AGI – I mercati procedono prudenti, un po’ indeboliti e in ordine sparso, in attesa dei dati sull’occupazione americana. La previsione è che oggi il mercato del lavoro a stelle e strisce dovrebbe normalizzarsi, con un’occupazione intorno alle 200mila unità e una disoccupazione poco mossa al 4,1-4,2%. Questo dovrebbe rafforzare le probabilità che la Fed a dicembre tagli i tassi di un quarto di punto, anche se le prospettive a lungo termine restano incerte, in vista delle politiche commerciali protezionistiche di Trump, le quali rischiano di far ripartire l’inflazione, spingendo la Fed a una maggiore prudenza nel 2025. Oggi in Asia i listini sono misti, per le turbolenze politiche in Corea del Sud, mentre il principale partito di opposizione ha chiesto l’impeachment del presidente Yoon che dovrebbe essere votato domani. Intanto i future a Wall Street e in Europa sono poco mossi, dopo una chiusura in calo ieri e i rialzi record di mercoledì, mentre il Bitcoin perde un po’ di slancio, dopo aver superato per la prima volta la soglia dei 100mila dollari per l’aspettativa di un maggiore sostegno politico e normativo da parte del presidente eletto sulle criptovalute.
In Asia, la Borsa di Tokyo arretra, dopo che a ottobre i salari sono cresciuti in Giappone al ritmo più veloce da 32 anni e i mercati non si aspettano alcun aumento dei tassi da parte della Boj questo mese. Anche Seul è negativa, mentre il won resta debole e in Australia Sydney è in calo di circa mezzo punto percentuale. Al contrario le Borse cinesi sono in rialzo di oltre l’1%, per la speranza di ulteriori stimoli in vista di un incontro economico chiave in Cina la prossima settimana. In India la Borsa di Mumbai si è appiattita, dopo che la banca centrale ha mantenuto invariati i tassi di interesse, riducendo il coefficiente di riserva di cassa che le banche sono tenute a detenere, allentando di fatto le condizioni monetarie, mentre la crescita economica rallenta.
Sempre in Asia il prezzo del petrolio si è stabilizzato dopo aver chiuso in calo a New York, con il Brent poco sopra 72 dollari al barile e il Wti poco mosso a 68,4 dollari. Ieri i paesi dell’Opec+ hanno concordato una proroga di tre mesi dei tagli alla produzione per sostenere i prezzi del petrolio. Gli aumenti all’offerta saranno reintrodotti a partire da aprile 2025. Considerando il contesto negativo, i membri dell’organizzazione hanno deciso di estendere i tagli volontari pari a 2,2 milioni di barili al giorno “fino a marzo 2025”, ha annunciato un comunicato dell’organizzazione. Questi tagli verranno poi “gradualmente eliminati fino alla fine di settembre 2026”. Nel frattempo a Wall Street i future sono piatti in attesa del rapporto odierno sull’occupazione, mentre ieri le richieste di sussidi settimanali di disoccupazione sono aumentate a 224.000 unità rispetto al minimo da sette mesi di 215.000 della settimana precedente, restando comunque intorno a quota 200.000, che è la stessa intorno a cui dovrebbero attestarsi oggi i nuovi occupati Usa.
Poco mossi ma sotto la parità i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in rialzo, nonostante l’aggravarsi della crisi politica in Francia e le dimissioni del premier Barnier. Il presidente Emmanuel Macron ha detto che non si farà da parte prima della fine del suo mandato e che nominerà un nuovo primo ministro nei prossimi giorni. Il mandato del presidente durerà fino al 2027, ma le opposizioni stanno premendo per farlo dimettere prima. Intanto i paesi dell’Unione europea stanno discutendo della possibilità di istituire un fondo per la difesa da 500 miliardi di euro. L’iniziativa è aperta al Regno Unito e alla Norvegia e attingerebbe fondi sui mercati obbligazionari per aumentare la spesa, in vista del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto ha più volte minacciato che non proteggerà più gli alleati della Nato “se non pagheranno”. Questo ha spinto le capitali europee a valutare opzioni più radicali di finanziamento della difesa, tra cui i prestiti congiunti, tradizionalmente esclusi dai falchi in Germania, Paesi Bassi e Danimarca.
Opec+ rinvia l’aumento della produzione ad aprile ed estende tagli fino a 2026
L’Opec+ ha deciso di rinviare il piano di aumento della produzione di greggio da gennaio ad aprile 2025, e di estendere i tagli al 2026. L’Opec+, che pompa circa la meta’ del petrolio mondiale, aveva programmato di iniziare a ridurre i tagli a partire dall’ottobre 2024, ma il rallentamento della domanda globale e l’aumento della produzione al di fuori del gruppo l’hanno costretta a rinviare i piani in diverse occasioni. Nonostante i tagli del gruppo all’offerta, il Brent è rimasto per lo più in una fascia compresa tra i 70 e gli 80 dollari al barile quest’anno, e oggi scambia vicino ai 73 dollari al barile, dopo aver toccato il minimo del 2024 sotto i 69 dollari a settembre. I membri dell’Opec+ stanno trattenendo 5,86 milioni di barili al giorno di produzione, pari a circa il 5,7% della domanda globale, attraverso una serie di mosse concordate dal 2022 a sostegno del mercato. Queste comprendono il taglio di 2 milioni di barili al giorno (bpd) da parte dell’intero gruppo, 1,65 milioni di bpd di tagli volontari da parte di otto membri e poi altri 2,2 milioni di tagli volontari da parte degli stessi otto membri. L’Opec ha deciso di estendere i tagli di 2 milioni di bpd e di 1,65 milioni di bpd fino alla fine del 2026 anziché a fine 2025, secondo quanto dichiarato dalle fonti. L’eliminazione graduale di 2,2 milioni di tagli inizierà ad aprile 2025 e durerà fino a settembre 2026. Il gruppo ha inoltre concordato di consentire agli Emirati Arabi Uniti di aumentare la produzione di 300.000 bpd a partire da aprile – anziche’ da gennaio – sino alla fine di settembre 2026.
C’è attesa per i dati sul mercato del lavoro
Oggi usciranno i dati sul mercato del lavoro Usa. “La previsione è un ritorno alla normalità”, spiega l’analista Vincenzo Bova, mentre gli economisti si aspettano un aumento del tasso di disoccupazione al 4,2% dal 4,1% e una contestuale normalizzazione del numero di nuovi occupati intorno alle 200.000 unita’, dopo il crollo di ottobre legato a fattori straordinari, come uragani e scioperi. Simili dati favorirebbero un taglio dei tassi da parte della Fed di un quarto di punto a dicembre, che peraltro e’ atteso anche dai mercati, che prezzano al 60% un taglio di 25 punti base entro la fine dell’anno.
La Ue punta a istituire fondo per la difesa da 500 miliardi
I paesi dell’Ue stanno discutendo della possibilità di creare un fondo comune di 500 miliardi di euro per progetti di difesa e approvvigionamento di armi, attingendo ai mercati obbligazionari per incrementare la spesa in previsione del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La minaccia di Trump, il quale ha avvertito che “non proteggeremo” gli alleati della Nato “se non pagheranno”, ha spinto le capitali europee a valutare opzioni più radicali di finanziamento della difesa, tra cui i prestiti congiunti, tradizionalmente esclusi dai falchi di Germania, Paesi Bassi e Danimarca.
Gli alti funzionari europei che stanno discutendo del piano sono ora concentrati sulla creazione di uno strumento di finanziamento per la difesa, che emetterebbe obbligazioni supportate da garanzie nazionali dei paesi partecipanti anziché dall’Ue nel suo complesso. Il modello di finanziamento, che sarebbe aperto a Stati non appartenenti all’Ue come il Regno Unito e la Norvegia, sta guadagnando terreno tra un gruppo chiave di Paesi membri dell’Unione europea, hanno detto al Financial Times sei persone coinvolte nei colloqui. Mentre l’obiettivo preciso del prestito deve ancora essere concordato, coloro che sono coinvolti nei negoziati hanno affermato che dovrebbe essere superiore ai 500 miliardi di euro.