Si prega di maneggiare con cura. Sulle auto elettriche affiorano spesso delle critiche per il prezzo eccessivo. Talvolta, viene loro puntato il dito contro a causa dell’autonomia insoddisfacente o dei punti di ricarica limitati. Essendo una tecnologia nuova, permangono, però, delle ulteriori criticità, come quella segnalata negli Stati Uniti. Protagonista delle vicende un Tesla Semi elettrico, che ha seminato scompiglio in California. Andata a fuoco, le sostanze tossiche emanate hanno costretto le autorità locali a chiudere un tratto dell’autostrada I-80 attraverso la Sierra Nevada, senza indicazioni precise sulla riapertura.
Emergenza in piena notte
In piena notte, un Tesla Semi è uscito di strada lungo una tortuosa strada montuosa nella contea di Placer, provocando un violento incendio, che ha messo a dura prova i Vigili del Fuoco. Subito contattati affinché si prendesse carico del problema, l’unità ha riscontrato diverse complicazioni. Avvenuto alle 3.13, l’episodio, riguardante un veicolo di ultima generazione, ha sollevato parecchi timori circa la complessità delle batterie. L’enorme accumulatore, infatti, ha determinato un rogo di proporzioni tali da richiedere l’intervento di numerose squadre di soccorso.
A differenza degli incendi scatenati da mezzi con motori a combustione interna, dove l’acqua è di solito efficace per spegnere le fiamme, se vengono colpite le batterie al litio la situazione è più delicata. Ciò dipende dalle caratteristiche peculiari e pericolose di tali componenti, che al momento rappresentano, comunque, la migliore tecnologia su piazza in ambito elettrico. La capacità di immagazzinare una notevole quantità di energie in un volume piuttosto contenuto, si trasforma in dispositivi più leggeri e compatti.
Tra una ricarica e l’altra, i tempi di funzionano risultano maggiori. La tensione nominale è poi superiore in confronto a proposte alternative. Pertanto, i progettisti hanno modo di ridurre il numero di celle in serie. Prima di degradarsi in maniera significative, vengono altresì supportati parecchi cicli di carica e scarica. Il basso tasso di autoscarica e l’elevata ne giustificano, a loro volta, l’adozione.
Ma, come detto, esiste pure il rovescio della medaglia. Nell’eventualità in cui vadano in fiamme, le batterie possono subire il cosiddetto “thermal runaway”. L’espressione identifica un fenomeno reo di scaturire una reazione a catena, che genera calore intenso e rilascia gas nocivi. Pertanto, domare l’incendio diventa una missione complicata e incrementa in misura esponenziale i rischi per i soccorritori.
Periti sul posto
La posizione remota dell’accaduto, in una zona scarsamente popolata e priva di idranti, ha ancor più complicato le operazioni di spegnimento. I Vigili del Fuoco hanno dovuto affrontare varie sfide logistiche. Oltre a dover trasportare considerevoli quantità d’acqua con autocisterne, i pompieri hanno avuto bisogno di attrezzature respiratorie specifiche per proteggersi dalle inalazioni. In aggiunta, lo smaltimento degli accumulatori danneggiati e dei detriti dell’incendio costituisce una mionaccia ambientale.
Le autorità competenti hanno istituito un ampio perimetro di sicurezza intorno al luogo del sinistro, al fine di proteggere i soccorritori e la popolazione. Accorsi sul posto, i periti dovranno fornire delle risposte circa le cause esatte dell’incidente, che potrebbe essere riconducibili a un guasto meccanico, a un errore umano o ad altri fattori tuttora da chiarire.