AGI – Sono passati otto anni dal disastro dell’hotel Rigopiano di Farindola e, come ogni anno, domani i parenti delle 29 vittime si ritroveranno sul luogo del disastro per commemorare i propri cari. Il famoso resort di lusso con spa a 1.200 metri, sul versante pescarese del Gran Sasso, il 18 gennaio 2017 fu travolto e distrutto da una valanga del peso di 120mila tonnellate. Quel giorno c’erano 40 persone (28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti): solo in 11 sono sopravvissuti. La cerimonia prenderà il via alle 15 con la presentazione del Giardino della Memoria, dedicato alle vittime della tragedia. A seguire si terrà la fiaccolata fino all’obelisco dell’hotel, una messa all’interno del sito, lettura dei nomi dei ’29 Angeli’ con rintocco di campana. Dopo la deposizione di rose bianche, 29 palloncini bianchi saranno liberati in cielo. Infine, all’ora precisa in cui la valanga travolse l’albergo, il coro di Atri intonerà ‘Signore delle cime’. In caso di maltempo, la cerimonia si terra’ davanti al totem.
Il processo
A distanza di otto anni dalla tragedia, un mese e mezzo fa il procedimento giudiziario su Rigopiano è arrivato in Cassazione. I giudici di legittimità hanno disposto un nuovo processo d’appello per sei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo, che erano stati assolti nei primi due gradi di giudizio, in relazione alla mancanza di una carta valanghe. Appello bis anche per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio e per il tecnico comunale di Farindola, Enrico Colangeli. Lacchetta in primo e secondo grado era stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, mentre D’Incecco e Di Blasio erano stati condannati, entrambi, a 3 anni e 4 mesi. Colangeli, invece, dopo l’assoluzione in primo grado, era stato condannato in appello a 2 anni e 8 mesi. La Cassazione ha annullato le sentenze di condanna e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni. Il processo in primo grado a Pescara si era concluso con 25 assoluzioni e 5 condanne.
La pubblica accusa – rappresentata dal procuratore capo Giuseppe Bellelli, e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni – aveva invece chiesto 26 condanne per un totale complessivo di 151 anni e mezzo di reclusione e quattro assoluzioni. In appello, il procedimento si era poi chiuso con otto condanne e 22 assoluzioni: tra i condannati l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, con una pena a un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio. Condanna per l’ex prefetto confermata in Cassazione, che ha contestualmente confermato l’assoluzione per Provolo e gli altri prefettizi relativamente alla vicenda del depistaggio.