• 27 Settembre 2024 6:17

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In Cina i pedoni si fanno investire di proposito: il motivo

Ago 4, 2024

La Cina, un Paese in costante evoluzione, cela pure dei lati oscuri che emergono con prepotenza. Uno dei fenomeni più inquietanti riguardanti la popolazione locale è il cosiddetto fenomeno del “peng ci’er”. Trattasi di una pratica pericolosa tanto da diventare una follia, che vede coinvolti pedoni e automobilisti in un ‘gioco’ al massacro.

Toccare la porcellana

Letteralmente, “peng ci’er” significa “toccare la porcellana”, dietro l’espressione vi è una realtà in grado di far riflettere sullo stato di profonda indigenza di certi abitanti. Dei pedoni sono, infatti, disposti a gettarsi di loro spontanea volontà sotto le vetture in piena corsa, con l’intento di simulare un incidente e ottenere ingenti risarcimenti.

Nel guardare ai filmati trapelati in rete, sembra di assistere a una sorta di candid camera o alla scena di un film ben realizzato. Purtroppo, non c’è nulla di artefatto, inserito in un copione. Il gesto sconsiderato potrebbe essere archiviato a una semplice follia o a una radicata depressione nel soggetto protagonista. Invece, bisogna trovare una diversa spiegazione, inerente alla povertà assoluta di una nutrita parte della comunità.

Infatti, parecchi cittadini navigano tutto fuorché in acque serene e pur di sbarcare il lunario decidono di lanciarsi in queste truffe. In caso di incidente stradale, il conducente è tenuto a coprire le spese mediche della vittima per la sua vita intere, un onere spesso gravoso. Di fronte a tale prospettiva, gli avventati “tuffatori” provano a garantirsi un avvenire sicuro.

Le contromisure dei guidatori (alcune senza pietà)

Al corrente della minaccia, i guidatori hanno sviluppato varie contromisure. La più diffusa consiste nell’installazione di una dash cam. Adottato anche da molti italiani, il sistema prevede delle piccole telecamere a bordo, deputate a registrare in maniera costante quanto accade sulla strada. Se l’episodio viene simulato, le immagini registrate possono essere impiegate come prova per scagionare l’autista.

Purtroppo, il “peng ci’er” è degenerato in conseguenze inaspettate e allarmanti. Alcuni conducenti, spaventati dalle possibili ripercussioni economiche di un sinistro, hanno una reazione violenta, al punto da uccidere i pedoni rei di tendere la trappola. Ciò rappresenta l’effetto di uno schema di incentivi perverso, che rende più vantaggioso in termini di spese togliere la vita a un essere umano anziché assisterlo nel corso dell’intera esistenza.

Il “peng ci’er” non è solo una questione individuale, bensì riflette una più ampia questione sociale. Il sistema di risarcimento per  i danni fisici subiti, seppur volto a tutelare le vittime, ha creato un terreno fertile per le truffe. Inoltre, la pressione economica e la mancanza di alternative spingono qualche individuo a sfidare la sorte. Le serie lacune della legislazione nazionale impongono un intervento immediato, onde evitare il ricapitare di fatti simili.

Rivedere il meccanismo di risarcimento, aumentare gli sforzi nell’educazione stradale e rafforzare le misure di protezione sono delle efficaci risposte al problema. In modo indiretto, le tecnologie ausiliarie alla guida hanno il potenziale di porre un freno: mentre nel Vecchio Continente il livello massimo consentito del selfless driving è il secondo (su un massimo di sei), Pechino ha già approvato il quarto.

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