicare nulla di tutto ciò. Ma i dubbi restano e le polemiche non si freneranno di certo. Soprattutto dopo una recente sentenza della Cassazione che esaminando un caso antecedente alla riforma del Codice ha stabilito che neanche l’esame delle urine da solo è affidabile. La vera verità, infatti, è custodita solo nell’esame del sangue che è il test più accurato per accertare se un conducente è effettivamente alterato da droghe o alcol.