• 13 Gennaio 2025 19:44

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Morning bell: i mercati Usa volano in attesa di Donald Trump

Gen 13, 2025

AGI – In attesa dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca tra una settimana e dopo che la scorsa ottava il mercato del lavoro a stelle e strisce si è confermato su livelli molto forti, facendo volare i rendimenti sui Treasury, i mercati azionari globali si sono indeboliti e il dollaro si è mantenuto vicino ai massimi degli ultimi 14 mesi, alzando la posta in gioco sui dati di questo mercoledì sull’inflazione Usa.

Oggi i future a Wall Street sono in calo, così come quelli in Europa, e sul mercato asiatico i listini arretrano su tutti i fronti, poiché si prevede che gli utili delle aziende cinesi registreranno un terzo anno consecutivo di flessione nel 2024 e che questa tendenza continuerà, anche quest’anno, soprattutto a causa della persistente deflazione. Inoltre i listini globali e quindi anche quelli asiatici risentono del fatto che gli investitori si aspettano tassi Usa più alti per un periodo più lungo.

Al momento sul mercato dei future le probabilità di un secondo taglio Fed quest’anno sono scese dal 60% a circa il 20% e Bank of America suggerisce che “il ciclo di tagli sia finito”, aggiungendo che non ci sarà alcuna riduzione quest’anno ma che anzi, “l’aspettativa potrebbe spostarsi sui rialzi “, specie se questa settimana l’inflazione Usa dovesse aumentare in modo significativo. La previsione è che a dicembre l’inflazione generale americana acceleri leggermente, passando dal 2,7% di novembre al 2,8%, soprattutto per l’aumento della componente energia. La ‘core’ dovrebbe invece stabilizzarsi al 3,3%. A questo proposito non aiuta l’impennata dei prezzi del petrolio, saliti al top da 4 mesi, con i future sul Brent che in Asia sono tornati sopra 80 dollari al barile, per i segnali di minori spedizioni di greggio dalla Russia, mentre Washington ha intensificato le sanzioni contro Mosca.

Più nel dettaglio, oggi i mercati restano chiusi in Giappone per festività, mentre le Borse cinesi arretrano, specie quella di Hong Kong che scende di oltre l’1% penalizzata dal dollaro forte e dall’aspettativa di minori tagli dei tassi da parte della Fed. Anche Seul perde oltre l’1% e lo stesso fa Sydney, mentre Shanghai va giù di circa mezzo punto percentuale, nonostante le esportazioni in Cina si siano impennate di oltre il 10% a dicembre e le importazioni siano salite dell’1%, registrando un surplus con gli Stati Uniti molto forte di 105 miliardi di dollari, il che fornisce buoni argomenti ai ‘falchi’ che chiedono tariffe più severe sui prodotti cinesi.

Anche la Pboc ha intensificato gli sforzi per difendere l’indebolimento dello yuan, allentando le regole per consentire maggiori prestiti offshore e rafforzando la valuta cinese, mentre sul fronte macro c’è attesa per i dati di venerdì sul Pil cinese del quarto trimestre, da cui si capirà se il Paese l’anno scorso ha raggiunto l’obiettivo ufficiale di crescita economica di circa il 5%, nonostante le preoccupazioni per la stagnazione dell’economia, la deflazione e la scarsa fiducia dei consumatori. Sempre venerdì, oltre al Pil, usciranno anche i dati sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale del Dragone a dicembre.

Intanto sul fronte valutario il forte aumento dei rendimenti dei Treasury, ha rafforzato il dollaro su tutta la linea e ha visto l’euro scendere per otto settimane consecutive, attestandosi a 1,023 dollari, appena sopra il minimo da novembre 2022. Sullo yen il biglietto verde è sceso a 157,60 yen, dopo aver toccato il massimo degli ultimi sei mesi a 158,88, in seguito alle notizie secondo cui la Banca del Giappone potrebbe rivedere al rialzo le sue previsioni di inflazione questo mese, come preludio a un nuovo aumento dei tassi. Molto debole la sterlina, che è rimasta bloccata ai minimi degli ultimi 14 mesi a 1,2170 dollari, con il sentiment inasprito dal recente crollo del mercato dei titoli di Stato dovuto al timore che il governo laburista debba indebitarsi ulteriormente per finanziare l’annunciato aumento della spesa. A questo proposito il ministro delle Finanze britannico Rachel Reeves ha promesso che avrebbe agito per garantire il rispetto delle norme fiscali del governo, confermando il suo viaggio in Cina, malgrado le opposizioni le chiedessero di rinviarlo per concentrarsi sulle turbolenze finanziarie interne. 

 

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