• 22 Novembre 2024 12:52

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Com’è lucroso il mare. Turismo, industria navale e subacquea valgono 65 miliardi di euro 

Set 26, 2024

AGI – Al via a Palermo la seconda edizione del Forum Risorsa Mare, realizzato da Teha Group in collaborazione con il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, per approfondire le direzioni da seguire per rafforzare il contributo del mare e degli asset collegati a questa risorsa per lo sviluppo del Paese. Al 2022, in Italia, secondo il XII Rapporto nazionale sull’Economia del mare di Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere – OsserMare, l’Economia del Mare genera un valore aggiunto diretto di 65 miliardi di euro.

Considerando il moltiplicatore economico di 1,8 il contributo complessivo del settore all’economia arriva a 180 miliardi di euro. Il 32% del totale nazionale del valore aggiunto (21 miliardi di euro) è generato nelle 8 regioni del Sud Italia, con la Sicilia protagonista. Nella prima edizione, Teha Group – all’interno delle direttrici del Piano del mare – ha identificato 8 macro-aree per valorizzare la risorsa mare dal punto di vista ambientale, logistico, economico, puntando su una sempre maggiore convergenza tra le politiche pubbliche e gli investimenti del privato. Oltre al monitoraggio dei progressi di tutte le aree di attività e una review degli asset strategici, d’accordo con il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare e con i partner dell’iniziativa, Teha Group presenta in questa edizione un approfondimento su tre aree cruciali per rafforzare l’attrattività del settore a livello internazionale: industria marittima, subacquea e turismo costiero.

“Il mare è diventato il protagonista nelle politiche del governo Meloni. Non solo come preziosa risorsa economica e come elemento essenziale della natura, ma anche come luogo strategico per la salvaguardia dei confini nazionali e degli equilibri internazionali. La città di Palermo, nella sua nuova struttura portuale, ospiterà la due giorni voluta dalla Presidenza del Consiglio e affidata alla collaudata capacità organizzativa di Teha Group”, ha detto Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare.

 

I numeri dell’industria navale

L’industria armatoriale italiana è al secondo posto in Ue-27 per numero di navi, seconda solo a Malta. L’Italia, inoltre, è al primo posto al mondo nel settore dei traghetti davanti a Cina e Giappone. Nel 2023, il comparto ha generato un’occupazione di oltre 111mila lavoratori: un dato comparabile a quello delle più importanti filiere del Made in Italy quali l’automotive (169mila occupati), l’industria calzaturiera (71mila occupati) e la farmaceutica di base (65mila occupati). Tra i settori “eccellenza del Made in Italy” dell’industria marittima spicca anche la cantieristica, che impiega oltre 32.000 occupati, una cifra equiparabile o superiore ad altre filiere del saper fare italiano come l’industria del vetro (35.000 occupati) e motociclistica (18 mila occupati).

 

Le ricchezze del sottosuolo marino

Il sottosuolo marino ricopre un ruolo strategico a livello infrastrutturale – per le pipeline energetiche e i cavi che veicolano il 98% del traffico internet globale – e come risorsa naturale, in quanto sede di giacimenti di minerali fondamentali per lo sviluppo industriale e la transizione energetica. Inoltre, la Dimensione Subacquea assume una rilevanza cruciale negli ambiti di difesa e sicurezza. A fine 2023 e in anticipo rispetto all’Europa, l’Italia ha istituito il Polo Nazionale della Subacquea (Pns): un hub dotato di risorse per sviluppare mezzi e competenze per valorizzare questa dimensione.

Nel 2024 il PNS ha pubblicato i primi bandi di ricerca, dotati ciascuno di un finanziamento fra i 2,6 e i 3,4 milioni di Euro per promuovere la sovranità tecnologica e la competitività del sistema-Paese nel settore subacqueo, aggregando le eccellenze nazionali pubbliche e private.

 

Vacanze e crociere 

L’Italia è il quarto Paese in Europa per superficie costiera sul totale del territorio e il turismo rappresenta la prima “risorsa” della filiera del mare a livello nazionale: 18,5 miliardi di euro nel 2022, pari al 28,6% del valore aggiunto generato dall’Economia del Mare. Contribuisce a questo risultato innanzitutto il crocieristico che, nel 2023, ha visto una crescita del 50% rispetto al 2022 e del 12% rispetto al 2019, con 9 porti italiani nella Top 20 del Mediterraneo. Mentre per il comparto crocieristico – oltre alla sostenibilità – la vera sfida è quella del reclutamento di personale di bordo, in generale, il turismo costiero contribuisce solo all’1,9% del Pil, principalmente a causa di gap infrastrutturali storici, qualità dei servizi ma anche con riferimento alla gestione e alle competenze legislative e fiscali afferenti ai porti turistici. Questi rivestono un’importanza particolare soprattutto per le Isole minori (che sono 67 e per oltre la metà concentrate in Sardegna e Sicilia, per 36 amministrazioni con oltre 200 mila residenti), dove fungono anche da porti rifugio e sono operativi tutto l’anno.

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