• 26 Novembre 2024 21:00

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Anche Zappi si candida a nuovo capo degli arbitri, sarà duello con Trentalange

Nov 5, 2024

AGI – Sarà tra Antonio Zappi e Alfredo Trentalange la corsa per la presidenza dell’Associazione Italiana Arbitri. Dopo l’annuncio della discesa in campo dell’ex numero uno (“lo faccio per un’Aia solida, concreta, libera, che tutti devono poter chiamare casa”), oggi Zappi lancia in una nota la sua candidatura in vista delle elezioni del 14 dicembre.

 

“Mi candido per portare l’Aia verso un futuro di autonomia, dialogo e innovazione, costruito sui valori dell’eccellenza arbitrale” è il proposito del professionista, 59 anni, che lavora nel campo della formazione fiscale e della consulenza tributaria e ha una lunga esperienza come arbitro e dirigente. “Sono prima di tutto un arbitro ed è per la passione e l’amore per questa Associazione che ho deciso di candidarmi. Voglio mettere al servizio dell’Aia le competenze maturate sul campo e nel mio percorso professionale, per dare nuova energia a questa istituzione che merita di essere un punto di riferimento per il calcio italiano e internazionale” afferma Zappi. 

 

Nel suo programma insiste molto sui temi dell’innovazione tecnologica e della trasparenza. “L’Aia ha un ruolo da protagonista nell’evoluzione tecnologica del calcio, e il mio impegno sarà quello di continuare a sperimentare e migliorare strumenti come il VAR, aprendo con convinzione anche sull’introduzione del VAR a chiamata. Vogliamo un arbitraggio che riduca al minimo gli errori e che garantisca certezze a tifosi e club. Se vi saranno le condizioni, punteremo a trasmettere anche in diretta i dialoghi tra arbitri e VAR e introdurremo interviste periodiche con i direttori di gara. Questo percorso permetterà a tutti di comprendere meglio le dinamiche arbitrali e di instaurare un dialogo più diretto con il pubblico”.

 

Attualmente il presidente dell’Aia è Carlo Pacifici che subentrò proprio a Trentalange che si dimise in seguito alle polemiche seguite all’arresto dell’allora procuratore dell’associazione, Rosario D’Onofrio, poi condannato a 5 anni di carcere. 

AGI – Sarà tra Antonio Zappi e Alfredo Trentalange la corsa per la presidenza dell’Associazione Italiana Arbitri. Dopo l’annuncio della discesa in campo dell’ex numero uno (“lo faccio per un’Aia solida, concreta, libera, che tutti devono poter chiamare casa”), oggi Zappi lancia in una nota la sua candidatura in vista delle elezioni del 14 dicembre.
 
“Mi candido per portare l’Aia verso un futuro di autonomia, dialogo e innovazione, costruito sui valori dell’eccellenza arbitrale” è il proposito del professionista, 59 anni, che lavora nel campo della formazione fiscale e della consulenza tributaria e ha una lunga esperienza come arbitro e dirigente. “Sono prima di tutto un arbitro ed è per la passione e l’amore per questa Associazione che ho deciso di candidarmi. Voglio mettere al servizio dell’Aia le competenze maturate sul campo e nel mio percorso professionale, per dare nuova energia a questa istituzione che merita di essere un punto di riferimento per il calcio italiano e internazionale” afferma Zappi. 
 
Nel suo programma insiste molto sui temi dell’innovazione tecnologica e della trasparenza. “L’Aia ha un ruolo da protagonista nell’evoluzione tecnologica del calcio, e il mio impegno sarà quello di continuare a sperimentare e migliorare strumenti come il VAR, aprendo con convinzione anche sull’introduzione del VAR a chiamata. Vogliamo un arbitraggio che riduca al minimo gli errori e che garantisca certezze a tifosi e club. Se vi saranno le condizioni, punteremo a trasmettere anche in diretta i dialoghi tra arbitri e VAR e introdurremo interviste periodiche con i direttori di gara. Questo percorso permetterà a tutti di comprendere meglio le dinamiche arbitrali e di instaurare un dialogo più diretto con il pubblico”.
 
Attualmente il presidente dell’Aia è Carlo Pacifici che subentrò proprio a Trentalange che si dimise in seguito alle polemiche seguite all’arresto dell’allora procuratore dell’associazione, Rosario D’Onofrio, poi condannato a 5 anni di carcere. 

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