• 3 Febbraio 2025 22:54

Corriere NET

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Dazi del 25% di Trump su Canada e Messico, le auto più colpite

Feb 3, 2025

Non è un caso che l’elezione del Presidente degli Stati Uniti sia da sempre una delle più seguite a livello mondiale. Si tratta da sempre di uno dei Paesi più importanti del mondo e chiaramente le idee del suo uomo più potente, politicamente parlando, hanno una certa incidenza sul destino del mondo. L’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump è stato accompagnato da non poche polemiche dovute alle idee del tycoon su determinate questioni.

Al centro del suo programma elettorale, naturalmente, c’è anche tanto di automotive. In particolare Trump ha sempre caldeggiato una politica protezionista nei confronti dei marchi e di quelle industrie che producono negli USA. Proprio in merito a ciò, nei giorni scorsi, ha annunciato di essere intenzionato a praticare un netto taglio delle tasse per attrarre nuovi brand a produrre negli Stati Uniti oltre a parlare naturalmente del famoso Green Deal.

Mano pesante con Messico e Canada

Tra le altre cose Donald Trump aveva anche promesso dei dazi nei confronti di quei Paesi che esportano i propri prodotti (tra cui le vetture) negli Stati Uniti. Detto fatto, sono arrivate le prime stangate che colpiranno Canada e Messico con dazi doganali del 25%, alla Cina invece il 10%. Tutto questo va di fatto a smantellare l’Usmca, ovvero l’accordo che esiste tra USA, Messico e Canada per il libero scambio.

Questi dazi avranno naturalmente un certo impatto anche sul settore automotive. Diverse Case, infatti, hanno stabilimenti nei Paesi limitrofi all’America per poi esportare le proprie auto negli USA. Tra queste ci sono Audi, BMW, Honda, JAC Motors, Stellantis, Toyota, Volkswagen, Nissan, Mazda e anche le stesse americane Ford e General Motors.

La posizione ufficiale di Trump sulla questione è che questi dazi sono stati immessi per questioni legate ai flussi migratori, ai sussidi erogati dagli States ai tre Paesi e al Fentanyl, un oppioide nato come farmaco che negli ultimi anni ha incontrato un grande sviluppo nel mercato illegale come droga. Piccate le reazioni di Cina, Messico e Canada. In particolare questi ultimi, attraverso la voce del Primo ministro uscente, Justin Trudeau, hanno attaccato pesantemente Trump. La proposta avanzata è quella di colpire duramente Tesla, marchio americano legato a doppio filo al Presidente degli Stati Uniti, vista l’amicizia con il suo proprietario Elon Musk.

Cosa attende l’Europa

Diverso invece è il discorso sul petrolio. Il 40% del cosiddetto oro nero, infatti, viene importato al momento dal Canada da parte degli USA. Quindi qualora decidesse di tassare con dei dazi del 25% anche il greggio, a quel punto Trump si ritroverebbe a dover fare i conti con una batosta indiretta agli stessi Stati Uniti. Per questo motivo sul comparto energetico ha deciso di immettere dei dazi pari al 10%.

Il Presidente degli Stati Uniti però ha già fatto sapere che presto toccherà anche all’Europa. Da Bruxelles, intanto, hanno già annunciato che qualora dovesse arrivare qualche stangata dagli USA ci sarà una risposta unitaria. In tal senso, però, permangono dei dubbi a causa dei rapporti di amicizia che intercorrono tra alcuni Paesi e Trump. Uno di questi è proprio l’Italia, con Meloni e Salvini che hanno caldeggiato l’elezione del tycoon e potrebbero decidere di portare avanti trattative personali. Gli interventi che potrebbero interessare il comparto automotive però non sono di certo finiti qui, il Presidente degli States, infatti, ha più volte annunciato anche misure che potrebbero andare a impattare sul comparto delle vetture elettriche.

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