AGI – Le elezioni statunitensi saranno sicuramente uno degli eventi di maggiore impatto per i mercati e le economie globali di quest’anno e anche del prossimo. A pochi giorni dal voto americano, gli investitori guardano con il fiato sospeso al possibile risultato che verrà dalle urne, il cui esito non appare affatto scontato. Il fatto è che i due candidati – Kamala Harris e Donald Trump – hanno visioni radicalmente diverse del futuro economico dell’America, con importanti implicazioni per il resto del mondo.
L’incertezza del pre-voto si è riflessa sui mercati azionari di tutto il mondo che negli ultimi giorni sono stati sotto pressione, nonostante i risultati confortanti delle trimestrali delle maggiori società quotate. Secondo alcuni analisti, quello che gli investitori temono di più è una situazione di stallo, che potrebbe trascinare al ribasso le azioni a livello globale. Sullo sfondo, a intensificare l’incertezza, le tensioni sempre più forti con la Cina e in Medioriente: per questo motivo, il prezzo dell’oro – considerato un bene rifugio – ha raggiunto nelle scorse settimane livelli record.
La corsa molto combattuta tra Trump e Harris non è l’unico elemento di incertezza: due giorni dopo il voto, ci sarà la riunione del Comitato direttivo della Fed. L’economia americana gode di ottima salute – si cercherà una conferma nei dati sul mercato del lavoro – e quindi le scommesse su un taglio ‘jumbo’, ossia dello 0,50%, analogamente a quanto deciso a settembre, si stanno affievolendo. Sembra più scontato che la banca centrale decida per un percorso soft, riducendo il costo del denaro dello 0,25%.
Storicamente, i mercati hanno reagito in modo diverso a seconda dell’esito elettorale. I democratici sono spesso visti come il partito della spesa pubblica proattiva, favorendo politiche di ridistribuzione della ricchezza attraverso la tassazione. I repubblicani, invece, hanno la reputazione di essere il partito del governo piccolo e favorevole alle imprese, favorendo politiche più passive con aliquote fiscali più basse.
In questa tornata elettorale, secondo i principali istituti di valutazione politica, Donald Trump ha più probabilità di vincere le elezioni rispetto a Kamala Harris, intorno al 65%. Secondo gli osservatori, in caso di vittoria di Trump, potrebbero aumentare le tariffe, e potrebbero essere decisi tagli fiscali e altre politiche che alimenterebbero l’inflazione, esercitando una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari. Ma non è nemmeno da escludere l’effetto sorpresa che verrebbe da un’ipotetica vittoria del candidato democratico.
Nei prossimi giorni, appena uscirà il risultato delle urne, i mercati osserveranno con attenzione anche il controllo della Camera e del Senato per determinare quanto sia probabile che il programma di uno dei due partiti venga attuato. Storicamente il mercato statunitense tende a salire durante i mandati presidenziali, indipendentemente da chi sia il presidente. Più in generale, il mercato azionario statunitense ha storicamente registrato performance migliori sotto i presidenti democratici, con un ampio margine di oltre il 10% all’anno.
Tuttavia, secondo quanto evidenzia un documento pubblicato nel 2017 da Rob Arnott, Bradford Cornell e Vitali Kalesnik, ciò potrebbe essere dovuto al fatto che due grandi crolli economici (1929 e 2008) si sono verificati sotto amministrazioni repubblicane, mentre i recuperi da tali crolli sono avvenuti sotto presidenze democratiche. Altri analisti sostengono invece che i mercati potrebbero preferire una situazione di stallo politico, che sarebbe l’ipotesi più probabile in quanto, in base ai sondaggi attuali, il Partito Repubblicano sembra destinato a vincere il Senato e i Democratici a vincere la Camera.
Se confermate tali previsioni, l’esito più probabile è che chiunque sarà il presidente dovrà lavorare con una Camera o un Senato controllati da un partito diverso e questo significherà probabilmente che i programmi politici saranno più difficili da attuare. E secondo alcuni osservatori, come Darrow Wealth Management, lo stallo politico, in cui partiti diversi appunto controllano la presidenza, il Senato e la Camera, potrebbe essere il risultato migliore per i mercati.
Ma su un punto, la valutazione degli analisti è unanime: qualunque sia l’esito, come afferma Ubs, le elezioni americane non saranno un “evento tranquillo” per i mercati. Non bisogna infatti sottovalutare anche l’effetto emozionale dell’appuntamento elettorale che potrebbe far rialzare l’andamento azionario nei giorni precedenti al voto.