AGI – Nella giornata di martedì 17 dicembre, i mercati procedono incerti e contrastati, in attesa della riunione della Fed e di una raffica di decisioni sui tassi da parte di numerose banche centrali questa settimana, mentre i deboli dati economici cinesi pubblicati lunedì e il timore dei minacciati rialzi dei tassi Usa hanno ridotto la propensione al rischio degli investitori. In Asia le Borse viaggiano in calo, i future a Wall Street sono deboli, dopo che ieri il Nasdaq è salito a un nuovo livello record e il Dow Jones è arretrato per l’ottava volta di seguito, a dimostrazione del nervosismo che serpeggia sui mercati. Anche i future in Europa sono deboli e l’euro perde colpi sul dollaro, mentre la Germania si dirige verso le elezioni anticipate dopo che il cancelliere Olaf Scholz ha perso ieri il voto di fiducia, ponendo fine al suo frammentato governo di coalizione in un momento di tensione per la piu’ grande economia dell’Eurozona. La crisi tedesca fa il paio con quella in Francia. Più in generale c’è allarme in Europa dopo che Trump ha minacciato di imporre tariffe universali fino al 20% sulle importazioni e ha chiesto un accordo di mediazione per porre fine alla guerra in Ucraina.
Attesa per la Fed
Intanto i mercati attendono la riunione del 18 dicembre della banca centrale americana. È praticamente certo che la Fed rialzerà di un quarto di punto del costo del denaro, anche se gli analisti si aspettano che Federal Reserve segnali un ritmo più lento per i tagli dei tassi del prossimo anno, alla luce di un’inflazione potenzialmente elevata e della resilienza del mercato del lavoro. “Il mercato è affamato di ulteriori tagli e la Fed non intende scontentarlo ma al tempo stesso si domanda: è possibile farlo senza creare pressioni inflazionistiche?“, si chiede Andre Bakhos, esperto di Ingenium Analytics. Oltre alla riunione della Fed, questa settimana l’attenzione si è concentrata anche sulle decisioni sui tassi di interesse di Gran Bretagna, Giappone, Indonesia, Thailandia e Filippine.
Uno sguardo verso Est
In Asia la Borsa di Tokyo è altalenante e poco mossa, in vista della riunione di politica monetaria della BoJ prevista per questa settimana. Gli economisti si aspettano che la Bank of Japan mantenga invariati i tassi di interesse, contrariamente alle precedenti aspettative di un rialzo. Il listino di Jakarta arretra, in attesa che domani la Banca d’Indonesia si esprima sui tassi. L’aspettativa è che li mantenga fermi per sostenere la rupia.
Anche la Borsa thailandese è debole poiché la banca centrale dovrebbe mantenere invariato domani il suo tasso di interesse chiave e l’azionario scende nelle Filippine, dove si prevede che giovedì la banca centrale ridurrà il suo tasso di riferimento di 25 punti base per la terza volta consecutiva. Intanto il listino di Shanghai cala e quello di Hong Kong oscilla dopo che lunedi’ la crescita delle vendite al dettaglio in Cina ha subito una brusca decelerazione a novembre, evidenziando la persistente debolezza della spesa dei consumatori. Anche i prezzi delle case in Cina sono scesi, confermando le difficolta’ del settore immobiliare. Sui mercati cinesi pesa il timore dei tassi Usa, mentre Donald Trump ha scelto George Glass, un ‘falco’ anticinese come ambasciatore in Giappone. La nomina fa seguito a un netto irrigidimento della posizione degli Stati Uniti nei confronti di Pechino durante l’amministrazione Biden e va incontro al rafforzamento dell’alleanza tra Giappone e Stati Uniti in funzione anticinese. Più in generale Reuters riferisce che i leader di Pechino la scorsa settimana hanno concordato di aumentare il deficit di bilancio al 4% del Pil l’anno prossimo, il livello più alto mai registrato, mantenendo nel contempo un obiettivo di crescita economica di circa il 5%.
Bitcoin, monete e petrolio
Intanto il Bitcoin vola a un nuovo massimo storico sopra 107.000 dollari e in Asia il prezzo del petrolio arretra leggermente, dopo aver chiuso in calo a New York, poiché gli investitori si sono posizionati su una prospettiva di domanda incerta e di ampia offerta. Sul fronte valutario l’indice del dollaro, che misura la valuta statunitense rispetto alle valute rivali, è rimasto stabile a 106,77 e si avvia verso un guadagno del 5% per l’anno. Lo yen è restato sulla difensiva in attesa della BoJ e l’euro si mantiene sopra 1,05 ma è in procinto di perdere quasi il 5% nel 2024. La sterlina è stabile, in attesa della BoE. Ieri Wall Street ha visto il Nasdaq avanzare dell’1,24%, toccando un nuovo livello record, spinto dai titoli megacap e growth, con Broadcon a +11,2%, Tesla a +6%, Alphabet in aumento del 3,6% e Apple a +1%. Anche l’S&P e’ salito dello 0,37%, mentre il Dow è arretrato dello 0,25% e il rendimento del Treasury a 10 anni è risalito al 4,4%, in attesa della Fed e dopo che negli Usa i Pmi sono avanzati a dicembre a 56,6 punti, al top dal 2022.