E rieccoci. Dopo aver seminato il caos per mesi lo scorso anno, Fleximan torna a colpire. Il “luogo del delitto”? La strada provinciale tra Taglio di Po e Porto Tolle, nel Rodigino (Polesine). Nella notte tra mercoledì 30 e giovedì 31 gennaio, il misterioso tagliatore seriale è tornato alle sue care – brutte – abitudini. E il caso è servito, di nuovo.
Una firma d’autore
Il palo stroncato porterebbe una “firma d’autore”. Dalle prime indagini, sembra un copia-incolla del blitz dello scorso 19 dicembre. Allora, ne pagò pegno un autovelox a Rivà di Ariano: guarda un po’, lungo la strada provinciale 38. Di una banale coincidenza, cittadini e istituzioni dubitano. Lancia subito l’allarme la sindaca di Taglio di Po, Layla Maragoni. Appena messa al corrente, ha sporto denuncia ai carabinieri, mentre passa alle contromisure. Non si lascia intimidire e promette: l’autovelox tornerà in funzione a stretto giro. Per troppo tempo, Fleximan ha tolto il sonno a molti. È il momento di scrivere la parola fine.
“Lo rimetteremo in funzione appena possibile. Non vogliamo essere in balìa di persone che non si curano del danno che provocano agli altri e, vorrei dire, anche a sé stessi per le conseguenze penali dei loro gesti”, ha dichiarato Maragoni al Corriere del Veneto. Le immagini condivise sono un indizio evidente. Ancora una volta, il palo è stato reciso di netto alla base con un flessibile. Intanto, i media locali segnalano: “Il tagliatore degli autovelox ha colpito ancora” (La Voce di Rovigo). Secondo alcune testimonianze, il giustiziere delle strade (autoproclamato) potrebbe aver fatto sparire le telecamere di sicurezza. O è stato un intervento postumo dei tecnici comunali?
La lista si allunga
La lista comincia a diventare lunga. Soltanto nel Polesine si tratta del decimo caso in due anni. Obiettivo preferito, Rovigo, che conta ben sette abbattimenti senza un chiaro colpevole. Risale al 25 dicembre 2023, sempre a Taglio di Po, un doppio colpo; è seguito un bis nella primavera del 2024 sulla strada regionale 482. Un copione che pare uscito dal manuale di un serial offender.
Qualche mese fa, un nome era affiorato alle cronache: Enrico Mantoan. Su di lui pendono le accuse di cinque autovelox abbattuti, ma lui nega, e mancano prove schiaccianti. Insomma, chi sia stato non si sa: forse lui, forse un altro, o forse una pseudo-gang. Gli investigatori non escludono nessuna pista, mentre i cittadini chiedono a gran voce una soluzione. È caccia aperta al responsabile.
Il suo anonimato alimenta il mito. Nessuna rivendicazione, nessun messaggio lasciato, solo una firma silenziosa. Un palo tagliato di netto e via, avanti il prossimo. Colpo dopo colpo, Fleximan è diventato qualcosa di più di un semplice vandalo: è un simbolo, un’ombra che sfida il sistema. Un antieroe, quasi uscito da un fumetto. Sui social, il dibattito si infiamma, tra chi lo considera un ribelle moderno e chi un criminale. Le telecamere scomparse, il modus operandi sempre più raffinato: tutto lascia presagire che la storia non sia giunta al capitolo conclusivo. Fleximan tornerà? Se c’è una certezza, è che nessuno può davvero dormire sonni tranquilli.