AGI – Si sono dati appuntamento in piazza centinaia di cittadini che da Napoli a Bologna hanno voluto manifestare contro il Ddl Sicurezza. Il titolo dell’iniziativa è “‘100mila luci contro il buio del regime” per protestare contro alcuni punti del ddl che andrà in discussione al Senato per l’approvazione definitiva.
A Napoli, era prevista per il pomeriggio di oggi una fiaccolata a cui hanno aderito anche Cgil e Amnesty international, ma il maltempo ha permesso solo un sit in davanti alla prefettura, in piazza Plebiscito, al quale ha partecipato un folto gruppo di attivisti in rappresentanza di diverse associazioni.
“Napoli conosce bene, secondo me, le contraddizioni che una falsa idea di sicurezza può generare. Napoli è un territorio che è stato militarizzato in modo più o meno acuto – dice Nicola Scotto, tra gli organizzatori – sappiamo bene che non è questo il modo in cui si possono risolvere dei problemi strutturali come quelli che abbiamo. L’autunno scorso Napoli è stata teatro di una serie di tragedie e chiaramente vorremmo che non si ripetessero più. Ma che non sono frutto della mancanza di forze dell’ordine sul territorio, quanto piuttosto sono frutto di assenza di politiche. La sicurezza che vuole il governo è la sicurezza di reprimere, di discriminare, di fare cittadini di serie A e di serie B”. Per il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, “il Paese si deve rendere conto che questo provvedimento prevede settanta nuovi reati penali e pene rafforzate. Limita il diritto al dissenso, a manifestare, a rivendicare e protestare per difendere i diritti sociali e civili”.
Alessia Arena, in rappresentanza di Amnesty International Campania, sottolinea “l’importanza che ha il diritto di protesta nel nostro Paese ed in tutto il mondo. Purtroppo, le misure previste dal Ddl sicurezza vanno a intaccare in maniera preoccupante la possibilità dei cittadini di esprimere un dissenso anche in maniera pacifica e non violenta, e questo è chiaramente intollerabile in uno Stato di diritto che voglia definirsi tale. Poi l’inasprimento delle pene va in controtendenza rispetto a quello che dovrebbe essere, secondo quanto sancito nella Costituzione rispetto al diritto di associarsi e di protestare. Lo scudo penale di cui si parla non si garantisce una coesione, ma alza un muro che è controproducente” invece di avvicinare forze dell’ordine e cittadini. La rete No Ddl sicurezza ha annunciato un’assemblea per il prossimo 1 febbraio a Scampia, nella sede dell’universita’.
A Bologna
I dimostranti hanno tenuto accesi fiaccole, lumini e accendini, davanti alla Prefettura di Bologna, piazza Roosevelt. Alla manifestazione, con alcune sigle dei collettivi studenteschi, c’erano anche Sinistra Italiana, con il segretario nazionale, Nicola Fratoianni, rappresentanti della Cgil, di Amnesty International, di Libera, Extinction Rebellion, Arci, Ugs, Link, Municipi Sociali La’bas-Tpo, Adl Cobas, Mediterranea, Vag61 e Antigone, che hanno espresso “forte preoccupazione per le recenti misure annunciate dal governo che includono la proposta di ‘zone rossè, una misura che trasforma i diritti in privilegi con connotati classisti e razzisti, e l’introduzione di uno ‘scudo penalè per le forze dell’ordine, che rafforza l’impunita’ di eventuali abusi”.
Tra loro anche l’attivista per i diritti umani, Patrick Zaki. Dopo alcuni interventi, la manifestazione si è spostata pacificamente, con un corteo che ha attraversato il centro storico della citta’, verso piazza Maggiore.
Roma
I manifestanti si sono radunati davanti a Sant’Andrea della Valle. Sui cartelli le scritte come “l’attivismo non è un reato” e “il Ddl non porta sicurezza, ma minaccia al diritto di protesta pacifica”. Sono stati scanditi cori anche per Ramy, il 19enne morto a Milano durante un inseguimento dei Carabinieri.
La serata si è conclusa con i manifestanti che hanno intonato “Bella ciao” e si sono dati appuntamento ‘carovana’ a Bruxelles il 4 e 5 febbraio, quando i rappresentanti della ‘Rete no ddl’ sarano al Parlamento europeo per incontrare gli eurodeputati di Avs e le associazioni per i diritti civili.
“Questo Ddl preoccupa non soltanto Amnesty International, non soltanto centinaia di movimenti della società civile, ma organizzazioni internazionali”, ha sottolinato Riccardo Noury, portavoce di’ Amnesty International Italia, “da ultimo sei Relatori delle Nazioni Unite che hanno espresso la preoccupazione, da noi condivisa totalmente, che dietro questa parola ‘sicurezza’ si celi poi un disegno repressivo di alcuni diritti fondamentali”.