AGI – “Si è reso conto di quello che ha fatto e vorrebbe tornare indietro” il ragazzo di 17 anni arrestato per avere ucciso i genitori e il fratellino. Lo dice all’AGI l’avvocato Amedeo Rizza che lo ha incontrato nel carcere minorile ‘Beccaria’. “Ha chiesto di poter avere un colloquio coi nonni – aggiunge -. Faremo un’istanza per farlo dopo la convalida dell’arresto. Anche attraverso i colloqui con gli educatori, piano piano sta prendendo consapevolezza. A me ha ripetuto quello che ha detto al pm, davanti al gip spiegherà meglio quello che è successo”. Il legale ha confermato che i nonni hanno deciso di stargli vicino e accompagnarlo nel difficile percorso che lo aspetta.
Cosa emerge dalla confessione di Riccardo
Per adesso gli inquirenti e i parenti sentiti a verbale riferiscono che il ragazzo andava bene a scuola, “la sua era una famiglia più che normale, felice”, aveva solo un debito in matematica che avrebbe ‘saldato’ in questi giorni, giocava in una squadra di pallavolo, non aveva dato “segnali di allarme”. Anche se nell’interrogatorio ha ammesso che “ci pensava da qualche giorno”, a uccidere, e per questo gli viene contestata l’aggravante della premeditazione. Non postava sui social, non esibiva i suoi stati d’animo. “C’è da dire che è sempre stato molto riservato per cui un eventuale atteggiamento più pensieroso poteva passare inosservato” riflette il magistrato che attribuisce un possibile significato alla festa per il compleanno del papà poche ore prima perché “i festeggiamenti sono sempre un momento critico per chi sta soffrendo”.
Il 17enne ha confessato di avere colpito per primo con un grosso coltello da cucina il fratello che dormiva nella sua stessa stanza le cui urla hanno richiamato la madre. Appena entrata nella cameretta, la donna si è accasciata per i fendenti e infine è arrivato il papà, ucciso mentre stava soccorrendo il bambino di dodici anni. Poi la chiamata al 112 alle due di notte.
I carabinieri hanno trovato il ragazzo seduto su un muretto, in boxer, l’arma ancora tra le mani, “all’apparenza sereno e lucido”. Solo quando è stato portato in caserma, dove è stato assistito dai legali Giorgio Conti e Chiara Roveda, il 17enne ha iniziato a rendersi conto di quello che ha fatto. Ha pianto molto, dando l’impressione di essere “fragilissimo”. Si è persino stupito: “Non pensavo che avrebbero sofferto così tanto. Ma credevo che uccidendoli avrei potuto vivere in un mondo libero”. Frasi che non vengono considerate un movente in senso ‘tecnico, da parte degli inquirenti ma che delineano il quadro psicologico in cui si trovava lo studente che ha detto anche di sentirsi “estraneo al mondo”. Non solo, ma dopo la confessione il 17enne ha anche affermato che avrebbe voluto “andare a combattere in Ucraina”.
“Ha capito che è successo qualcosa di irreversibile ed è pronto ad affrontare il percorso penoso che lo aspetta”, è la percezione della procuratrice Ditaranto. Il ragazzo non prendeva droghe ne’ psicofarmaci, non era in cura per problemi psicologici. Da un primo esame del telefono, delle chat, dei giochi elettronici non è emerso nulla di significativo. Ha già cominciato i colloqui con gli educatori al ‘Beccaria’, più avanti, dopo la convalida, saranno svolti anche gli accertamenti su eventuali disturbi psichiatrici. Ieri sera dalla caserma sono usciti su un furgoncino grigio la nonna e lo zio, i volti attoniti.
“La famiglia fa quadrato attorno a lui, anche questo dimostra che è una famiglia sana” conferma il pubblico ministero. Il ragazzo “ascoltava canzoni tristi”. ‘The long and winding road’ dei Beatles, la preferita. “Molte volte sono rimasto solo/e molte volte ho pianto/Comunque non saprai mai le molte vie che ho provato”.