Orologi precisi, banche affidabili, paesaggi mozzafiato. Ecco tre motivi per cui la Svizzera è nota. Ora toccherà, però, aggiungere alla lista un altro tratto distintivo: le contravvenzioni da capogiro. Una recente desta parecchio clamore, riguardante un avvocato elvetico. Suo malgrado, è stato condannato a pagare la bellezza di 105.000 euro per un errore comune, che può provocare incidenti. Velocità folle? Mancato rispetto di una precedenza? No a entrambi. Dietro la carissima multa vi è un mancato rispetto della distanza di sicurezza, troppo ravvicinata.
Il sistema Day-Fine
Alla base della decisione il sistema Day-Fine, applicato nel Paese dei quattro cantoni. Trattasi di un metodo di calcolo secondo cui l’ammontare della multa vada rapportato al reddito del trasgressore. Più si guadagna, più si paga. Se da un lato mira a garantire l’equità, l’impianto giuridico nazionale rischia di condurre a sanzioni davvero esorbitanti per chi ha un alto reddito.
Le vicende risalgono allo scorso anno. Mentre guidava la sua BMW Serie 5 (una 540d, a voler essere precisi) sull’autostrada A1 alla velocità di 120 km/h, l’avvocato, un signore di 58 anni, ha tenuto una distanza ritenuta insicura, tra gli 80 e i 100 cm rispetto al veicolo che lo precedeva. Da qui la sorpresa, assai poco gradita. Eppure, come abbiamo già detto poche righe sopra, il tribunale ha semplicemente applicato la legge in vigore. Guadagnando circa 1,8 milioni di euro all’anno, il testo normativo autorizza a punire i trasgressori in questa fascia di reddito con una multa tra i 300 e i 3.000 euro. Giornalieri.
Ricorso respinto
Alla fine, il povero (si fa per dire!) guidatore dovrà pagarne 2.000 euro per 50 giorni, oltre a 15.000 franchi a titolo aggiuntivo, più ulteriori 5.000 di spese processuali. Dunque, la cifra ha raggiunto delle vette altissime, a causa sia dell’alto tenero di vita dell’automobilista, ma anche del lungo intervallo trascoso. Che fatichi a sostenere la spesa è da escludere, tuttavia nemmeno il diretto interessato pare aver preso bene la notizia. Infatti, ha tentato di avanzare ricorso.
In primo luogo, ha imputato alle Forze dell’Ordine di non avergli letto i propri diritti e al filmato di sicurezza, documentante la distanza di sicurezza, di imprecisione. Inoltre, ha avuto da ridire anche sulla sua vettura, giacché, si apprende dalle carte, montava dei “freni sportivi e da corsa”. Tradotto: aveva i crismi adeguati a gestire una situazione simile, almeno dalla prospettiva del multato. Perché, dal canto suo, la corte non ha voluto sentire ragioni. I 105.000 euro di multa ‘s’hanno da pagare’, volente o nolente. Talvolta, le credenze popolari poggiano su fondamenti errate, figlie di pregiudizi. Beh, in questa specifica circostanza, viene difficile contestare le voci circa l’approccio molto rigoroso adottato in Svizzera.
Poco lontano da Zurigo, l’episodio salito alle cronache sta spaccando il web in due. Qualcuno approva l’approccio duro, e addirittura, in uno ‘slancio di entusiasmo’, raccomanda l’introduzione del sistema Day-Fine pure altrove, compreso in Italia. La riforma al Codice della Strada della nostra penisola non contempla, comunque, nulla di simile. Sul fronte opposto, c’è chi critica le istituzioni elvetiche di un approccio zelante, pure troppo. E voi da che parte state? A favore o contro?