• 24 Novembre 2024 15:49

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Cassazione, sentenza storica, autovelox sempre più sotto controllo

Ott 16, 2024

Sono tempi complessi per gli autovelox, strumenti di deterrenza per l’alta velocità, sempre più coinvolti nel vortice della giustizia che ribalta il loro status. L’ultimo capitolo arriva direttamente dalla Cassazione, la quale ribadisce con forza e vigore la necessità di limitare l’uso indiscriminato di questi dispositivi. Una nuova ordinanza della Corte suprema di cassazione ha un valore storico: decade l’obbligo di ridurre i punti sulla patente nell’ipotesi in cui venga mostrato un ricorso al giudice o al prefetto contro una multa sancita da autovelox, come nell’ipotesi di un eccesso di velocità. La comunicazione dei dati del conducente per il decurtamento dei punti sarà sospesa fino alla conclusione del procedimento giurisdizionale o amministrativo.

Autovelox: questione punti sulla patente

A seguito della sentenza della Cassazione, qualora un giudice o un prefetto annullassero i verbali di infrazione registrati da un autovelox, questo causerebbe l’esclusione delle violazioni relative all’articolo 126 bis, secondo comma, del Codice della Strada, che riguarda l’obbligo di comunicare i dati personali e della patente del conducente del veicolo. Questo è ciò che è stato stabilito dall’ordinanza 26553/2024, pubblicata l’11 ottobre dalla seconda sezione civile della Cassazione.

L’evoluzione della questione

Siamo arrivati a questo punto storico, poiché è stato accolto uno dei motivi di ricorso presentati da un automobilista che aveva ottenuto undici verbali per non aver comunicato i dati del conducente entro i sessanta giorni dalla notifica del verbale di contestazione. Il giudice di pace ha ridotto la sanzione al minimo edittale, ma il Tribunale ha rigettato l’appello.

Adesso però subentra la censura secondo la quale il giudice di secondo grado avrebbe dovuto dichiarare nulli i verbali relativi alla violazione delle norme sulla patente a punti. Questo è dovuto al principio che i verbali per eccesso di velocità, rilevati tramite autovelox, sono stati annullati dal giudice per mancanza di motivazione. Tale annullamento è significativo a causa della stretta connessione esistente tra il verbale di infrazione principale e la violazione di cui all’articolo 126 bis, secondo comma, del Codice della Strada.

Il collegio non è pienamente d’accordo sull’orientamento giurisprudenziale che fissa il termine per comunicare i dati non dalla definizione dell’opposizione, ma dalla richiesta dell’autorità al proprietario del mezzo. Se il ricorso ha esito negativo, l’amministrazione deve inviare un nuovo invito. Se il verbale è annullato, cadono le violazioni collegate all’articolo 126 bis, secondo comma, Cds.

Cosa cambia adesso

La nuova ordinanza della Cassazione introduce un cambio nel modo in cui le informazioni vengono gestite. Nell’ipotesi di un ricorso negativo, l’amministrazione è tenuta a emanare un nuovo invito all’obbligo di comunicare i dati. In questo frangente i sessanta giorni per adempiere decorrono dalla notifica del nuovo invito. Se il procedimento, invece, ha esito positivo con l’annullamento del verbale di accertamento, il presupposto per configurare la violazione decade.

Dunque, questa interpretazione potrebbe causare una diminuzione drastica del numero di sanzioni per la mancata comunicazione dei dati del conducente. Infatti, gli automobilisti potrebbero sentirsi meno sotto pressione in caso di contestazioni, garantendo il diritto di difesa. Infine, la Cassazione ha sottolineato che, nel caso di verbali annullati in modo definitivo, le violazioni dell’articolo 126 bis non possono essere contestate.

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