AGI – “Ho assunto un ergastolano ma non sono matto come qualcuno mi ha detto. Anzi, posso dire di aver fatto una cosa che sentivo di dover fare e che mi fa stare meglio”. Egidio Fiandino è titolare, assieme al cugino, di un’azienda agricola piemontese dalla lunga tradizione familiare (che risale addirittura al ‘700) molto apprezzata per la produzione di burro con latte vaccino e formaggi a caglio vegetale, una rarità nel panorama caseario del nostro Paese.
Da un mese ha assunto un ex ragazzo della provincia siciliana, diventato uomo mentre scontava una trentina e passa di anni di galera. L’azienda ha sede a Villafalletto (Cuneo) a qualche chilometro dal carcere di Saluzzo dove Giovanni (nome di fantasia, ndr) è detenuto: esce di buon mattino per andare a lavorare e rientra nel tardo pomeriggio. Questo radicale cambio di vita Giovanni lo deve, oltre che a se stesso e alla tenacia del suo avvocato, a “Seconda Chance”, l’Associazione non profit del Terzo Settore creata nel 2022 dalla giornalista del Tg de La7 Flavia Filippi, che procura lavoro a chi è nella condizione giuridica adeguata. Ma al di là di quello è fondamentale che il detenuto vanti un ottimo comportamento intramurario (riconosciuto ovviamente dalla direzione carceraria e dal magistrato di sorveglianza). Un progetto che vede il coinvolgimento di aziende e imprese che, grazie alla legge Smuraglia del 2000, possono in alcuni casi usufruire di sgravi fiscali e contributivi.
“Mi creda – dice Egidio Fiandino al cronista dell’AGI – le agevolazioni previste per chi assume personale in questo ambito rappresentano per me un aspetto secondario. A quelle, eventualmente, pensa il mio consulente al quale ho detto di fare tutto secondo regola e nel rispetto della normativa vigente. La verità è che ci stiamo avvicinando al Natale, il lavoro da fare è anche troppo, e io avevo bisogno di qualcuno che potesse darmi una mano in azienda. Mi è capitata l’opportunità di scegliere questo ragazzo e non ci ho pensato neppure un secondo. Ci siamo incontrati una volta, abbiamo fatto una chiacchierata, del suo passato poco so e poco mi interessa. Ho solo avvertito del suo arrivo gli altri dipendenti e mio cugino che non sapeva ancora niente. La storia dirà poi se ho fatto bene o no”, confida.
“Giovanni sta in un reparto ‘tranquillo’ assieme a quattro ragazze, nel senso che fa un lavoro che non richiede troppe responsabilità nè troppi rischi per lui: si occupa della scaffalatura dei formaggi, della loro pulizia e del confezionamento. Ho visto che si sta comportando bene, che socializza, fa gruppo, è rispettoso con tutti, si rende utile, ogni giorno prende sempre più confidenza con la mansione che gli è stata assegnata. Chissà, magari diventerà ancora più bravo. Starà con me almeno cinque mesi, poi si vedrà. E’ una esperienza nuova anche per me – ammette Fiandino -, ma non vedo perchè non avrei dovuto dare un’opportunità professionale a qualcuno che in gioventù avrà anche commesso degli errori. Ma chi è che non sbaglia? Ho fatto bene ad assecondare la richiesta del mio amico Paolo De Chiesa, non smetterò mai di ringraziarlo. E spero davvero che altri imprenditori della mia regione, e non solo, seguano la mia stessa strada”.
Paolo De Chiesa non è uno qualunque. Nato e cresciuto a Saluzzo, dove tuttora vive ed è un’istituzione, tra gli anni Settanta e Ottanta era un campione dello slalom speciale, il più giovane della Valanga Azzurra e il più forte slalomista italiano di quella compagine dopo Gustavo Thöeni e Piero Gros. De Chiesa è poi passato al giornalismo diventando un apprezzato commentatore per Telemontecarlo e la Rai. A Telemontecarlo oltre 30 anni fa il suo destino professionale si incrocia con quello di Flavia Filippi (proprio la fondatrice di “Seconda Chance”) che agli inizi della carriera si occupava di giornalismo sportivo.
“Io e Flavia non ci vedevamo da una vita – racconta adesso De Chiesa – ma quando mi ha cercato per chiedermi aiuto per un detenuto di Saluzzo, il mio paese, e mi ha raccontato il progetto che porta avanti con la sua Associazione, mi ha letteralmente conquistato. Mi ha parlato di Giovanni, di quanto fosse apprezzato dagli operatori del carcere, mi ha chiesto se conoscevo imprenditori sensibili e ha fatto in modo che potessi avere un colloquio con Giovanni in carcere. Mi ha fatto effetto entrare in quella realtà, vedere tutte quelle stanzette, così come mi ha impressionato sentire il rumore classico dei chiavistelli che aprono le cancellate. Devo ammettere – confessa De Chiesa – che Giovanni mi ha ispirato subito fiducia. Lui solo sa i motivi che lo hanno portato in carcere, penso che da giovanissimo abbia vissuto in una situazione di degrado in cui per sopravvivere fai anche quello che non vorresti mai fare. Sbagliando e pagando. Ma la dignità di una persona non deve mai venir meno”.
“Per me Giovanni non è un delinquente – dice De Chiesa – non farebbe male a una mosca, gli puoi tranquillamente affidare il tuo portafoglio. E così, alla fine di quell’incontro in carcere, ho cominciato a ragionare su come avrei potuto dare una mano. Ho pensato a Fattorie Fiandino e ad Egidio. Gli ho presentato Giovanni e si sono piaciuti. Adesso Giovanni inforca ogni mattina la mia bici elettrica e va a lavorare dal mio amico. Quando posso vado a trovarli e vedo che le cose vanno bene a entrambi. Sono davvero contento. E ringrazio Flavia di avermi coinvolto in questa bella storia”.