AGI – “Disarmiamo il patriarcato. Siamo in un contesto di guerra, sia interna che esterna, in cui c’è una continuità forte tra la guerra che subiamo, sia sui nostri corpi, che nelle nostre case, che nelle nostre relazioni intime da uomini che dicono di amare le donne che poi le uccidono, e la guerra che vediamo agita in tutto il mondo con uno sforzo bellico e colonialista molto forte. Siamo a qui a dire disarmiamo il patriarcato perchè, di fronte a 106 femminicidi quest’anno, si conferma un fatto strutturale che sorregge la nostra società e non una eccezione che può essere corretta con qualche piccola riforma”. Lo affermano le rappresentanti di ‘Non una di Meno’ in un punto stampa a margine della partenza del corteo ‘transfemministà da piazzale Ostiense a Roma.
“Siamo qui a dire che dobbiamo togliere tutte le armi al patriarcato” – proseguono – armi che riguardano tutti gli aspetti delle nostre vite: dalla violenza dei movimenti ‘pro-vita’ negli ospedali a quella transfobica. E poi la violenza che subiamo nei luoghi di lavoro, sia perchè subiamo molestie che perchè siamo costantemente sottopagate e impiegate nei lavori più precari. Violenza che subiamo anche nelle scuole in cui non riceviamo nessuna forma di educazione transfemminista e alla violenza che subisce il pianeta su cui viviamo”.
Quindi, spiegano di essere tornate in piazza “per essere nuovamente marea e costruire quella potenza che può cancellare il patriarcato”. Le promotrici del corteo, rispondendo a una domanda sulle recenti affermazioni del ministro Valditara, affermano che “il patriarcato esiste e lo vediamo anche nei numeri: 106 femminicidi in un anno e che sono soltanto la punta di un iceberg di una violenza che si perpetua nei posti di lavoro, nelle scuole, in ogni ambito della nostra esistenza”.
L’associazione parla di “violenza strutturale e della necessità di una trasformazione radicale della società in cui viviamo. Oltretutto – prosegue – in un contesto di guerra, la violenza viene normalizzata e fa un salto di scala importante. Lo vediamo anche nelle politiche del governo, assolutamente non in discontinuità con quelle passate, come le misure economiche che condannano le donne al lavoro povero e precario. Questo è un governo patriarcale, non basta una premier donna. Misure contenute non solo nel ddl sicurezza e per noi preoccupanti, dalla restrizione del diritto al dissenso alla possibilità di ingresso in carcere per le donne in gravidanza o comunque con figli molti piccoli”, concludono.