AGI – L’inflazione è rimbalzata negli Stati Uniti a ottobre per la prima volta da marzo, aumentando del 2,6% su base annua rispetto al 2,4% di settembre; il tema è una delle principali preoccupazioni degli elettori americani, avendo contribuito all’elezione di Donald Trump. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,2%, come nel mese precedente, secondo l’indice Cpi pubblicato dal Dipartimento del Lavoro. Questo andamento dell’inflazione è in linea con le aspettative degli analisti.
L’indice che misura i prezzi delle abitazioni ha rappresentato “più della metà dell’aumento mensile”, ha dichiarato il Dipartimento del Lavoro in una nota. La cosiddetta inflazione di fondo, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, è rimasta identica a ottobre rispetto a settembre, allo 0,3% sul mese e al 3,3% sull’anno, come previsto.
“La ripresa è stata dura, ma stiamo facendo progressi per le famiglie dei lavoratori”, ha commentato Lael Brainard, consigliere economico capo di Joe Biden. “Continueremo a lottare per ridurre i costi per le famiglie in settori chiave come la casa e l’assistenza sanitaria, e contro le politiche che minerebbero i nostri progressi nella riduzione dell’inflazione”, ha assicurato.
L’inflazione è diminuita drasticamente dal suo picco del 9,1% nel giugno 2022. E queste “fluttuazioni” dell’indice Cpi “non tolgono il fatto che i fondamentali rimangono disinflazionistici”, ha commentato Greg Daco, capo economista di EY.
Questo rimbalzo dovrebbe però complicare il lavoro della banca centrale americana, la Fed. Nel tentativo di ridurre l’inflazione, aveva alzato i tassi per pesare sulla domanda e, in definitiva, allentare la pressione sui prezzi. Con il forte rallentamento dell’inflazione, la Fed ha iniziato ad allentare la sua politica monetaria, per evitare di rallentare troppo l’attività americana, che rischierebbe di aumentare la disoccupazione. Giovedì ha abbassato i tassi per la seconda volta consecutiva. Questi sono ora compresi tra il 4,50 e il 4,75%, dopo essersi stabilizzati per più di un anno al livello più alto dall’inizio degli anni 2000, rendendo difficile l’accesso al credito per le famiglie americane e per le imprese. La prossima riunione della Fed si terrà il 17 e 18 dicembre e gli operatori di mercato si aspettano un ulteriore taglio di un quarto di punto, secondo lo strumento CME Group.
Il resto dell’economia americana è in buona salute, con una crescita del Pil un po’ più debole del previsto nel terzo trimestre, al 2,8% su base annua, ma quasi il doppio di quella della zona euro.E il tasso di disoccupazione rimane basso, al 4,1%, nonostante la creazione di posti di lavoro molto debole in ottobre, a causa di uragani e scioperi.