• 30 Gennaio 2025 23:50

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La Fed apre l’era Trump lasciando i tassi invariati

Gen 29, 2025

AGI – La Fed lascia i tassi di interesse invariati – l’intervallo è tra il 4,25% e il 4,50% – come prima mossa di politica monetaria durante la seconda presidenza di Donald Trump. Il tycoon la scorsa settimana, parlando al forum di Davos, aveva chiesto alla banca centrale Usa di abbassare subito i tassi. Ma il focus principale del board della Federal Reserve resta quello di tenere sotto controllo l’inflazione – con il target del 2% – che viene valutata ancora “piuttosto elevata”. Per il governatore della Fed Jerome Powell “non c’è fretta di rivedere i tassi”. Wall Street amplia le perdite dopo la scelta di tassi invariati, con i mercati che si interrogano su un nuovo possibile rialzo dell’indice dei prezzi al consumo. Le prospettive economiche, valuta la Fed, “sono incerte e il Comitato è attento ai rischi per entrambe le parti del suo duplice mandato”.

 

Gli indicatori recenti, analizza la Fed, “suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo solido”. Mentre il tasso di disoccupazione “si è stabilizzato a un livello basso negli ultimi mesi e le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide”. In questo scenario il Comitato “cerca di raggiungere il massimo tasso di occupazione e inflazione al 2% nel lungo periodo”. Il Comitato ritiene inoltre che “i rischi per il raggiungimento dei suoi obiettivi di occupazione e inflazione siano più o meno in equilibrio”. Nel valutare l’appropriata posizione della politica monetaria, il Fomc della Fed “continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo per le prospettive economiche”. Il Comitato si dice pronto ad “adeguare la posizione della politica monetaria come appropriato se emergessero rischi che potrebbero impedire il raggiungimento degli obiettivi”.

 

Sulle decisioni del board della Fed aleggiano gli effetti delle prime scelte di politica economica, fiscale ed in materia di immigrazione che compira’ il nuovo governo Trump: dai possibili dazi ai rimpatri dei migranti. Con la conseguente possibilita’ che l’inflazione possa tornare a crescere. Le domande per Powell nella conferenza dopo la riunione del Fomc toccano quasi tutte questi argomenti. Il capo della Fed ha chiarito di non aver avuto alcun contatto con Trump. Powell, replicando alle domande in materia, ha detto che non avrebbe fornito alcuna risposta sulle parole del presidente in quanto “non sarebbe appropriato”, noi “continuiamo a lavorare a testa bassa”.

 

Powell annota: “Non sappiamo cosa accadrà con i dazi, l’immigrazione, la politica fiscale e la politica di regolamentazione. Osserveremo attentamente”. La Fed “aspetterà e studierà”. Nel frattempo la constatazione che l’economia a stelle e strisce “è forte e ha fatto progressi negli ultimi anni. Restiamo concentrati a raggiungere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi”. Domani sara’ il turno della Banca Centrale Europea: e’ il primo direttivo dell’anno, ed e’ previsto che venga deciso un taglio del costo del denaro di un altro quarto di punto, portando il tasso di riferimento dal 3 al 2,75%. Sarebbe il quinto taglio da quando ha iniziato ad allentare la politica monetaria nel giugno scorso.

 

Ma l’attenzione degli operatori è puntata in particolare sulla divergenza di vedute tra l’Eurotower e la banca centrale americana. La domanda fondamentale è se la Bce si senta a suo agio con la crescente distanza tra il suo percorso di politica monetaria e quello della più grande banca centrale del mondo. Per questo un focus particolare verra’ dato alle parole del presidente Christine Lagarde in conferenza stampa. Secondo gli analisti, la Bce tagliera’ ancora a marzo e giugno portando il tasso di riferimento al 2% entro la fine dell’anno. Ma vi e’ molta incertezza, soprattutto riguardo all’impatto dei dazi americani sulla crescita (debole) dell’Eurozona e sull’inflazione.  

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