• 25 Novembre 2024 19:31

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Denunciare una violenza senza paura. Poche regole per difendersi

Nov 22, 2024

AGI – Anna ha 60 anni, a un certo punto è stata costretta a farsi accompagnare dai vicini di casa per andare a prendere i nipotini fuori dalla scuola per paura di incontrare l’uomo che ha poi denunciato per maltrattamenti. Lui ora è imputato davanti al tribunale di Monza ma lei, in caso di condanna, non potrà chiedergli un risarcimento.

L’avvocata Giorgia Leone, che ora la segue, spiega all’AGI perché si è arrivati a questo punto in una storia che evidenzia quanto sia importante rivolgersi, per chi denuncia una violenza di genere, a persone che conoscano i meccanismi peculiari in questo ambito. “È stata vittima un anno e mezzo fa di atti persecutori da parte dell’ex convivente dopo una serie di violenze psicologiche. L’autore del reato aveva ricevuto anche il divieto di avvicinamento ai luoghi da lei abitualmente frequentati, oltre al divieto di dimora nel Comune di Anna. Il legale a cui si era rivolta, che aveva trovato su internet, probabilmente poco esperto in materia, non le hai mai spiegato che aveva la possibilità di costituirsi parte civile”.

Essere o non essere parte civile non è un cavillo ma una questione di molta sostanza. “Non solo avrebbe potuto incassare un ristoro economico e morale. In questo tipo di processi, esserlo vuol dire molto: per esempio si possono chiedere, attraverso il legale, nuove prove, partecipare al controesame (cioè porre domande all’imputato), essere affiancata da un avvocato in aula durante il proprio esame”.

L’avvocata Leone incontra molte donne nella sua attività professionale e nei tanti appuntamenti a cui è invitata da associazioni, centri antiviolenza e da chi è interessato a far capire che denunciare è un passo difficile ma anche che la legge prevede molte tutele per chi lo fa. Ci sono alcune domande che le vengono poste spesso e che, in vista del 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ripercorre.

“Come scegliere l’avvocato e quanto costa?. “La storia di Anna dimostra che va scelta una persona esperta nel settore. Per trovarla, ci si può rivolgere agli sportelli specializzati, anche a quello dell’Ordine degli Avvocati, ai centri antiviolenza, chiamando i numeri dedicati o chiedendo un consiglio alle forze dell’ordine o agli ospedali. È importante sapere che per i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, stalking è previsto il gratuito patrocinio dello Stato”.

“Come faccio a denunciarlo?”. “Il mio consiglio è raccontare la propria storia a una persona fidata e di scrivere in un file tutti i dettagli: date, parole precise, tutti gli episodi di violenza fisica e verbale subiti, segnando chi era presente. Di raccogliere referti, certificati medici, multe, verbali, lettere fotografie, non gettare vestiti stracciati o rovinati, tenere post-it e regali indesiderati. Ma la cosa più importante è stare al sicuro: nascondere le prove e non registrare conversazioni senza la sicurezza di non essere registrati da chi ha maltrattato”.

 

“Non ho le prove, come faccio a denunciarlo?”. “In questo caso è importante sapere che, dal punto di vista giuridico, anche la sola testimonianza della vittima, se ritenuta affidabile, potrà essere sufficiente per provare il reato, come stabilito dalla Cassazione”. “Se denuncio il padre, mi porteranno via i figli?”. “Una madre che si preoccupa dei propri figli e vuole uscire da una situazione di abusi, denunciando il suo carnefice, non sarà mai allontanata. In caso di fragilità della madre, è possibile che i bambini vengano affidati a un ente ma ciò non significa che saranno allontanati dalla madre ma che l’ente che se ne occuperebbe, di solito il Comune di residenza, si occuperà di loro eventualmente anche collocandoli in una comunità”.

“Non voglio rivivere tutto e se, uscita dal carcere, mi trovasse?” Esistono importanti tutele durante il processo come l’audizione in modalità protetta, senza dover incrociare lo sguardo della persona denunciata. Nel caso in cui lui venisse scarcerato o venissero meno altre misure a suo carico, c’è l’obbligo di informare la parte offesa. Dopo il processo, la sospensione condizionale della pena è subordinata alla partecipazione dell’autore del reato a corsi di recupero presso enti o associazioni”. 

 

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