Il Ciao è stato commercializzato dalla Piaggio dal 1967 al 2006. E’ tra i motorini più longevi di tutti i tempi, avendo segnato intere generazioni. L’intuizione di poter creare uno scooter con un design da bicicletta è merito di Bruno Gaddi. Il Ciao risultò subito un ciclomotore vendutissimo per la sua meccanica elementare, essendo equipaggiato da un motore a cilindro orizzontale da 49,77cm³, alesaggio × corsa 38,4 × 43 mm, a due tempi funzionante con miscela olio-benzina al 2%. Non aveva performance paragonabili a quelle degli altri modelli in listino, ma il suo successo sul mercato indusse vari brand a imitare l’idea.
Semplice, agile e leggero, con un carburatore Dell’Orto SHA 12/10 e un telaio da dici, divenne un classico. Il Ciao era adatto a chiunque, giovani e adulti, che necessitavano di un mezzo pratico tra le vie trafficate delle città. Ai tempi le pretese erano, decisamente, diverse rispetto all’epoca attuale degli scooteroni. La distribuzione regolata da una spalla dell’albero motore e il raffreddamento ad aria forzata sul cilindro per mezzo di una ventola, per l’epoca, erano elementi top ma oggi farebbero sorridere i ragazzi abituati a tecnologie all’avanguardia.
Il leggendario Piaggio Ciao
Realizzato da una squadra di tecnici guidata dall’ingegner Bruno Gaddi, sin dalla sua presentazione, fece impazzire gli italiani. Il Ciao vantava un semplice avviamento a pedali, molto simile alla struttura di una bicicletta. Il moto azionava una catena che attraverso una cinghia di trasmissione, avviava il motore. I due gruppi frizioni erano posti nello stesso gruppo rotante. Lo spegnimento del ciclomotore avveniva, invece, con una leva al manubrio con una valvolina di decompressione.
I lati positivi erano, chiaramente, la maneggevolezza, grazie ad un telaio semplice in lamiera d’acciaio. Lo sterzo alto permetteva una manovrabilità da sogno. La trasmissione automatica a cinghia trapezoidale e l’impianto frenante a tamburo completavano il tutto. Il peso di 40kg a secco resero il Ciao ideale anche per il pubblico femminile. La prima serie fu proposta l’11 ottobre 1967, al prezzo di listino di sole 54.000 lire (Versioni C7N e C9N), 59.000 lire (versioni C7E e C9E) e 61.000 lire (versioni C7V e C9V). Le successive generazioni nacquero dalla studio dell’ing. Gaddi. Nel 1999 il motore venne omologato Euro I, mentre nel 2003 passò all’Euro 2. Il piccolo serbatoio aveva una capacitò di 2,8 litri.
Il ritorno del Ciao con il kit dell’azienda Ambra
Convertire il Ciao in un mezzo green rappresenta una idea brillante. E’ stato sviluppato, infatti, un kit per la trasformazione del ciclomotore in una e-bike, nel pieno rispetto delle linee storiche e delle attuali esigenze green. Purtroppo, a causa delle limitazioni alla circolazione, tantissimi possessori di Ciao sono stati costretti a dire addio al comodo mezzo.
Basterà una piccola spesa per tornare a viaggiare in piena libertà di circolazione. Il Codice della Strada prevede l’obbligo del casco, per bicicletta elettrica e bicicletta tradizionale, soltanto per bambini e ragazzi fino al raggiungimento del 14esimo anno d’età. Il motociclo deve essere stato conservato in ottime condizioni per usufruire del kit dei tecnici dell’Ambra. Il materiale costa 2.490 euro. Ambra Italia è nata nel giugno 2021 dopo quasi due anni di ricerca, sviluppo, e test per trasformare gli scooter Ciao. La batteria 36V 25 Ah (Li-Ion) corredata di Test a Carico garantirà nuova vita a un mito italiano.