• 23 Dicembre 2024 11:32

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Un italiano su 3 capisce solo frasi brevi e semplici

Dic 11, 2024

AGI – In Italia le competenze cognitive degli adulti, stabili negli ultimi dieci anni, continuano ad essere lontane dai risultati medi Ocse in ‘literacy’, ‘numeracy’ e ‘adaptive problem solving’: in particolare, in literacy il 35% dei 16-65enni (la media Ocse è 26%) ottiene un punteggio pari o inferiore al livello 1, quello che indica la capacità di comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, quando le informazioni sono indicate chiaramente.

 

Le persone che non raggiungono il livello 1 – più di una su tre – sono in grado di comprendere, al massimo, frasi brevi e semplici, sono in pratica in una condizione di ‘analfabetismo funzionale’. È quanto emerge dall’Indagine sulle competenze degli adulti (Survey of Adult Skills) realizzata nell’ambito del Programma dell’Ocse per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (Programme for the international assessment of adult competencies, Piaac).

 

Il secondo ciclo (edizione) dell’indagine è stato condotto l’anno scorso in 31 Paesi ed economie del mondo; in Italia l’indagine è stata realizzata dall’Inapp su incarico del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In numeracy, il 35% degli adulti (media Ocse 25%) ha un punteggio pari o inferiore al livello 1 (chi è al di sotto è in grado di sommare e sottrarre solo numeri piccoli) mentre nel problem solving adattivo è il 46% degli adulti (media Ocse 29%) ad avere un punteggio pari o inferiore al livello 1 (chi è al di sotto sa risolvere solo problemi molto semplici).

 

Considerando in modo congiunto i tre domini, in Italia ha un punteggio pari o inferiore al livello 1 il 26% degli adulti in Italia. Sui risultati del nostro Paese pesano gli ampi divari interni determinati per lo più dal territorio, dall’età, dal livello di istruzione e dal genere. I residenti nel Nord e nel Centro d’Italia riescono spesso a raggiungere punteggi di competenza pari a quelli della media Ocse, al contrario di quanto accade nel Mezzogiorno che presenta valori sempre significativamente inferiori alla media italiana e conseguentemente a quella Ocse. Le persone di 55-65 anni mostrano i valori di competenza piu’ bassi opponendosi ai giovani di 16-24 anni.

 

Nel dettaglio, le competenze cognitive rilevate tramite l’indagine sono espresse in punteggi da 0 a 500. Nelle competenze di literacy il punteggio medio degli adulti italiani e’ pari a 245, contro una media Ocse di 260: dopo l’Italia, vengono solamente Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile. Nelle competenze di numeracy il punteggio italiano è di 244, rispetto ai 263 nella media Ocse: in questo caso il nostro Paese si colloca al quartultimo posto, seguito solo da Polonia, Portogallo e Cile. Nelle competenze di problem solving adattivo la media italiana è di 231, a fronte di una media Ocse di 251: per questo dominio, solo Lituania, Polonia e Cile conseguono punteggi più bassi dei nostri.

 

Uno dei migliori risultati raggiunti dal nostro Paese, specialmente in ottica prospettica, riguarda la popolazione giovanile, risorsa scarsa in un Paese con uno dei più alti tassi di invecchiamento al mondo. I 16-24enni in Italia raggiungono punteggi di competenze superiori al resto della popolazione e, nel caso della numeracy, anche dei giovani di 25-34 anni. Il divario di competenze tra 16-24enni e 55-65enni, in termini di valori medi, è sempre evidente qualsiasi sia il dominio preso in esame: ciò che si osserva nel caso italiano è una notevole perdita di competenze all’avanzare dell’eta’, ma con un buon bagaglio di partenza.

 

Gli uomini continuano ad avere migliori risultati delle donne in numeracy, mentre non vi sono differenze di genere in literacy e problem solving adattivo. Nel nostro Paese, tra l’altro, la differenza di genere in numeracy aumenta, sempre a sfavore delle donne, quando le analisi sono circoscritte alle sole persone con istruzione terziaria, ma si annulla se si considerano solo gli adulti con un titolo di studio terziario in percorsi Stem, vale a dire in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.

 

La ridotta quota di donne con titoli Stem – che conferma le scelte selettive delle donne dettate da stereotipi culturali – pone ostacoli al raggiungimento della parità di genere nelle competenze di numeracy, ma anche alla crescita complessiva delle competenze del Paese.

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