Le inchieste giudiziarie e il congresso Pd segnano un prima e un dopo per il Governo. Se prima l’azionista unico era Renzi e la rotta la segnava lui, ora gli equilibri si stanno rimescolando, come si sente dalle discussioni (accese) sul Def. Che diventa il terreno in cui Gentiloni sta cercando un nuovo mix tra il renzismo e le altre anime dell’Esecutivo.
Lo chiamavano Governo fotocopia e c’era un unico azionista a cui doveva rispondere che era Matteo Renzi, da cui dipendeva la durata e anche il programma. Adesso, dopo le inchieste giudiziarie che vedono un coinvolgimento del padre dell’ex premier oltre che del suo fedelissimo Luca Lotti, si arrivati al paradosso che Paolo Gentiloni debba quasi prepararsi a proteggere l’Esecutivo dal renzismo. O quantomeno a mitigarne il peso in questa congiuntura che vede da un lato lo svolgimento delle indagini della magistratura e dall’altro l’inizio della corsa congressuale. Ieri partita la sfida a tre per la leadership Pd e sotto questi eventi deve nascere il pi importante atto politico che il premier si trova a fare da quando si insediato a Palazzo Chigi, il Documento di economia e finanza che propedeutico alla legge di stabilit di ottobre.
Un Documento impegnativo non solo finanziariamente – per le note ragioni di debito, rientro del deficit e clausole di salvaguardia – ma soprattutto politicamente visto che dovr essere approvato prima che la corsa alla segreteria abbia il suo vincitore. La deadline che impone l’Europa quella del 10 aprile mentre il 30 la data decisiva per il congresso ed quindi anche in ragione di una competizione in corso che non sar semplice “mixare” le misure economiche spinte dal renzismo con quelle che invece arrivano dai suoi sfidanti. E da Andrea Orlando in particolare che ministro – e quindi presente nelle discussioni a Palazzo Chigi – ma soprattutto ha intorno a s un mondo ex Ds (e non solo) che sta cercando una discontinuit con i precedenti anni di Renzi.Davanti a questa nuova dinamica politica si trova Paolo Gentiloni che non potr pi solo assecondare quello che era il suo unico azionista ma dovr cercare un equilibrio “azionario” nuovo almeno fino a quando il Pd non avr scelto e legittimato il suo nuovo segretario. E fino a quando l’ombra delle inchieste non si sar allontanata dall’ex premier. Dunque, se ieri Renzi sembrava mandare un messaggio amichevole al Governo – bene Gentiloni, sul taglio delle tasse ci siamo – in realt era pi un avvertimento che una pacca sulle spalle.
La discussione sul Def, infatti, non per niente conclusa. E gli attori di questa “contesa” non sono solo le diverse correnti del Pd ma anche le alleanze trasversali che si stanno creando nel momento in cui il peso di Renzi si alleggerisce. Io sto con Padoan, diceva Orlando qualche giorno fa in Tv lasciando capire che l’attacco al ministero dell’Economia viene dai renziani che non accettano un possibile scambio tra un aumento dell’Iva di un punto per coprire le spese per il taglio del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro. E una partita la gioca anche il ministro Carlo Calenda che stato il primo del Governo a uscire schierandosi per la prosecuzione della legislatura fino al 2018 attirandosi le antipatie di Renzi ma le simpatie di un mondo vicino a Franceschini e al Colle. Insomma, altri azionisti premono per influenzare Gentiloni nelle scelte pi cruciali e sono personalit di cui l’attuale premier dovr tenere conto per non sbilanciarsi troppo verso un renzismo da cui – oggi – meglio tenere una distanza pi prudente che nel passato. Un’accortezza per la tenuta del Governo su cui trova la sponda del Colle.
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