AGI – Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, le Indulgenze sono “la remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, in determinate condizioni, acquista, per se’ stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice di redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi”. In altre parole, il peccato è perdonato con la confessione, ma resta la pena temporale: può essere scontata sulla terra con preghiere e penitenze, con opere di carità e con l’accettazione delle sofferenze della vita.
Viceversa può essere scontata nell’aldilà, nel Purgatorio. Per estinguere il debito della pena temporale la Chiesa permette al fedele battezzato, appunto, di accedere alle indulgenze. La pratica delle Indulgenze va intesa come espressione e attuazione della misericordia di Dio, che aiuta i suoi figli a cancellare le pene dovute ai loro peccati, ma anche e soprattutto a spingerli verso un maggior fervore di carità. Le indulgenze sono strettamente connesse con il Sacramento della Penitenza, in quanto queste sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa col sacramento della Penitenza.
L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa e può essere parziale o plenaria; può essere applicata a se’ stessi e anche ai defunti.
“L’indulgenza è una grazia giubilare”, che “permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio”. La Penitenzieria Apostolica cita la Spes non confundit – la Bolla con cui lo scorso 9 maggio il Papa ha indetto il Giubileo 2025 – per spiegare in un dettagliato documento i luoghi e le possibilità che permetteranno ai fedeli di ottenere questo dono concesso dal Papa a partire domani, quando comincerà l’Anno Santo. Le “Norme sulla concessione dell’indulgenza”, che portano la firma del cardinale penitenziere maggiore Angelo De Donatis e del reggente monsignor Krzysztof Nykiel, chiariscono anzitutto che “durante il Giubileo Ordinario del 2025 resta in vigore ogni altra concessione di Indulgenza” e che dunque alle consuete condizioni sarà possibile ottenerla e applicarla anche “alle anime del Purgatorio in forma di suffragio”.
Ma sono certamente i pellegrinaggi lo strumento che viene sottolineato in particolare dalla Penitenzieria, sia quelli a Roma in “almeno una” delle Basiliche papali, sia in Terra Santa in almeno una tra le basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth. L’indulgenza può essere ottenuta, si precisa, anche partecipando fra l’altro alla Messa, al Rosario, alla Via Crucis e ad altre celebrazioni in un pellegrinaggio “verso qualsiasi luogo sacro giubilare” o “in altre circoscrizioni ecclesiastiche”, cattedrali e chiese, secondo quanto disposto dai vescovi locali. Il documento indica analogamente come mete altri luoghi sacri a Roma e nel mondo – tra cui i grandi santuari e basiliche come Assisi, Loreto e Pompei – e sottolinea anche le modalità per chi “per gravi motivi” (suore di clausura, malati, detenuti ecc..) potrà comunque conseguire l’indulgenza senza prendere parte a pellegrinaggi e celebrazioni.
Nella linea della Spes non confundit, dove Francesco afferma che “nell’Anno Giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio”, le Norme della Penitenzieria chiariscono che l’indulgenza viene “annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza”. L’invito ai credenti è a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale, dunque scegliendo di visitare malati, carcerati, anziani soli, diversamente abili sarà possibile ottenere l’indulgenza a ogni visita, anche una volta al giorno. Stessa possibilità è legata, prosegue il documento, a iniziative “che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo”, in particolare riscoprendo “il valore penitenziale del venerdì” con l’astensione “almeno durante un giorno” da distrazioni “reali ma anche virtuali”, come quelle indotte da media e social network), da “consumi superflui”, praticando ad esempio il digiuno come indicato dalla Chiesa, “devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri” o “sostenendo opere di carattere religioso o sociale”, a favore della difesa e protezione della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti, o ancora “dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato”.
L’Anno Santo, afferma la Penitenzieria nell’introdurre le Norme, è un periodo speciale in cui sperimentare il perdono divino. Per questo nella parte conclusiva si dà spazio a tutto quanto faciliti l’accesso alla Confessione, con una serie di facoltà concesse a vescovi in questo senso e con l’invito a tutti i sacerdoti “ad offrire con generosa disponibilità e dedizione di se’ la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza”. Vengono suggerite anche delle indicazioni pratiche, come la pubblicazione delle “fasce d’orario per le confessioni”, l’esortazione a farsi “trovare in confessionale, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente”, chiedendo aiuto anche a sacerdoti anziani che non abbiano incarichi pastorali. Una raccomandazione finale ai vescovi è ad aver cura di spiegare “chiaramente le disposizioni e i principi” che sono alla base del conseguimento delle indulgenze, con una formazione che tenga conto “in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni” di ciascun popolo.