Addio terre rare. L’Italia si conferma artefice di innovazione, grazie a un progetto curato da tre aziende, Settima Meccanica, Spin e Motive. Tutte lombarde, hanno deciso di unire le forze costituendo il polo industriale Green Silence Group, protagonista alla International Vehicle Technology di Colonia, in Germania. Finanziato dal fondo di private equity xenon, il conglomerato ha presentato alla kermesse tedesca il motore elettrico Spinrel, di cui pare sentiremo parlare a lungo.
Per riscrivere la mobilità
Secondo gli autori del progetto, le caratteristiche tecniche sono capaci di riscrivere il futuro della mobilità. Si tratta di un propulsore innovativo, pensato allo scopo di ovviare a una delle grandi criticità insite nella transazione ecologica attuale: la necessità dei magneti permanenti, composti fino al 30% di terre rare. Senza ricorrervi, il ‘cuore pulsante’ è ugualmente in grado di ‘battere’. Rispetto alle unità canoniche, gli Spinrel promettono di ridurre, in modo significativo, la quantità di smog, sia ambientale sia acustico, nonché di proporre un’efficienza maggiore.
Il progresso mostrato ha il potenziale di accorciare il gap rispetto alla Cina, principale produttore e processore di terre rare su scala globale. Questi elementi chimici, presenti in diverse parti del mondo, sono perlopiù localizzate nella Repubblica del Dragone a causa, anzitutto, dei grandi giacimenti presenti nel Paese. Inoltre, Pechino ha effettuato dei massicci investimenti nell’estrazione, nella raffinazione e nella lavorazione di tali elementi, sviluppando una catena di produzione alquanto efficiente.
Infine, il governo locale ha promosso in maniera attiva lo sviluppo di industrie ad alta tecnologia, come quelle dei magneti permanenti e dell’elettronica. Sono essenziali nel garantire l’efficienza e la potenza dei powertrain. Il fatto di averne una larga parte permette alla Repubblica Popolare di influenzare i prezzi e la disponibilità dei materiali, il che provoca incertezza e instabilità nel mercato globale. L’aumento dei costi si ripercuote direttamente sulle spese di produzione delle batterie e, pertanto, sui prezzi finali di listino delle vetture.
Anche per questo gli attuali esponenti del Governo italiano imputano all’Unione Europea di aver commesso un grave errore col bando dei propulsori endotermici nel 2035. Una “follia ideologica” secondo la premier, Giorgia Meloni, reduce dalla visita a Pechino, dove, col primo ministro cinese, ha sottoscritto un patto sulle BEV e non solo.
Niente flussi magnetici
“Gli Spinrel non lavorano, come fanno tradizionalmente i motori elettrici, attraverso variazioni di flussi magnetici generate da magneti permanenti, ma – spiega a Open Alessandro Tassi, CEO di Spin – mediante della cavità, appositamente studiate e disegnate, che creano dei vuoti e dei pieni”. Sull’applicabilità, Tassi assicura: “Questa tecnologia va bene per qualunque veicolo, sia industriale che commerciale”.
Al di là di una questione economica, il progetto ha il merito di diminuire le emissioni nell’ecosistema. Troppo spesso maltrattato dall’uomo in passato, il Pianeta ha lanciato diversi SOS e l’automotive può contribuire alla svolta. “La riduzione di impatto ambientale è enorme, direi totale, sia a monte che a valle”, sottolinea Tassi. A monte “perché si azzera completamente l’uso di terre rare e quindi si può evitare l’attività estrattiva fortemente impattante sull’ambiente”. A valle, invece, perché “l’assenza dei magneti rende i motori riciclabili“.