• 22 Dicembre 2024 19:00

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F1, Red Bull: il crollo tecnico di un mondiale sprecato

Dic 12, 2024

Red Bull è arrivata terza nel mondiali costruttori 2024. Dietro la McLaren e pure alle spalle della Scuderia Ferrari. Per come si era messo l’inizio del campionato pareva quasi impossibile. La scuderia di Milton Keynes, infatti, era partita ancora una volta a razzo. Il dominio schiacciante targato 2023 non era preventivato, questo sì. Ciò malgrado, nei primi round nessuno pareva in grado di batterli. E invece tutto è cambiato, di lì a poco. Senza dubbio la partenza di Newey ha scioccato la scuderia austriaca. Non se lo aspettavano. Il reparto tecnico è rimasto nelle mani di Pierre Waché, ma il francese non è stato in grado di reggere l’urto dopo l’abbandono inatteso del genio di Stratford-Upon-Avon. Qualcosa di diverso non si può dire.

Inoltre pesa il pesante caso sulla questione Horner. Una tiritera mediatica durata parecchi mesi, nei quali il solo Verstappen è riuscito ad emergere. Un carattere forte, quello dell’olandese, capace di creare una bolla, ficcarcisi dentro e lasciare all’esterno la montagna di critiche e accuse, condite dalla lotta strisciante e interna tra le due fazioni del team. La parte thailandese e quella austriaca se le sono suonate alla grande. Senza contare le altre partenze in ruoli chiave della scuderia. Non era affatto semplice gestire il tutto e non lo è stato. Sotto il profilo squisitamente tecnico, sono comunque arrivate diverse correzioni. Aggiornamenti che hanno provato a risollevare le sorti del team.

F1, Red Bull: la cronistoria tecnica di una RB20 sofferente

Dal Gran Premio di Miami la Red Bull non era più l’auto da battere. McLaren ha realizzato un netto salto di qualità e Ferrari si è avvicinata in maniera prepotente al rendimento dell’auto austriaca. In precedenza erano arrivate delle novità importanti che però, a conti fatti, non sono state sufficienti per garantire longevità di successo alla squadra, che in quel momento era campione del mondo in carica. A Suzuka, gara di casa considerando i propulsori “made in Sakura“, l’auto colorata blue racing presenta un nuovo fondo. Una soluzione mirata a generare un quantitativo di carico verticale superiore. Idem per gli sviluppi inerenti la geometria del diffusore, più grande nel tentativo di sommare più downforce alla vettura.

Inoltre sono arrivati dei ritocchi alle pance, ulteriore estremizzazione del concetto “shark inlet”, dove le sezioni di entrata dei flussi sono davvero ridotte. Per questo sono comparsi dei convogliatori al lato del cockpit che potessero alimentare le componenti interne della power unit. A questo si sommano diverse canalizzazioni. Una specie di “sistema di raffreddamento modulare” per gestire al meglio la PU Honda RBPTH 002 e, di riflesso, offrire la massima performance motoristica. Parliamo di aggiornamenti che dovevano funzionare ma in realtà non hanno offerto i benefici stimati sulla carta. A Silverstone arriva un aggiornamento che a livello teorico doveva sistemare le cose.

Fonte: Getty ImagesL’olandese Max Verstappen (Red bull) a bordo della sua RB20 – durante il Gran Premo di Singapore edizione 2024

Un ulteriore fondo, modificato principalmente nell’area della vettura che avvolge la struttura anti impatto laterale (SIS). Una modifica che ha cambiato la traiettoria della massa fluida diretta verso il retrotreno della monoposto. Update che si incaricava pure di energizzare la così detta “edge-wing”, l’estrattore laterale collocato sul bordo tagliente del fondo che, a sua volta, ha visto incrementare i profili che lo compongono. Anche in questo caso i fatti non hanno rispettato affatto le aspettative. Stessa cosa per la nuova conformazione di cofano motore e pance per l’Ungheria. Quello che ha funzionato bene, invece, riguarda l’ultimo vero aggiornamento di Austin. Ennesima versione del fondo e un ritocco alla geometria del diffusore.

F1, Red Bull: il futuro incerto 

Per correggere il tiro, Red Bull si è vista costretta ad aggiornare pure il simulatore. Un grande lavoro di comprensione è stato svolto dal team, traviato da un campo ipotetico fuorviante che ha portato decisamente fuori strada il gruppo di lavoro. Smarrito il corretto punto di lavoro della monoposto, solo a metà dell’ultimo terzo del mondiale le cose sono incominciate a migliorare. Questo malgrado la RB20 soffrisse sempre e comunque di alcuni problemi. Una rigidità manifesta del telaio ha reso assai complicato assorbire i bump dei vari circuiti. Mentre l’avantreno dell’auto, ha spesso limitato e non poco il rendimento. Verstappen è stato strepitoso a gestire questa situazione.

Ha fornito una base costante di feedback per trovare sempre e comunque l’assetto che potesse ottimizzare l’auto e far pesare il meno possibile le carenze del mezzo. Per di più, è stato eccelso nello sfruttare appieno diversi contesti competitivi, dove le condizioni ambientali hanno limato il livello generale delle prestazioni. Dare un voto alla stagione della Red Bull è complicato, anche considerando quanto detto all’inizio dello scritto. Malgrado tutti i problemi, a livello tecnico pensiamo che la sufficienza stiracchiata sia corretta come valutazione. D’altra parte il team non si è mai arreso, ha iniziato molto forte, ed è poi riuscito a sistemare le cose verso la fine del campionato, quando era il momento di supportare Max nella lotta per il mondiale piloti. Inoltre, una grande fetta di responsabilità sui costruttori va ascritta a Perez. Con un buon lavoro del messicano il titolo poteva restare a Milton Keynes.

Ciò non toglie che la stagione 2025 resta parecchio enigmatica. Ci troviamo di fronte all’ultima annata che presenta la continuità regolamentare, prima del nuovo corpo normativo che andrà a stravolgere la categoria. Red Bull ha lavorato su telaio e sospensioni per la nuova vettura, convinta di presentarsi ai nastri di partenza del prossimo campionato ancora una volta in lizza per ambedue i titoli iridati. Resta da capire se a livello tecnico l’assenza di Newey continuerà a pesare, oppure se l’assestamento di Waché al comando, dopo una campagna agonistica assai difficile, avrà insegnato al transalpino come dirigere una scuderia così importante che, al netto dei fatti, nutre sempre il medesimo obiettivo: vincere. Questo sebbene Ferrari e McLaren ovviamente non saranno d’accordo.

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